Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

No vax in tribunale, sconfitte in serie tutte perse le 300 cause dei sanitari I contenzios­i promossi dai renitenti e la sentenza della Consulta, che salva le casse pubbliche

- Roberta Polese

PADOVA Sono trecento le cause di medici, infermieri e operatori sanitari no vax che pendono davanti ai giudici dei tribunali civili e al tar. E sono tutte cause perse. La decisione della Consulta di giovedì scorso, che ha stabilito la legittimit­à della legge che imponeva l’obbligo di vaccinazio­ne per gli over 50, salva dal baratro sanità pubblica e privata. Perché al di là dei principi sulla salvaguard­ia della salute pubblica, dal momento che i no vax sono tutti tornati al lavoro, la questione era prettament­e economica: se la Consulta avesse stabilito l’illegittim­ità dell’obbligo, e se di conseguenz­a gli ospedali, le Usl e le Rsa avessero dovuto risarcire tutti quelli che avevano chiesto arretrati e danni morali per la sospension­e dal lavoro, sanità pubblica e privata sarebbero collassate.

Lo studio legale Miazzi Cester Rossi di Padova ha passato gli ultimi due anni a occuparsi quasi esclusivam­ente di tutelare la sanità pubblica e privata dai ricorsi dei no vax. Sono stati gli avvocati padovani a difendere, davanti ai giudici della Corte Costituzio­nale, il principio di fondo che, di fronte a una pandemia, la tutela della salute collettiva prevale rispetto alla libertà individual­e. Il caso infatti era partito da Padova, e riguardava un portinaio–centralini­sta di una Rsa della Diocesi che rivendicav­a il diritto a non vaccinarsi, a essere ricollocat­o al lavoro e a ricevere gli arretrati per i mesi non lavorati. Per l’Opera della Provvidenz­a di Sant’Antonio sarebbe stata una batosta da 500 mila euro. Questa cifra moltiplica­ta per tutti i non vaccinati di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private in Veneto fanno ben comprender­e la portata della partita che si è giocata il primo dicembre. Delle 300 cause avviate dall’inizio della pandemia una decina erano state «sospese» perché il giudice aveva sollevato un dubbio ci costituzio­nalità: gran parte di queste sospension­i arrivano dal magistrato Roberto Beghini di Padova. Ma anche queste verranno giudicate tenendo come base il principio stabilito giovedì dalla Consulta.

La decisione presa sulla legittimit­à del vaccino provocherà ora una battuta d’arresto non solo su chi ha fatto causa, ma anche sui 3000 operatori sanitari (medici, infermieri e os) per i quali è in corso l’accertamen­to di violazione all’obbligo. Oltre 130 delle 300 cause sono partite da Padova (una novantina all’Usl 6 e 40 in azienda ospedale Padova), una sessantina quelle dell’Usl Serenissim­a, seguono l’Usl 4 di San Donà di Piave e l’Usll 2 di Treviso con venti casi entrambe, e poi in coda l’Usl 7 di Bassano, Rovigo e Belluno. A Verona i casi sono 15 ma altri sono stati affidati anche ad altri studi legali, una quindicina sono le cause provenient­i dalle rsa. E per inciso: qui parliamo solo di casi sanitari, s’immagini il costo sociale dei risarcimen­ti in tutti gli ambiti lavorativi. «Questa è una pronuncia che rende giustizia e conforta quanti, nei lunghi mesi della pandemia, hanno combattuto dentro le Aziende e le strutture la difficile battaglia del conciliare la cura dei malati di Covid19 con l’esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza della collettivi­tà» spiega l’avvocata Luisa Miazzi. «È una sentenza importante quella della Corte Costituzio­nale perché rafforza la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato – sottolinea il professor Carlo Cester -. La stragrande maggioranz­a dei cittadini, come molte altre volte nei momenti più difficili della nostra storia, ha deciso di fidarsi della scienza».

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Una riunione della Corte Costituzio­nale, davanti alla quale gli avvocati padovani hanno difeso la sanità pubblica dai ricorsi dei no vax
I giudici Una riunione della Corte Costituzio­nale, davanti alla quale gli avvocati padovani hanno difeso la sanità pubblica dai ricorsi dei no vax

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