Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La ninna nanna dei soccorritori per il bimbo abbandonato a 4 mesi
Verona, ha 4 mesi. «Piangeva, credevo fosse un gattino». In ospedale lo chiamano Zeno
VERONA Un bimbo di 4 mesi è stato abbandonato a Verona. Salvato in extremis dai soccorritori, che hanno atteso l’ambulanza cantandogli una ninna nanna.
Il pianto di un bambino. Flebile, appena capace di superare il rumore della pioggia e quello delle auto che sfrecciavano due passi più in là. «All’inizio credevo fosse il miagolio di un gattino», racconta adesso Hussain Tassawar, il pakistano che la notte scorsa ha salvato la vita al piccolo, abbandonato davanti al cancello di un condominio di Verona, alle Golosine, quartiere multietnico a dieci minuti di macchina dall’Arena.
Il bimbo è ricoverato nel reparto di Terapia intensiva pediatrica dell’Ospedale della Donna e del Bambino. Di lui si stanno occupando medici e infermieri e già alcuni di loro l’hanno ribattezzato Zeno, «come il Santo protettore di Verona» spiega il primario Pierantonio Santuz. «È giunto in reparto in lieve stato di ipotermia ma è ben nutrito e ora sta bene, se la caverà. Ma se non l’avessero trovato subito, il freddo della notte avrebbe potuto ucciderlo». Merito di Hussain ma anche dei poliziotti che l’hanno preso in braccio e riscaldato in attesa dell’ambulanza. Il pakistano ha 33 anni e in patria ha lasciato la moglie e i tre figli. A Verona, durante il giorno lavora in un ristorante etnico e un paio di notti la settimana, per arrotondare, fa il magazziniere in un centro commerciale. Alle 23.40 di mercoledì è salito in bicicletta per raggiungere il deposito, ha percorso poche centinaia di metri fino a imboccare via Tevere. «Ho sentito quello strano verso e mi sono fermato. Davanti al cancello c’era un fagotto, ho spostato la copertina ed è lì che l’ho visto: un bimbo che piangeva…».
Hussein ha telefonato all’amico Vladimir Puskarenko, un russo, che è arrivato in un battibaleno. «È stato lui a prenderlo in braccio, per tentare di
Il pakistano Dopo aver trovato il bimbo, ho cercato di dare l’allarme bloccando le auto di passaggio, ma nessuno si è fermato
calmarlo, mentre io chiamavo la polizia». Lo straniero ha tentato anche di bloccare alcune auto di passaggio. «L’unico a fermarsi, un italiano, mi ha detto che avrebbe parcheggiato più avanti e sarebbe corso ad aiutarci. Non l’ho più rivisto».
Il piccolo Zeno ha tra i quattro e i cinque mesi d’età, la carnagione chiara. Indossava il body, due paia di pantaloni, due maglie. E poi era avvolto in una copertina di lana arancione tenuta ferma con dei lacci. Gli abitini pesanti erano l’unica chance che gli è stata concessa per sopravvivere a una notte gelida, con la pioggia che da ore bagnava le strade di Verona. Forse chi l’ha abbandonato davanti a quel cancello - l’ipotesi più probabile è che siano stati la mamma o il papà - sperava venisse salvato, considerando che via Tevere è una strada piuttosto trafficata. Un’ultima
tenerezza la si può leggere anche nel ciuccio che il bimbo stringeva tra le labbra.
In pochissimi minuti è arrivata una pattuglia delle Volanti. L’assistente capo Antonio Taurino l’ha subito preso in braccio, cullandolo mentre l’agente scelto Salvatore Polito accendeva il riscaldamento dell’auto di servizio per far salire il collega. Anche i due poliziotti, come Hussain Tassawar, sono genitori. E lì dentro, chiusi nell’abitacolo per proteggere il bambino dalla pioggia, i due papà in divisa hanno atteso l’arrivo dell’ambulanza della Croce Rossa. Un video (pubblicato sul sito del Corriere del Veneto) mostra uno dei soccorritori, il russo Vladimir, stringere il piccolo sopravvissuto tra le mani e cantargli una ninna nanna.
La procura di Verona ha aperto un’inchiesta per abbandono di minore. La Squadra mobile acquisirà i filmati delle telecamere di sorveglianza nella speranza che abbiano ripreso il responsabile, che potrebbe aver raggiunto il quartiere in auto e aver scelto proprio quel cancello perché è l’unico che si affaccia su un piccolo parcheggio. «Tutte le piste sono aperte», confida un investigatore. Anche l’ipotesi che la madre – che per mesi si è presa cura del figlio, prima di abbandonarlo sia da ricercare tra gli «ultimi», negli ambienti della prostituzione o tra i disperati che vivono ai margini della società. «Continuo a pensarci – riflette Hussein mentre si prepara ad andare al lavoro – non riesco a capire come si possa rinunciare a un figlio». Se nessuno si farà avanti, presto il piccolo Zeno sarà dato in adozione.