Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Veneto in scia ai dati record dell’Istat: a ottobre ancora 4.800 posti indetermin­ati in più

- Federico Nicoletti

VENEZIA «Per ora la crisi non c’è». Bruno Anastasia, esperto per antonomasi­a del mercato del lavoro in Veneto, la riassume così la situazione in regione. Un quadro che val la pena fare, dopo i dati Istat di questa settimana, che segnalano, a livello italiano, a fine ottobre, alcuni record: 500 mila posti in più di un anno fa, il record storico del tasso d’occupazion­e in Italia dal 1977, al 60,5%, con quello di disoccupaz­ione al 7,8%. Esito che l’Istituto di statistica collega alla crescita dei contratti indetermin­ati e degli over 50 al lavoro, mentre scendono i tempi determinat­i.

Situazione che si ritrova in sostanza anche in Veneto, nei dati sull’occupazion­e a ottobre da poco pubblicati dall’agenzia regionale Veneto Lavoro. Dove, se il record storico dell’occupazion­e è già stato raggiunto, il punto attuale, pur in discesa, non è distante. Lo si vede nel grafico qui a fianco, tratto dal report di Veneto Lavoro: mostra l’andamento delle posizioni dipendenti in Veneto (indetermin­ate, determinat­e e da apprendist­i) dal 2008, l’anno della crisi finanziari­a. Il picco, lo scorso giugno, è di 120 mila posti in più; ma pur in frenata, si resta ben sopra,anche rispetto al precedente picco del 2019.

Merito, sostiene Veneto Lavoro, non diversamen­te dall’Istat, che frenata dell’economia e timore della recessione, per ora, si traducono in un taglio dei contratti a termine. Ma continua il trend positivo delle assunzioni a tempo indetermin­ato e delle trasformaz­ioni dai contratti parziali. «Sì, anche perché si sta scaricando ora la fine dei contratti a termine del turismo, che di fatto ha lavorato fino ad ottobre - dice il direttore di Veneto Lavoro, Tiziano Barone -. Al momento non mi pare che la crisi ci sia ancora, pur se conviviamo con un clima di incertezza. Ma per ora c’è una positiva tenuta. E infatti, rispetto al 23 febbraio 2020, data d’inizio pandemia, ci sono 68.600 posizioni in più».

Vista nei dati, Veneto Lavoro segnala che a ottobre il saldo tra assunzioni e cessazioni è negativo per 22 mila posti, un po’ peggio dei 20 mila dell’anno scorso, e che le assunzioni sono state 49.400, il 4% in meno di un anno fa. Ma il saldo negativo è dovuto ai 26 mila posti in meno tra i contratti a termine, in peggiorame­nto di quasi seimila rispetto a un anno fa. Quello dei tempi indetermin­ati è invece di 4.800 posti, 3.600 in più di un anno fa, con le assunzioni, 11.100, in crescita del 9%, mentre le trasformaz­ioni di contratti a termine in tempi indetermin­ati sono 8.500, +26%. L’apprendist­ato vede 4.500 assunzioni, stabili sul 2021, e un saldo negativo di 800.

Il bilancio dei primi dieci mesi vede 33.300 posti in più per i tempi indetermin­ati, 3.600 in meno nell’apprendist­ato, anche per le alte trasformaz­ioni in posizioni indetermin­ate (10.900), mentre il saldo dei tempi determinat­i, 19.200, rispetto ai 53.300 di un anno fa, è dovuto anche alle 61 mila trasformaz­ioni a tempo indetermin­ato, il 70% in più di un anno fa.

«Con una disoccupaz­ione poco sopra il 4% e una pesante questione demografic­a, la dinamica è determinat­a dalla maggior attenzione delle imprese sui dipendenti a lungo termine - dice Anastasia -. Il mercato sarà in frenata, ma a questi livelli, e con la nostra demografia, non si può crescere sempre del 3-4%. La sostanza è che, se aumenta l’occupazion­e, la crisi non c’è». E d’altra parte la stessa Cgia, ieri, stimava in duemila i disoccupat­i in più in Veneto indotti dalla frenata nel 2023. «Quel dato è statistica­mente troppo piccolo per poter esser previsto - conclude Anastasia -. Una recessione, nei termini di un calo duraturo di attività e occupazion­e, non è ineluttabi­le, se tengono consumi e investimen­ti, anche per il Pnrr»

In percentual­e, l’aumento delle trasformaz­ioni, 8.500, a ottobre

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