Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La traduzione era sbagliata, indiano assolto L’interprete era pakistano e aveva confuso «insulti» con «abusi» alla moglie

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ISTRANA Il termine «insulti» diventato «abusi». Per una traduzione approssima­tiva da parte dell’interprete che nel corso del processo aveva riportato le frasi di una donna dell’India, presunta vittima di maltrattam­enti in famiglia ad opera del marito, l’uomo poteva rischiare una pena molto pesante. Lui, 36 anni, residente a Istrana e indiano come la moglie, è stato però assolto. A risparmiar­gli la condanna sarebbe stata la traduzione più corretta del consulente della difesa, affidata all’avvocato Alessandra Rech. In realtà il 36enne, è emerso in aula, non avrebbe picchiato o maltrattat­o la donna ma i due si sarebbero solo insultati pesantemen­te. Così, al termine di un processo durato quasi due anni ieri è arrivata la sentenza di assoluzion­e, sia pur con la formula dubitativa.

Secondo l’accusa del pubblico ministero Barbara Sabbatini l’indiano, che spesso avrebbe abusato di bevande alcoliche, avrebbe maltrattat­o la moglie tra il 2019 e il 2020. «Sei una cagna, fai sesso con tua sorella» sarebbero state alcune delle frasi che avrebbe rivolto alla coniuge. Alla fine del 2020 l’episodio (di cui è stato testimone anche uno dei due figli che al tempo aveva solo sei anni) che ha portato alla denuncia: dopo aver completato i lavori nella stalla dell’azienda agricola dove lavora, l’uomo si sarebbe allontanat­o per fare visita al figlio (a causa dei dissapori con la coniuge, vi veva in un al t ro appartamen­to). Secondo la procura, una volta arrivato nella casa di Istrana avrebbe cominciato a litigare con la donna e durante la discussion­e avrebbe rotto la porta di casa e colpito la moglie alla testa, ma dopo la traduzione corretta è emerso che avevano solo litigato pesantemen­te, senza violenza. Le parole tradotte erano sbagliate. Le liti sarebbero state dovute, secondo il proprietar­io dell’azienda dove è occup a to , dalla decisione del 36enne di comperare una casa. «La moglie - ha riferito in aula - era insoddisfa­tta e aveva spesso nei suoi confronti un atteggiame­nto denigrator­io e di sopraffazi­one». (de.bar.)

In aula L’accusa di maltrattam­enti è caduta dopo che è subentrato un secondo interprete

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Il Palazzo di Giustizia di Treviso si trova in via Verdi. È lì che ieri è stato assolto l’imputato indiano
Il tribunale Il Palazzo di Giustizia di Treviso si trova in via Verdi. È lì che ieri è stato assolto l’imputato indiano

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