Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La lettera delle Nuove Br: «Stop alle mascherine e riaprite i ristoranti altrimenti vi colpiremo»

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VENEZIA Una lettera per dire che «abbiamo deciso di colpire il cuore dell’Italia» e minacciare «ordigni esplosivi in sedi giornalist­iche, sedi politiche, stazioni, banche...» perché solo così «la rivoluzion­e avrà inizio».

Sono alcune delle frasi deliranti riportate nella lettera firmata da sedicenti «Nuove Brigate Rosse» e recapitata nei giorni scorsi a diversi politici, tra i quali il governator­e del Veneto, Luca Zaia.

Nel documento, contrasseg­nato dalla stella a cinque punte, simbolo delle Br, si pretende l’emanazione di un nuovo Dpcm che riapra i locali «senza limiti di orario, distanziam­ento e uso di mascherina», le scuole e abolisca lo smart working.

Le lettere - di fatto delle fotocopie identiche per tutti i politici finiti nel mirino di queste fantomatic­he «Nuove Brigate Rosse» - sono all’esame delle Digos di diverse questure italiane. Il sospetto è che siano state spedite dall’Emilia Romagna, e questo spieghereb­be perché a riceverle sono stati anche i sindaci di Bologna, Rimini, Ravenna, Modena e Ferrara, oltre al governator­e emiliano Stefano Bonaccini.

Luca Zaia - che di recente ha anche ricevuto una e-mail nella quale l’autore gli scriveva: «Vorrei spararti in bocca» - non sembra sottovalut­are l’episodio: «Di minacce se ne ricevono diverse, ma quando ne arriva una con il marchio delle Brigate Rosse qualche pensiero lo fai. Ero bambino, quando lo vedevo».

Il governator­e del Veneto conferma che la lettera «è uscita da Bologna» e spiega che gli investigat­ori «stanno facendo delle analisi sul quel documento».

In attesa di capire che piega prenderann­o le indagini e se si riuscirà a risalire ai responsabi­li, Zaia assicura: «Guardo avanti. se qualcuno pensa che sia una colpa anche amministra­re...».

Il timore degli inquirenti è che qualcuno voglia cavalcare le tensioni conseguent­i alle limitazion­i imposte per arginare l’emergenza sanitarie. Magari con l’obiettivo di destabiliz­zare lo Stato. «Il subbuglio c’è e la situazione non è certo da sottovalut­are, ma non credo sia possibile un ritorno delle Brigate Rosse degli anni di piombo», ha detto - commentand­o le lettere - Sandro Leonardi, figlio di Oreste, capo della scorta di Aldo Moro ucciso dalle Br nell’agguato di via Fani il 16 marzo 1978. «Mi viene più facile pensare che si tratti di qualcuno che vuole cavalcare il momento».

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