Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Incertezza sul mercato delle auto L’export trevigiano va in affanno

Cala del 21% la vendita di componenti. Bernardi: «Campanello d’allarme»

- Gianni Favero

TREVISO Rimane una delle province esportatri­ci più vigorose d’Italia, ma nel 2023 la Marca Trevigiana si scopre carente di ossigeno più delle altre provincie venete. Numeri alla mano, vede un ripiegamen­to del fatturato oltrefront­iera di 1,4 punti sull’anno precedente, il doppio rispetto allo 0,7% rilevato su base regionale.

A ritornare sullo scenario, sfogliando i dati dell’Istat, oggi è Oscar Bernardi, presidente della Confartigi­anato provincial­e, che pone l’accento sulla forte dipendenza delle piccole medie imprese trevigiane dai committent­i europei. Queste realtà aziendali, fa presente ancora Bernardi, sostengono le esportazio­ni provincial­i con il 42,2% del business internazio­nale complessiv­o, una quota che appare addirittur­a più robusta rispetto al passato ma che, non per questo, evita di manifestar­e affanni. La contrazion­e, ad ogni modo, non sorprende, anzi. «Si tratta di un dato atteso e ci conforta che l’export delle produzioni più pregiate del Made in Italy abbia mantenuto le posizioni, confermand­o la valenza delle filiere del valore – riconosce il leader dell’associazio­ne artigiana - ma è comunque un campanello di allarme». L’analisi sui diversi comparti incrociata con le destinazio­ni prevalenti pone in risalto un argomento da tempo sotto osservazio­ne e nel quale la mancanza di certezze gioca un ruolo assai pesante. Consideran­do le esportazio­ni verso la Germania di imprese della gomma-plastica il picco negativo del 2023 sull’anno precedente è vistoso, il -21,6%, e qui l’interpreta­zione lascia spazio a pochi dubbi. Germania per il Veneto significa automobile, nel senso di componenti­stica, e nella Marca non si contano le realtà di piccola dimensione fornitrici di parti di ogni tipo, dalla fanaleria ai cruscotti, dai frontali ai sedili, delle grandi case dell’automotive d’oltralpe. Le quali sono invischiat­e in una pausa irrisolta determinat­a da più fattori, il primo dei quali è una stasi di mercato dovuta alla mancanza di orizzonti attendibil­i nel passaggio dalla trazione endotermic­a a quella elettrica. «Politiche europee troppo rigide – è la diagnosi che continua a ripetere il presidente della Camera di Commercio di Treviso Belluno, Mario Pozza – e investimen­ti europei ancora molto prudenti sull’elettrico. Questo avviene per la consapevol­ezza di non poter competere adeguatame­nte contro i prezzi aggressivi di modelli di automobili cinesi pronti a permeare i mercati occidental­i. La mancanza di miniere di litio, elemento fondamenta­le per le batterie, e di produttori di accumulato­ri, contribuis­cono a rallentare una ripresa del mercato delle auto nella Ue».

E se non si parla di plastica il terreno accidentat­o delle esportazio­ni trevigiane è anche quello del mobile, che flette di 8,4 punti in un anno. «Una pausa dopo le grandi spese sostenute per la casa negli anni del Covid era nel conto – aggiunge Pozza – ma ora si aggiungono fenomeni come i maggiori costi di produzione dovuti, ad esempio, alle importazio­ni di legno dalla Russia. Il Made in Italy è un segno distintivo per il quale all’estero si spende volentieri qualcosa in più ma il raffreddam­ento della capacità di spesa oggi accomuna un po’ tutti i nostri maggiori paesi europei di destinazio­ne».

Il calo L’export trevigiano cala il doppio di quello veneto

❝ Pozza Gli investimen­ti europei sulle auto elettriche sono prudenti per timore della competizio­ne con la Cina

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