Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Giusto il “daspo” al cervo Isaia Anche i lupi via dai centri abitati»
L’ex consigliere Franco De Bon: operare scelte rispettose di animali e uomini
BELLUNO Cervi, lupi e animali selvatici rappresentano un val ore per l ’e cosi s te ma del l a fauna bellunese, ma allo stesso tempo possono diventare un problema se non adeguatamente gestiti. Lo assicura Franco De Bon, ex consigliere alla caccia e alla pesca della Provincia di Belluno, esperto sul tema e attuale riferimento in materia di Roberto Padrin nonostante il suo compito si sia ufficialmente esaurito.
F r a n c o De B o n , cosa ne pensa della vicenda del cervo Isaia «daspato» dal mercato di Cortina?
«È stata fatta la cosa giusta. Chi si schiera contro evidentemente non conosce la natura degli animali selvatici in questione. La decisione assunta ha tutelato prima di tutto la comunità, poi l’animale stesso».
C’è chi sostiene che l’animale fosse una mascotte e che non desse alcun fastidio.
«Il posto di un cervo non può essere in mezzo alla gente al mercato. Un cervo deve stare nel suo habitat naturale nel bosco. Dargli da mangiare è una pessima abitudine che non mi stancherò mai di stigmatizzare. Prima di tutto perché a volte si danno cibi che non vanno bene e in seconda battuta perché si rende l’animale confidente, esponendolo a rischi. Anche se il cervo Isaia, per f a re un esempio concreto, era docile e mansueto, basta nulla per scatenare il suo istinto animale».
Può farci degli esempi?
«Anni fa, per il solo fatto che alcuni insetti lo stavano infastidendo, un cervo si voltò di scatto e colpì un nostro addetto, provocandogli la rottura di una costola con le corna. La potenza di questo animale non va assolutamente sottovalutata. Non siamo nel paese delle fiabe, bisogna operare le scelte giuste per una convivenza ottimale fra uomo e cervi, ma non solo. I lupi, per fare un altro esempio, meritano una considerazione a parte».
Negli ultimi mesi ci sono stati molti avvistamenti. A Falcade diversi lupi sono arrivati in centro abitato, spaventando residenti e turisti.
«La paura è comprensibile. Non bisogna aspettare che accadano le tragedie per muoversi. È evidente che vadano gestiti p r i ma di t u t to gli esemplari problematici, quelli che, cioè, escono dal loro habitat naturale e si avvicinano alle abitazioni. Rappresentano un pericolo per il bestiame, per gli animali di compagnia e, sia pure con le dovute cautele, anche per l’uomo».
Come bisogna comportarsi?
«Vanno assolutamente utilizzati metodi dissuasivi, per spingere il lupo a non avvicinarsi più ai centri abitati. Fra questi esiste sicuramente il proiettile di gomma, uno di quelli più efficaci. L’abbattimento è soltanto l’extrema ratio, ma quando la popolazione del lupo è troppo numerosa, altera tutto l’ecosistema ed è un danno per lo stesso. La gestione è un atto dovuto, prima di tutto nell’interesse della collettività e degli equilibri della fauna animale».
Gestire le presenze è doveroso anche verso l’ambiente. Stigmatizzo chi nutre gli esemplari, così li mette a rischio
Quali al t r i suggerimenti darebbe?
«Il problema esiste e va affrontato seriamente. Non in modo demagogico, ma neppure all’estremo opposto. Gli esempi vi r t uosi in materia esistono, basta seguirli».