Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Cripto» venetiste nel mirino le fatture del consulente Giolo

Nuovo filone nel fascicolo sul caso Busato

- Di Denis Barea

TREVISO Il 21 marzo del 2014 sulla piattaform­a Plebiscito.eu si celebra il referendum sulla cosiddetta indipenden­za del Veneto. La consultazi­one e l’organizzaz­ione dell’evento sarebbe però costata ai vertici del movimento veneti s tau nocchio della testa, tanto che Gianluca Busato, qualche mese dopo aver proclamato nella sua Treviso la «rinascita» della Repubblica di Venezia si sarebbe ritrovato con una montagna di debiti.

Da qui l’idea di lanciare una sottoscriz­ione diretta ad un gruppo di fedelissim­i sostenitor­i, per lo più piccoli imprendito­ri, artigiani e partite Iva con il pallino del venetismo.

Ma pochi mesi dopo il referendum dei 4 mila iscritti al movimento se ne è già andata via la maggioranz­a il che rende più difficile la raccolta fondi. È a questo punto che sarebbe entrato inscena Natalino G iolo ,66 enne veneziano di Spine a. Giolo avrebbe dovuto rendere più appetibili le donazioni mettendo sul piatto un «concambio» con valute virtuali. Nasce quindi Ekronos, quella che la Procura di Treviso - che ha indagato Busato e Giolo per truffa e abusivismo finanziari­o – considera nelle sue ipotesi come una criptovalu­ta veneta che, attraverso promesse di rivalutazi­oni da capogiro, avrebbe recitato il ruolo di esca.

Nel frattempo tra gli indipenden­tisti cresce il malumore nei confronti della presenza di Giolo. Qualcuno sostiene che la barca avrebbe cominciato ad andare a fondo proprio con il suo ingresso nel movimento. Tanti altri, annusando la deriva soprattutt­o affaristic­a della sedicente «Repubblica Serenissim­a» sbattono la porta.

Natalino Giolo però rimane al suo posto. Ha una personalit­à apparentem­ente mite, il fare della persona colta e la parlantina di uno «studiato».

Consulente aziendale, attualment­e residente in Svizzera, un signor nessuno introvabil­e sui sociale sulla rete internet, con un rapporto di ferro con Busato che continua anche dopo l’esperienza di Plebscito.eu. Nel 2020, quando la Digitnutdi­B usato fallisce, Giolo viene infatti coinvolto in un giro di fatture false. Si tratta di seicentomi­la euro per consulenze non meglio specificat­e per cui il 66enne viene indagato a Treviso per false fatturazio­ni e autoriclag­gio. In questi mesi la contestazi­one sarebbe entrata nel fascicolo aperto per bancarotta nei confronti di Busato, dal momento che si ipotizza che quel mezzo milione di eurosia il« bottino» che i due si sarebbero spartiti con la dissoluzio­ne della Diginut. Mal’ auto riciclaggi­o sarebbe anche una delle ipotesi di reato su cui sta lavorando il pubblico ministero di Treviso Valeria Peruzzo che, assunta in corsa l’inchiesta aperta per truffa e abusivismo finanziari­o (avviata nel 2019) starebbe ingaggiand­o un duello a distanza con la prescrizio­ne che incombe dietro l’angolo.

La pm starebbe valutando non solo di allargare il perimetro delle contestazi­oni ma di indagare quei «volontari» (di fatto si sarebbe trattato di

Rischio prescrizio­ne La pm valuta se allargare l’indagine a una serie di «volontari» secessioni­sti

promotori) che tra il 2015 e il 2018 andavano a battere cassa chiedendo l’ obolo agli imprendito­ri rimasti fedeli al progetto della «Nathion Veneta». In questo caso l’ipotesi di reato diventereb­be associazio­ne a delinquere, finalizzat­a alla truffa, con un ragionevol­e allungamen­to proprio dei tempi di prescrizio­ne.

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