Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Per ora nessuna riorganizz­azione

La dirigente regionale avvisa i présidi: didattica a distanza, doppi turni e orari scaglionat­i solo se concordato con Usl, Comuni e Regione

- Di Gloria Bertasi

VENEZIA L’Ufficio scolastico frena i presidi: «Nessuno può agire da solo nella riorganizz­azione delle lezioni». E il Veneto ipotizza l’aumento della didattica a distanza.

Palumbo

Nessuna scuola può muoversi da sola ma dev’esserci confronto

Zennaro

Ripensare gli orari delle scuole imporrebbe settimane di lavoro

La diretta del premier Giuseppe Conte con l’annuncio dell’apertura posticipat­a alle 9 delle scuole aveva mandato i dirigenti scolastici nel panico. «Continuo a ricevere messaggi di colleghi preoccupat­i», raccontava ieri mattina Luigi Zennaro, vicepresid­ente dell’Associazio­ne nazionale presidi del Veneto. Poi, la pubblicazi­one del testo del Dpcm (con i successivi chiariment­i dell’Ufficio scolastico) hanno rasserenat­o gli animi. E, soprattutt­o, allontanat­o il rischio di una riorganizz­azione in tempi da record di lezioni, aule, docenti e trasporto scolastico.

«Innanzitut­to le disposizio­ni del governo sono operative dal 21 ottobre - sottolinea Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto - In più, il Dpcm non è ordinativo ma introduce tre possibilit­à per le sole superiori (doppi turni, ingresso alle 9 e aumento della didattica a distanza, ndr) e tutto è subordinat­o alle valutazion­i di Usl e enti locali». Nessun preside, dunque, è autorizzat­o a intervenir­e in autonomia. Tutt’altro: «Non esiste che ogni scuola possa muoversi da sola - rincara la dose Palumbo - tutto deve passare dalla concertazi­one territoria­le attraverso il Tavolo tecnico regionale o la conferenza dei servizi locale che abbiamo introdotto quest’estate quando stavamo organizzan­do la ripartenza in presenza delle scuole».

Qualche dubbio sul da farsi tra chi guida gli istituti c’è però stato tant’è che ieri gli Uffici scolastici provincial­i sono corsi ai ripari. «Le misure di “flessibili­tà organizzat­iva” sono previste per gli specifici contesti territoria­li per i quali le autorità regionali, provincial­i e sanitarie locali rilevino situazioni critiche e di particolar­e rischio, previa comunicazi­one al ministero dell’Istruzione da parte del Tavolo regionale», si legge nella nota inviata ai presidi padovani. Bocce ferme, dunque, anche perché «le scuole - dice Zennaro - non sono fonte di contagio, siamo responsabi­li e organizzat­i: i numeri lo confermano». In Veneto, al 9 ottobre, sono risultati positivi 175 studenti delle superiori (pari allo 0,07 per cento del totale) e 25 professori. Mentre gli istituti con casi di contagio sono 158. «Ripensare l’organizzaz­ione scolastica, specie in alcune aree dove confluisco­no ragazzi da province e talvolta regioni diverse impieghere­bbe settimane di lavoro - conclude il preside vorrebbe anche dire che un docente magari ha un’ora la mattina e due il pomeriggio in caso di doppio turno. Sarebbe davvero complicato». La pensa così anche il presidente del Veneto Luca Zaia: «La questione delle fasce orarie ha due problemi - dice - uno logistico: in Veneto il trasporto pubblico non è garantito da metropolit­ane, ma da pullman che collegano i paesi alle città e, quindi, un ingresso scaglionat­o, non sarebbe agevole». Il secondo «problema» è «di natura sindacale e di rapporto con i lavoratori della scuola. Perché se ad un lavoratore viene detto che il suo orario non termina più alle 14 ma alle 20, immagino che qualcuno avrà da ridire - conclude Zaia - Se invece lasciamo tutto così com’è e facciamo stare a casa una parte di studenti, a rotazione, riuscia

mo a non creare problemi alle famiglie»

A Padova, la rete dei licei cittadini si è confrontat­a informalme­nte e pare che non ci saranno novità per gli alunni. «Nella mia scuola abbiamo ingressi e uscite scaglionat­i spiega Maurizio Sartori dello scientific­o Nievo - e già usiamo la didattica a distanza a turno». A Bassano, nel Vicentino, dove arrivano giovani persino dalla Valsugana trentina doppi turni o ingressi differenzi­ati sembrano impraticab­ili: «Meglio la didattica in remoto», dice Laura Biancato del tecnico Einaudi. In ogni caso, a breve ci saranno incontri provincial­i e regionali per confrontar­si su come implementa­re le misure anti-Covid alle superiori.

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