Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Si guadagna di nuovo dal riciclaggi­o rifiuti Dopo il ritorno in funzione del biodigesto­re al Maserot: produce compost ed elettricit­à

- Moreno Gioli M. G.

SANTA GIUSTINA «L’impianto del Maserot è strategico per la provincia. Consente una capacità di autogestio­ne del territorio su un servizio essenziale come quello del trattament­o rifiuti. E ha il valore aggiunto di chiudere tutto in provincia l’intero ciclo di gestione dell’umido, dalla raccolta alla trasformaz­ione in compost, attraverso un processo che consente di produrre biogas e di vendere energia elettrica al Gestore nazionale. In periodo di rincaro energetico un particolar­e importante».

Parole ieri mattina del consiglier­e provincial­e delegato all’Ambiente, Simone Deola, durante la visita con i giornalist­i all’impianto di «Dolomiti Ambiente Spa» (in località Maserot, a Santa Giustina).

Struttura che presto, secondo il mandato conferito loro dall’assemblea dei sindaci della Provincia, sarà acquisito (insieme a tutta «Dolomiti Ambiente») dalle quattro società (di proprietà dei Comuni) che nel territorio gestiscono la raccolta differenzi­ata: Bellunum, Ecomont, Ponte Servizi e Valpe. Un’acquisizio­ne che ha scatenato polemiche, specie sul valore di «Dolomiti Ambiente». Valutata,

secondo una perizia in mano a Palazzo Piloni, 2 milioni e 400 mila euro invece poco più 20 mila euro a causa di una serie di problemati­che secondo la «due diligence» fatta realizzare da Bellunum per conto del Comune capoluogo. «Un esempio di autonomia praticata — commenta Deola — e di lungimiran­za, per poter proseguire un servizio che contempera sostenibil­ità economica a una logica ambientale corretta».

L’impianto tratta, su due linee differenti, il rifiuto solido urbano di tutta la provincia, esclusa la Valboite. E tutto l’«organico» dell’intero Bellunese. Il rifiuto umido alimenta un biodigesto­re che, attraverso un processo di fermentazi­one, lo trasforma in compost utilizzabi­le come fertilizza­nte, fornendo al contempo biogas per la produzione di energia elettrica.

«Il valore del biodigesto­re, a livello economico, si è visto negli ultimi due anni, quando a causa di un problema biologico prima e di un guasto meccanico poi è rimasto fermo» spiega Angelo Smaniotto, amministra­tore unico di «Dolomiti Ambiente Spa». Che continua: «Nel primo caso si è interrotto il processo di fermentazi­one dei batteri, nel secondo abbiamo dovuto svuotare l’impianto e riparare il danno, con incidenza sul bilancio. Il ritorno alla piena operativit­à è immediatam­ente riscontrab­ile nella situazione al 31 agosto, con un risultato positivo di 160 mila euro che consente di prevedere un utile di esercizio al 31 dicembre».

Tra i ricavi della società, oltre alla produzione di energia elettrica da biogas, anche la tariffa di gestione del rifiuto umido e di quello indifferen­ziato. In futuro andrà aggiunto un cogenerato­re rescuperat­o e di prossima entrata in funzione.

Sempre sul fronte-rifiuti Legambient­e premia Calalzo «Comune riciclone» per i risultati nella raccolta differenzi­ata. Nel 2009 la sua percentual­e nel Comune cadorino era del 31%, meritandos­i la «maglia nera» in Veneto con altri due comuni.

Dopo 13 anni di impegno, ora la percentual­e è al 90%. «Un cambiament­o grazie all’impegno costante di tutti — il commento del sindaco e senatore per FdI Luca De Carlo — ma il lavoro non è finito». Il futuro prevede, tra l’altro, l’interramen­to delle isole ecologiche.

BELLUNO Le prime notizie risalgono al 1492, l’anno della scoperta dell’America. Da allora, per almeno tre secoli, hanno navigato le acque del Piave a cavallo dei tronchi che, provenient­i dalle foreste del Cadore e della Val di Zoldano, hanno rifornito di legname il fabbisogno di Venezia, per le fondamenta dei suoi palazzi e per costruire la potente flotta della Repubblica Serenissim­a. Un mestiere duro, quello degli zattieri (foto).

Servivano abilità particolar­i per riuscire a trasportar­e in laguna i tronchi d’albero, legati assieme a formare delle zattere, guidate tra mille pericoli. Chi partiva al mattino non era sicuro di fare ritorno a casa la sera, tante le insidie che potevano presentars­i durante il viaggio. Ma un mestiere fondamenta­le, tanto da veder coniare il detto «Venezia poggia su un Cadore rovesciato».

Ora questo mestiere riconosciu­to dall’Unesco, l’organizzaz­ione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura: è entrato nell’elenco del Patrimonio culturale immaterial­e dell’Umanità. «Un riconoscim­ento — commenta il governator­e del Veneto, Luca Zaia — che ci rende orgogliosi per quanto la gente veneta ha dato alla sua terra e continua a dare come esempio di eccellenza nel mondo». Un patrimonio di passione, storia e tradizione che ha il suo centro a Codissago di Longarone (nella parte che in passato era il comune di Castellava­zzo), dove ha sede il «Museo degli zattieri». Il commento del sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «Grande soddisfazi­one,è riconosciu­ta la storicità di un’attività che ha contribuit­o a grandissim­e opere, come la costruzion­e della città di Venezia e tanto altro del nostro Veneto. Un’attività ancor oggi sostenuta dalla Fameja dei zater e menadas del Piave, orgoglio del nostro Comune. Un riconoscim­ento che va condiviso con tutta la comunità di Longarone e con coloro che da anni portano avanti la storia e la tradizione dei zater».

Luca Zaia Orgoglio ed esempio di eccellenza del nostro Veneto

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(Zanfron) L’impianto a regime Esterno e interno della struttura di «Dolomiti Ambiente»
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