Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Zaia: 45 in Terapia intensiva, ma non c’è emergenza
«Una cinquantina di persone in terapia intensiva non sono poche. Non abbiamo ancora un’emergenza ospedaliera, però è ovvio che i dati ci facciano preoccupare». Così il governatore Zaia. Regione al lavoro per non farsi trovare impreparata
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Caso Immuni
Il Friuli Venezia Giulia ha «bocciato» la app mentre in Trentino il sistema è in funzione
«Il Covid c’è. Una cinquantina di persone in terapia intensiva non sono poche. Non abbiamo ancora un’emergenza ospedaliera, però è ovvio che i dati ci facciano preoccupare». Di fronte all’andamento della pandemia in Veneto, il presidente della Regione Luca Zaia ha esortato a non abbassare la guardia. Sono 7.858 i pazienti attualmente positivi, e 381 i ricoveri, 45 in terapia intensiva.
Le vittime sono 2.241 (+8).
La macchina organizzativa della Regione non si ferma mai: «Stiamo facendo gli inventari delle terapie intensive e dei magazzini», ha spiegato ancora Zaia. «Con le mascherine siamo autosufficienti per almeno otto mesi, abbiamo 54 milioni di pezzi. Siamo pronti al peggio». Ma gli sforzi profusi dal Veneto nella lotta al virus poggiano sulla responsabilità di chi, quelle protezioni, deve indossarle: «Il vero tema da spiegare ai cittadini è che bisogna portare la mascherina», ha sottolineato il presidente. «È una validissima protezione. Indossandola, solo l’1,8% dei medici si è infettato nei nostri ospedali. Se abbiamo molti pazienti che necessitano di cure, rischia di andare in collasso il sistema sanitario. Se collassano gli ospedali corriamo il rischio di dover rinunciare aldatabase l’attività ordinaria. È quella la sfida». Dalla prossima settimana, poi, dovrebbe entrare in funzione l’altro strumento per la lotta al contagio: l’app Immuni. Il sistema di contact tracing che le Usl del Veneto finora non hanno attivato: nel non sono stati inseriti i contatti condivisi dai pazienti positivi. «Non è che non funzioni solo in Veneto, ma anche in altre Regioni», ha precisato il presidente Zaia, ribadendo che «non è una scelta politica».
Un «flop» nato, sembra, da problemi di comunicazione con Roma: «Da giugno ho scoperto che i dipartimenti di prevenzione si scrivono col ministero - ha messo in luce il presidente del Veneto - perché ci sono aspetti da chiarire». Tra i problemi, il trattamento di chi riceve la notifica di essere entrato in contatto con un positivo. «Quando la app Immuni segnala che hai avuto un contatto, bisogna qualificare questo contatto. Potrebbe trattarsi di un medico o di un paziente positivo, con o senza mascherina. Nel “contact tracing” queste sono informazioni fondamentali, altrimenti rischiamo di dover fare un numero impossibile di tamponi». Dubbi tecnici rimasti lontani dal leghista Friuli Venezia Giulia, che ha «bocciato» la sperimentazione della app prima dell’estate. E dove gli operatori sanitari del dipartimento di Prevenzione di Udine rispondono così alle domande sulla procedura: «Non credo sia previsto un passaggio di dati dall’azienda sanitaria alla app. Non siamo stati messi al corrente di nulla, vuol dire che non è stata pensata».
Opposta la situazione del Trentino, altro territorio in mano alla Lega. «L’app Immuni è operativa sin dal primo giorno», ha rassicurato il direttore generale del Dipartimento della salute della Provincia, Giancarlo Ruscitti. «Gli operatori sanitari che sono stati formati per attivare il sistema di contact tracing di Immuni e, quindi, sono in grado di inserire i codici nella piattaforma nazionale, la quale in maniera automatica e indipendentemente dal nostro dipartimento invia le notifiche ai contatti a rischio». Anche se fino a oggi, nonostante il Trentino sia tra le province che registra la percentuale più alta di utenti che hanno scaricato Immuni (13,6%), «i nostri operatori sanitari hanno attivato la procedura di sblocco soltanto 2 o 3 volte», annota Ruscitti.