Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
I genitori del bimbo: «Noi, senza soldi per mangiare»
VERONA Hanno raccontato la loro versione nella notte. Spiegando come fossero stati spiazzati da un figlio arrivato all’improvviso, nato nel mese di luglio. Di come faticassero a mettere assieme i soldi per mangiare e dell’impossibilità di trovare lavoro, nonostante fossero emigrati in Italia proprio con la speranza di un impiego. E di come, nel loro futuro, non vedessero altro che buio: nessuna speranza se non quella di sopravvivere. Impossibile, in quelle condizioni, prendersi cura di quel «piccolo affarino».
Meno di ventiquattro ore separano il ritrovamento del piccolo abbandonato a fianco di un marciapiede di Veronae che i medici hanno ribattezzato Zeno - dall’individuazione dei genitori. Lui ha 30 anni, lei 34, entrambi romeni. Risultano domiciliati in provincia di Vicenza ma da qualriusciti che giorno erano ospiti da una connazionale che vive non lontano dal punto dove il bambino è stato abbandonato, nel quartiere Golosine. Una donna che si era offerta di dare loro una mano, viste le grandi difficoltà che stavano attraversando. Ed è stata sempre lei a chiamare le forze dell’ordine. Aveva visto in televisione le immagini del posto dove il bambino era stato abbandonato e ascoltato l’appello lanciato dalla questura di Verona: «Chiunque abbia notizie utili ci contatti». I due connazionali erano rientrati senza bambino e non erano a dare una spiegazione credibile. Lei, quindi, ha composto il numero che conosceva, il 115, le hanno risposto i carabinieri di Verona.
Nel giro di poche ore, il cerchio si è chiuso. I genitori di Zeno sono stati denunciati per abbandono di minore: ora rischiano fino a cinque anni di carcere. La loro difficile situazione e il fatto che, probabilmente, non erano a conoscenza delle tutele previste dalla Legge italiana non cambia la situazione. Tuttavia, dato che il reato non prevede l’arresto, restano liberi in attesa di processo.
Cosa accadrà adesso? Intanto, la prima notizia è che Zeno sta bene e potrà essere dimesso con tutta probabilità nei prossimi giorni. La seconda è che l’individuazione dei genitori e la loro residenza ufficiale non cambia le cose: sarà quasi certamente il Comune a doversi occupare di trovare una sistemazione al piccolo.
Quel che rimane è una storia tragica ma che cela tratti commoventi. Accaduta, non a caso, in una delle zone più multietniche della città. E se ieri è stata una cittadina romena a scegliere di fare «la cosa giusta», aiutando la Legge a rintracciare i genitori, mercoledì sera è stato un cittadino pakistano, che stava andando a lavorare, sotto la pioggia, in bicicletta, ad accorgersi di quello che sembrava «una sorta di miagolio», ma che in realtà era il pianto del neonato. Accanto a lui, Hussein è arrivato anche un suo collega, Vladimir, 37 anni, russo, in Italia dal 2000. È stato lui a cantare la ninna nanna, una nenia tradizionale russa al piccolo, per calmarlo. Poi l’ha coperto con la sua giacca, per non fargli prendere freddo. «È ciò che avrei fatto per mio figlio - confida ora - davvero non riesco a immaginare come si possa abbandonare una creatura così piccola e indifesa, nonostante tutti i problemi che si possono avere».