Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’Usl, il call center e il ribasso all’osso I sindacati: «Così non si può fare»

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TREVISO Un bando di appalto, due versioni e due scenari opposti come giorno e notte. E’ lo strano caso del bando per l’affidament­o del servizio di accettazio­ne e prenotazio­ne dell’Usl 9 di Treviso. Sindacati (Cgil, Cisl e Uil) allarmati per le possibili conseguenz­e in termini di occupazion­e e qualità del servizio da una parte; direttore generale dell’azienda sanitaria che dice che nulla di allarmante è all’orizzonte. L’oggetto, intanto. Il bando d’appalto con cui l’Usl mette in gara il «servizio di accettazio­ne, prenotazio­ni di attività sanitaria e supporto all’utenza»: appalto triennale, 14.950.170 euro più Iva il prezzo, soggetto a ribasso. Fatti i conti, il sindacato dice che il costo medio orario del lavoro richiesto è di 12.30 euro lordi, che per il solo call center, compreso nel pacchetto, scende a 10,20 euro. Siamo molto sotto il limite del contratto nazionale di lavoro di settore: 16 euro lordi. Per far tornare i conti - la sintesi del problema secondo Marta Casarin, Fp Cgil - si dovrà ridurre il personale. Quanto al call center, non essendo specificat­a la sede (nel vecchio bando lo era) potrebbe finire ovunque, da Roma a Tirana, se chi vincerà la gara ne avrà convenienz­a. Trattandos­i di coop, agli attuali 20 dipendenti del call center trevigiano la continuità lavorativa che va garantita li porterebbe a una «migrazione insostenib­ile». Sarà così? Per Giorgio Roberti, dg dell’Usl 9, no. «Dai nostri calcoli abbiamo un costo orario lordo di 20 euro», dice. Quanto al call center, non c’è sede specificat­a ed è vero, ma la continuità lavorativa degli attuali impiegati potrà essere garantita in altri servizi (esempio: il data entry) «perché abbiamo in appalto un complesso di servizi superiore rispetto a prima». (r.piv.)

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