Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Stalking, minacce e messaggi molesti Scatta un codice rosso ogni tre giorni Dopo i femminicidi di Giulia e Vanessa si sono moltiplicate le denunce delle trevigiane
TREVISO Per almeno una decina di giorni ha perseguitato l’ex fidanzata, presentandosi ossessivamente a casa sua, in un Comune dell’hinterland trevigiano, in alcuni casi anche forzando la porta d’ingresso o le finestre pur di entrare all’interno. Molestie assillanti, minacce quotidiane e pedinamenti per controllare gli spostamenti di quella donna che diceva di amare. A mettere fine ai soprusi dello stalker, un 30enne trevigiano, è stata la denuncia della donna ai carabinieri. Grazie alla rapidità con cui sono state effettuate le indagini, è stata emessa a carico dell’uomo un’ordinanza dal Tribunale di Treviso con la quale è stata disposta la misura del divieto di avvicinamento all’ex fidanzata e ai luoghi da lei frequentati, mantenendo una distanza di 500 metri. Per il 30enne è scattato anche il divieto di comunicare con l’ex convivente con qualsiasi mezzo e ha disposto nei suoi confronti anche l’applicazione del braccialetto elettronico.
E’ solo l’ultimo dei 26 provvedimenti cautelari che sono stati eseguiti dall’inizio del 2024 dai comandi dell’Arma dei carabinieri, in provincia di Treviso, a carico di altrettanti uomini che si sono resi responsabili di maltrattamenti in famiglia, minacce e atti persecutori, tutti reati che portano all’attivazione del «codice rosso». Nel 2023 i casi dei femminicidi di Giulia Cecchettin e quello di Vanessa Ballan, a Riese Pio X, hanno sconvolto il Paese e portato ad alzare l’attenzione sia delle forze dell’ordine che delle stesse donne: le denunce sono sensibilmente aumentate, senza più sottovalutare segnali di pericolo. Un esempio è quanto accaduto solo poche settimane fa a Mogliano Veneto quando i militari dei corpi speciali sono riusciti ad arrestare un marito (detentore di sette armi tra fucili e pistole) che aveva sequestrato in casa la moglie che lo voleva lasciare. La donna era riuscita a dare l’allarme alla figlia e ai carabinieri, riuscendo a mettersi in salvo. Un importante strumento legislativo è arrivato alle forze dell’ordine lo scorso dicembre, con l’entrata in vigore della «legge Roccella» con disposizioni più stringenti per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, con lo scopo di rafforzare le procedure e gli strumenti per la tutela delle vittime di violenza, così da consentire una preventiva ed efficace valutazione e gestione del rischio di letalità, di reiterazione e di recidiva. Si tratta di un pacchetto di misure che potenziano l’intervento delle forze dell’ordine nella delicatissima fase iniziale delle indagini, quelle in cui le vittime possono essere maggiormente esposte, e anticipano le tutele in funzione della maggior sicurezza delle persone potenzialmente esposte a pericolo. Le indagini dei militari dell’Arma, svolte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Treviso, sono state pienamente recepite (sempre tenendo conto che la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagini in relazione alle vicende sarà accertata solo ove intervenga una sentenza irrevocabile di condanna), dal giudice per le indagini preliminari, con l’applicazione della stringente normativa in vigore e l’adozione di misure cautelari quali il divieto di avvicinamento alla parte offesa e l’allontanamento dalla casa familiare.
I divieti Il tribunale dispone divieti di avvicinamento ma anche il blocco di telefoni e cellulari