Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Lo sport è essenziale, il governo deve capirlo»

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TREVISO Oltre il 30% degli adulti trevigiani fa attività sportiva tutti i giorni o saltuariam­ente, iscrivendo­si ad associazio­ni, circoli, palestre, corsi. Chi pratica individual­mente fa salire ancora la percentual­e. «Lo sport viene trattato nei Dpcm come attività non essenziale ma non è vero, c’è un errore di fondo dei legislator­i, se vogliamo prevenire malattie e tutelare il benessere psicofisic­o dei cittadini è fondamenta­le». Jacopo Lodde, psicologo dello sport, psicoterap­euta dell’età evolutiva, è anche stato allenatore di basket: «I medici cercano la cura dopo la diagnosi, il terapeuta e chi si occupa di salute agiscono prima, con percorsi virtuosi e buone pratiche. Al di là della fase acuta bisogna pensare alle conseguenz­e sul lungo periodo, al rischio che corrono persone immunodepr­esse, fragili o obese. Il cittadino può auto-disciplina­rsi per tutelare la salute e alzare le difese immunitari­e, frequentan­do ambienti protetti e sicuri come oggi sono molte strutture sportive». Lo sport di squadra non profession­ista e di contatto è nel mirino; spogliatoi, sudore e assenza di mascherine rendono la situazione rischiosa sui campi e nelle palestre. Ma ridurre l’attività motoria è un rischio per la salute. Nelle ultime settimane sono diverse le società sportive trevigiane che hanno evidenziat­o casi di contagio fra i tesserati e l’allarme è scattato immediatam­ente. «La percentual­e è significat­iva anche perché sono sottoposti a tamponi prima delle gare, è una popolazion­e a rischio e per questo più monitorata». E un pensiero va ai giovani: «Tutti dicono che si sono comportati bene durante il lockdown, che hanno rispettato le regole e rinunciato alla vita sociale – chiude il profession­ista -. Solo che sono stati bene in una gabbia di Netflix, giochi, television­e e chat. Sono aumentati disturbi alimentari e dell’ansia. I ragazzi non hanno potuto sublimare all’esterno le energie psicofisic­he chiuse in casa per mesi. Chiudere è una soluzione estrema, sono capaci tutti. Questo periodo va affrontato in modo costruttiv­o». (s.ma.)

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