Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Festival della politica pronto a emigrare «Istituzioni indifferenti»
La quinta edizione parte il 9 settembre: 80 relatori, 33 incontri. Per il futuro si fa avanti la Fondazione di Venezia
MESTRE «Se Mestre non risponde ad un festival della Politica così prestigioso, che da cinque anni non affronta le polemichette di giornata ma parla dei temi alti e fondanti della politica, siamo pronti a vendere il format ad altre città: Treviso, Verona , Vicenza».
Nicola Pellicani ha presentato la prossima edizione del Festival, la quinta, organizzata dalla Fondazione Pellicani con l’amarezza di chi da anni chiede una sveglia alle istituzioni per una iniziativa gratuita, che fa sempre il tutto esaurito e parla di politica senza invitare i politici. Da mercoledì 9 e fino al 13 settembre, in terraferma si parlerà di leadership e politica, tema centrale e «sul pezzo» nella riflessione sull’attualità della democrazia: 80 relatori tra politologi, filosofi e giornalisti, 33 incontri ed eventi collaterali che vanno dalla riflessione su Pasolini a 40 anni dall’assassinio (tutti giorni nella tensostruttura nei presi di galleria Matteotti), alla mostra della collezione di manifesti politici di Luigi Nono alla Torre di Mestre, la mostra Ballerina Project al Candiani e i truck di street food di qualità in via Poerio. Il Festival della Politica ce l’ha messa tutta in questi cinque anni ma non è riuscito a convincere le istituzioni (Comune, Regione, Camera di Commercio, associazioni di categoria) che è un’esperienza di promozione territoriale sulla quale investire non con gratuiti patrocini ma con soldi veri. «La situazione non è peggiorata da quando c’è sindaco Luigi Brugnaro. Ma non è migliorata», dice Massimo Cacciari, presidente della Fondazione Pellicani che da cinque anni organizza il festival. Cacciari ha ufficializzato ieri il prossimo abbandono della presidenza e la sua uscita dal Cda. «Dopo dieci anni, è ora che Nicola Pellicani abbia il suo spazio, visto che ha assunto un ruolo politico». Pellicani è diventato vice-capogruppo della Lista Casson a Ca’ Farsetti e Luigi Brugnaro è diventato sindaco. La sua prima risposta al Festival è stato l’annuncio della realizzazione di una «Settimana Politica» approvata in giunta ma ancora senza programma, iniziativa per riequilibrare a destra il Festival. «Un giorno si fa parlare D’Alema, un altro Berlusconi e ogni giorno c’è un politico? Benissimo. Ma è un’altra cosa. Un talk show televisivo - scandisce Cacciari - non sarà il Festival della Politica e i mestrini avranno la soddisfazione di decidere se stare a casa a vedere un talk o andare in piazza a vedere la stessa cosa». La Fondazione sa da tempo che il problema delle istituzioni a finanziare il festival è il nome Pellicani e ha cercato soluzioni. «Due anni fa abbiamo chiamato le
Pellicani Disponibili al passo indietro a favore di un Comitato: niente
istituzioni cittadine per dire: vi mettiamo a disposizione la nostra esperienza: si fa un comitato per il Festival della politica? Nessuna risposta», scuote la testa Pellicani. Non proprio nessuna. La Fondazione di Venezia attraverso l’ex presidente Giuliano Segre si candida ad ereditare l’esperienza del Festival con annessi e connessi. Ma i soldi, spiega li hanno quattro pilastri della città «che crescono, non hanno bisogno di mendicare finanziamenti al governo ma non sostengono mai alcuna iniziativa: Porto, aeroporto, Biennale e Fenice». Il tema 2015 del Festival è la leadership politica. «Necessaria, altrimenti la democrazia finisce col torturarsi nei suoi riti restando inconcludente – dice Cacciari - Ma bisognosa di un controllo perché il leader che non nasce da un gruppo dirigente, da una elite, comanda da solo e intorno c’è la lotta tra bande e l’anarchia come nei regimi totalitari». Il Festival esplorerà i problemi della leadership da Renzi alla Merkel, dalla Città Metropolitana alla Regione.