Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Venezia, il Mose vince anche la bora
Marea a 135, secondo test delle dighe: città all’asciutto. E oggi (forse) il bis
VENEZIA Non solo l’alta marea. Ieri è stata la volta della bora, le cui raffiche a 70/80 chilometri l’ora hanno spinto l’acqua verso Chioggia sia fuori dal mare. A Venezia l’acqua è scesa anche sotto il mezzo metro, lasciando tutta la città all’asciutto, a Chioggia si è toccato un picco di 91 centimetri. «Abbiamo avuto un test con entrambi i venti - ha commentato il super-commissario Spitz -. Oggi abbiamo avuto la prova che le dighe servono tantissimo».
Il 3 ottobre c’era lo scirocco, che ha gonfiato la marea fino a quota 132 centimetri. Ieri è stata la volta della bora, le cui raffiche a 70/80 chilometri l’ora hanno spinto l’acqua verso Chioggia sia fuori dal mare (in bocca di porto si è raggiunto un picco di 144 centimetri alle 9.10, 140 a Malamocco e 135 al Lido), che dentro il «catino-laguna», chiuso dalle dighe del Mose: mentre a Venezia l’acqua è scesa sotto il mezzo metro, lasciando la città all’asciutto, a Chioggia si è toccato un picco di 91 centimetri. «Abbiamo avuto un test con entrambi i venti - ha commentato soddisfatto il super-commissario del Mose Elisabetta Spitz -. Oggi abbiamo avuto la prova che le dighe servono tantissimo, perché Chioggia avrebbe avuto molti danni». «E’ la seconda dimostrazione che il sistema funziona - ha esultato il sindaco Luigi Brugnaro - ora dobbiamo iniziare a occuparci della conca di navigazione e della partecipazione di Comune e Regione alla nuova Autorità per la laguna, ora lontana dalla città».
La «seconda volta» dell’opera ha funzionato bene come la prima. «Piazza San Marco bagnata solo dalla pioggia e il Mose nella tempesta», ha postato su Facebook il provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone, allegando una doppia, simbolica, foto. E quell’ansia della «prima» di 13 giorni fa pare già divenuta quasi normalità, tanto che ora la discussione si sposta su quando e come chiudere. Per esempio già oggi, dopo che ieri il Centro maree del Comune di Venezia ha rivisto la previsione portandola da 120 a 130 centimetri, proprio la quota a cui – secondo il protocollo di «sollevamento in emergenza» – si dà il via alla procedura di chiusura. «Decideremo a mezzanotte, stiamo capendo come cambieranno i venti», ragionava Spitz in serata. Sui social, però, già ieri qualcuno si lamentava del fatto che il famoso sms che il Centro maree invia a migliaia di cittadini iscritti per allertarli sull’acqua alta, contenesse solo al mattino la certezza della chiusura del Mose. Per domani invece la previsione è rimasta a 110 centimetri: una quota che invaderà piazza San Marco e i preziosi pavimenti del nartece della Basilica per venti centimetri, dato che le dighe non saranno alzate.
Ieri mattina per la prima volta in città non sono state suonate le sirene per avvisare i residenti dell’emergenza. «Perché dovevano?», la secca risposta di Ca’ Farsetti. Le operazioni sono iniziate un’ora prima del previsto, alle 7.07: da un lato per la forte bora, dall’altro perché le attese navi in entrata e uscita hanno anticipato il passaggio. La decisione dell’ultima ora era stata quella di chiudere prima le bocche di Lido e Chioggia rispetto a Malamocco, attraverso cui transitano le navi commerciali che vanno a Marghera, in modo da limitare il più possibile la chiusura del Porto: ma non è servito. Alle 8.30 le dighe erano già chiuse e la laguna era in sicurezza, sotto il controllo dei tecnici di Consorzio Venezia Nuova, Thetis e Comar. La riapertura è iniziata alle 13.40 da Chioggia, poi le altre bocche. Poco dopo le 15 è partito il convoglio delle navi dal porto, rimasto chiuso otto ore. «Stiamo lavorando in stretta collaborazione - afferma Alessandro Santi, presidente di Assoagenti -. Le chiusure sono un danno per il porto, ma stiamo cercando di limitarlo. Chiediamo però di rivedere la quota, perché ieri c’erano 50-60 centimetri e ogni centimetro di anticipo si traduce in un ritardo nella riapertura (bisogna aspettare che tra mare e laguna ci sia lo stesso livello, ndr).
L’unico brivido si è avuto a Chioggia, dove una tromba d’aria ha colpito Sottomarina, scoperchiando case. Un’eco si è avuta anche nel cantiere del Mose, dove un container è volato in acqua e una gru è caduta, colpendo peraltro il ponte radio per le comunicazioni tra le bocche, che sono quindi saltate: fortunatamente si è ovviato con i cellulari.
Tromba d’aria
Forti raffiche di vento a Sottomarina con case scoperchiate. Colpito il ponte radio del Mose
Previsioni Il Centro maree ha alzato la previsione da 120 a 130, Mose pronto. Spitz: decisione nella notte