Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Fondazione Canova e i presidenti maledetti come Montezuma»

- (s.ma.)

POSSAGNO «Caro Vittorio, non te l’avevano detto della “maledizion­e della Fondazione Canova?” La carica di presidente porta s fo r t una. Dell a s er i e: Montezuma e Tutankhamo­n erano dei dilettanti». È una lettera aperta a Vittorio Sgarbi, silurato dalla Fondazione di Possagno, quella che scrive Giuseppe Paolin, storico esponente leghista. Un po’ di ironia, un po’ di pepe.

La storia è nota: il sindaco di Possagno, Valerio Favero, ha annunciato che l’incarico affidato al critico d’arte e (da ieri) ex sottosegre­tario alla Cultura non sarà più presidente della Fondazione che custodisce, tutela e promuove il patrimonio di Antonio Canova, il concittadi­no più illustre.

Fra il 1985 e il 2019 sono stati nove i presidenti della Fondazione. E tre di loro, rileva Paolin, hanno avuto problemi con la giustizia. «Il primo nei guai fu Carlo Bernini (1991-93): l’inchiesta per corruzione aggravata riguardava la bretella tra l’autostrada A4 e l’aeroporto di Venezia. Era il 1992, l’anno di Tangentopo­li e della grande mostra Canoviana che il ”Doge” sfruttò per l’ultima campagna elettorale – rievoca -. Gian Pietro Favaro (2002-12): l’ultimo segretario della Dc veneta, nel 1992 i Carabinier­i lo avevano prelevato e portato via in manette da Palazzo Ferro Fini. Venne prosciolto da ogni accusa perché il fatto non sussiste, dopo cinque anni di calvario. Nessuno gli chiese mai scusa. Giancarlo Galan (2012-14), altro “Doge”. I guai sono quelli del Mose, gli vennero contestati i reati di corruzione, concussion­e e riciclaggi­o. Patteggiò nel 2014, dopo 78 giorni di carcere, una pena di 2 anni e 10 mesi restituend­o 2,5 milioni di euro». Si salva solo, dice Paolin, chi non aveva incarichi politici. «Finiti i fasti dell’anniversar­io canoviano sono partite le inchieste, caro Vittorio, prima per i “rimborsi dubbi” poi l’avviso di garanzia per il quadro rubato e contraffat­to. Sono lontani i tempi dei party in Casa Canova: code per farsi un selfie e neppure un grazie per aver portato alla ribalta nazionale Possagno negli ultimi anni. Eppure quando ti hanno nominato sapevano tutti chi fosse Sgarbi e avevano accettato, nessuno escluso, i rischi delle tue innumerevo­li “i ntemperanz­e”. Ti aspetto quando vuoi per un caffè appena sarà passata la bufera».

❝ La lettera di Paolin Caro Vittorio Sgarbi, non te l’avevano detto che porta sfortuna? Cacciato senza essere ringraziat­o

Gli altri Bernini, Favero e Galan al centro delle inchieste

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