Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Si guadagna di nuovo dal riciclaggio rifiuti Dopo il ritorno in funzione del biodigestore al Maserot: produce compost ed elettricità
SANTA GIUSTINA «L’impianto del Maserot è strategico per la provincia. Consente una capacità di autogestione del territorio su un servizio essenziale come quello del trattamento rifiuti. E ha il valore aggiunto di chiudere tutto in provincia l’intero ciclo di gestione dell’umido, dalla raccolta alla trasformazione in compost, attraverso un processo che consente di produrre biogas e di vendere energia elettrica al Gestore nazionale. In periodo di rincaro energetico un particolare importante».
Parole ieri mattina del consigliere provinciale delegato all’Ambiente, Simone Deola, durante la visita con i giornalisti all’impianto di «Dolomiti Ambiente Spa» (in località Maserot, a Santa Giustina).
Struttura che presto, secondo il mandato conferito loro dall’assemblea dei sindaci della Provincia, sarà acquisito (insieme a tutta «Dolomiti Ambiente») dalle quattro società (di proprietà dei Comuni) che nel territorio gestiscono la raccolta differenziata: Bellunum, Ecomont, Ponte Servizi e Valpe. Un’acquisizione che ha scatenato polemiche, specie sul valore di «Dolomiti Ambiente». Valutata,
secondo una perizia in mano a Palazzo Piloni, 2 milioni e 400 mila euro invece poco più 20 mila euro a causa di una serie di problematiche secondo la «due diligence» fatta realizzare da Bellunum per conto del Comune capoluogo. «Un esempio di autonomia praticata — commenta Deola — e di lungimiranza, per poter proseguire un servizio che contempera sostenibilità economica a una logica ambientale corretta».
L’impianto tratta, su due linee differenti, il rifiuto solido urbano di tutta la provincia, esclusa la Valboite. E tutto l’«organico» dell’intero Bellunese. Il rifiuto umido alimenta un biodigestore che, attraverso un processo di fermentazione, lo trasforma in compost utilizzabile come fertilizzante, fornendo al contempo biogas per la produzione di energia elettrica.
«Il valore del biodigestore, a livello economico, si è visto negli ultimi due anni, quando a causa di un problema biologico prima e di un guasto meccanico poi è rimasto fermo» spiega Angelo Smaniotto, amministratore unico di «Dolomiti Ambiente Spa». Che continua: «Nel primo caso si è interrotto il processo di fermentazione dei batteri, nel secondo abbiamo dovuto svuotare l’impianto e riparare il danno, con incidenza sul bilancio. Il ritorno alla piena operatività è immediatamente riscontrabile nella situazione al 31 agosto, con un risultato positivo di 160 mila euro che consente di prevedere un utile di esercizio al 31 dicembre».
Tra i ricavi della società, oltre alla produzione di energia elettrica da biogas, anche la tariffa di gestione del rifiuto umido e di quello indifferenziato. In futuro andrà aggiunto un cogeneratore rescuperato e di prossima entrata in funzione.
Sempre sul fronte-rifiuti Legambiente premia Calalzo «Comune riciclone» per i risultati nella raccolta differenziata. Nel 2009 la sua percentuale nel Comune cadorino era del 31%, meritandosi la «maglia nera» in Veneto con altri due comuni.
Dopo 13 anni di impegno, ora la percentuale è al 90%. «Un cambiamento grazie all’impegno costante di tutti — il commento del sindaco e senatore per FdI Luca De Carlo — ma il lavoro non è finito». Il futuro prevede, tra l’altro, l’interramento delle isole ecologiche.
BELLUNO Le prime notizie risalgono al 1492, l’anno della scoperta dell’America. Da allora, per almeno tre secoli, hanno navigato le acque del Piave a cavallo dei tronchi che, provenienti dalle foreste del Cadore e della Val di Zoldano, hanno rifornito di legname il fabbisogno di Venezia, per le fondamenta dei suoi palazzi e per costruire la potente flotta della Repubblica Serenissima. Un mestiere duro, quello degli zattieri (foto).
Servivano abilità particolari per riuscire a trasportare in laguna i tronchi d’albero, legati assieme a formare delle zattere, guidate tra mille pericoli. Chi partiva al mattino non era sicuro di fare ritorno a casa la sera, tante le insidie che potevano presentarsi durante il viaggio. Ma un mestiere fondamentale, tanto da veder coniare il detto «Venezia poggia su un Cadore rovesciato».
Ora questo mestiere riconosciuto dall’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura: è entrato nell’elenco del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. «Un riconoscimento — commenta il governatore del Veneto, Luca Zaia — che ci rende orgogliosi per quanto la gente veneta ha dato alla sua terra e continua a dare come esempio di eccellenza nel mondo». Un patrimonio di passione, storia e tradizione che ha il suo centro a Codissago di Longarone (nella parte che in passato era il comune di Castellavazzo), dove ha sede il «Museo degli zattieri». Il commento del sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «Grande soddisfazione,è riconosciuta la storicità di un’attività che ha contribuito a grandissime opere, come la costruzione della città di Venezia e tanto altro del nostro Veneto. Un’attività ancor oggi sostenuta dalla Fameja dei zater e menadas del Piave, orgoglio del nostro Comune. Un riconoscimento che va condiviso con tutta la comunità di Longarone e con coloro che da anni portano avanti la storia e la tradizione dei zater».
Luca Zaia Orgoglio ed esempio di eccellenza del nostro Veneto