Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
No vax in tribunale, sconfitte in serie tutte perse le 300 cause dei sanitari I contenziosi promossi dai renitenti e la sentenza della Consulta, che salva le casse pubbliche
PADOVA Sono trecento le cause di medici, infermieri e operatori sanitari no vax che pendono davanti ai giudici dei tribunali civili e al tar. E sono tutte cause perse. La decisione della Consulta di giovedì scorso, che ha stabilito la legittimità della legge che imponeva l’obbligo di vaccinazione per gli over 50, salva dal baratro sanità pubblica e privata. Perché al di là dei principi sulla salvaguardia della salute pubblica, dal momento che i no vax sono tutti tornati al lavoro, la questione era prettamente economica: se la Consulta avesse stabilito l’illegittimità dell’obbligo, e se di conseguenza gli ospedali, le Usl e le Rsa avessero dovuto risarcire tutti quelli che avevano chiesto arretrati e danni morali per la sospensione dal lavoro, sanità pubblica e privata sarebbero collassate.
Lo studio legale Miazzi Cester Rossi di Padova ha passato gli ultimi due anni a occuparsi quasi esclusivamente di tutelare la sanità pubblica e privata dai ricorsi dei no vax. Sono stati gli avvocati padovani a difendere, davanti ai giudici della Corte Costituzionale, il principio di fondo che, di fronte a una pandemia, la tutela della salute collettiva prevale rispetto alla libertà individuale. Il caso infatti era partito da Padova, e riguardava un portinaio–centralinista di una Rsa della Diocesi che rivendicava il diritto a non vaccinarsi, a essere ricollocato al lavoro e a ricevere gli arretrati per i mesi non lavorati. Per l’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio sarebbe stata una batosta da 500 mila euro. Questa cifra moltiplicata per tutti i non vaccinati di tutte le strutture sanitarie pubbliche e private in Veneto fanno ben comprendere la portata della partita che si è giocata il primo dicembre. Delle 300 cause avviate dall’inizio della pandemia una decina erano state «sospese» perché il giudice aveva sollevato un dubbio ci costituzionalità: gran parte di queste sospensioni arrivano dal magistrato Roberto Beghini di Padova. Ma anche queste verranno giudicate tenendo come base il principio stabilito giovedì dalla Consulta.
La decisione presa sulla legittimità del vaccino provocherà ora una battuta d’arresto non solo su chi ha fatto causa, ma anche sui 3000 operatori sanitari (medici, infermieri e os) per i quali è in corso l’accertamento di violazione all’obbligo. Oltre 130 delle 300 cause sono partite da Padova (una novantina all’Usl 6 e 40 in azienda ospedale Padova), una sessantina quelle dell’Usl Serenissima, seguono l’Usl 4 di San Donà di Piave e l’Usll 2 di Treviso con venti casi entrambe, e poi in coda l’Usl 7 di Bassano, Rovigo e Belluno. A Verona i casi sono 15 ma altri sono stati affidati anche ad altri studi legali, una quindicina sono le cause provenienti dalle rsa. E per inciso: qui parliamo solo di casi sanitari, s’immagini il costo sociale dei risarcimenti in tutti gli ambiti lavorativi. «Questa è una pronuncia che rende giustizia e conforta quanti, nei lunghi mesi della pandemia, hanno combattuto dentro le Aziende e le strutture la difficile battaglia del conciliare la cura dei malati di Covid19 con l’esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza della collettività» spiega l’avvocata Luisa Miazzi. «È una sentenza importante quella della Corte Costituzionale perché rafforza la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato – sottolinea il professor Carlo Cester -. La stragrande maggioranza dei cittadini, come molte altre volte nei momenti più difficili della nostra storia, ha deciso di fidarsi della scienza».