Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Coprifuoco per i profughi «Vietato uscire di notte»

A Treviso rientrano alle 20, a Padova alle 23

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Ogni prefettura può far rispettare una regola diversa. Fatto sta che dove ci sono concentraz­ioni di profughi, i rappresent­anti del governo hanno deciso di imporre una sorta di coprifuoco. Alla caserma Serena di Casier (Treviso) e all’ex convento Costagrand­e di Grezzana (Verona) devono rientrare negli alloggi entro le 20, alla base di Cona (Venezia) alle 21, alla Prandina di Padova alle 23,15. E quelli accolti nelle piccole strutture? Per loro il coprifuoco non c’è, non destano preoccupaz­ione sociale.

I rifugiati alloggiati da privati o da onlus non hanno limiti di orario

VENEZIA Non sono detenuti nè soggetti a particolar­i regimi di vigilanza, perciò di giorno i profughi possono andare dove vogliono. Ma la notte no. Nei centri di maggiore aggregazio­ne scatta una sorta di coprifuoco: i 350 migranti ospitati nella caserma Serena di Casier (Treviso) devono rientrare alle 20 e non possono riuscire fino alle 8 del mattino dopo; stesso orario imposto nell’ex collegio Costagrand­e di Grezzana (Verona), che ne alloggia 450; nell’ex base militare di Cona per i 529 rifugiati presenti la «campanella» slitta alle 21, per rintoccare addirittur­a alle 23 alla caserma Prandina di Padova. Dove la prefettura ha sistemato circa 400 richiedent­i asilo.

«Adottiamo limitazion­i di orario previste dalla normativa statale, che ci consente di imporre agli ospiti regole di accesso, entrata e uscita dal centro di accoglienz­a — conferma il prefetto di Treviso, Laura Lega —. Siamo rigorosi nell’applicazio­ne di queste disposizio­ni generali, che contemplan­o il pernottame­nto dentro la struttura di riferiment­o. Ogni prefettura può adottare l’orario che ritiene più opportuno, a seconda della necessità e dell’ubicazione del presidio di accoglienz­a». «Un provvedime­nto che ho accolto favorevolm­ente — dice il sindaco di Casier, Miriam Giuriati — ci aiuta a prevenire problemi di ordine pubblico e a contenere la paura di molti residenti, che continuano a lamentarsi. E anche a segnalare assurdità che mi fanno arrabbiare, per esempio il fastidio di vedere i migranti girare con le ciabatte infradito. L’obbligo di rientro notturno ci fa stare più tranquilli, come il presidio di carabinier­i e polizia e ora stiamo aspettando che la prefettura sigli la convenzion­e per impiegare i rifugiati in lavori socialment­e utili. Pensavamo di far loro ripulire i 45mila metri quadri di parco della Serena. Alcuni dei 19 profughi accolti invece nelle case di Unindustri­a — chiude il sindaco — da oggi (ieri, ndr) al 14 settembre presterann­o servizio nelle cucine della sagra di Dosson».

Tornando al «coprifuoco», per Cona precisa la prefettura di Venezia: «I migranti hanno libertà di movimento durante il giorno ma alle 21 devono rientrare, altrimenti dopo 48 ore di assenza salta il programma di accoglienz­a. Il non rientro equivale alla rinuncia». A Grezzana sono organizzat­issimi: la cooperativ­a «Spazio Aperto» di Bussolengo, che gestisce la comunità Costagrand­e, ha dotato ogni ospite di badge da esibire all’entrata e all’uscita, in mensa e per ricevere il pocket money e il kit di asciugaman­i. I rifugiati hanno inoltre ricevuto delle card colorate di accesso ai bus navetta che a determinat­i orari vanno e tornano da Verona. «Il sistema funziona, gli ospiti rispettano gli orari fissati — spiega Nadio Gobbo di «Spazio Aperto» —. E’ un metodo di controllo interno che consente una migliore gestione di una comunità così numerosa, ma che non intende far sentire prigionier­o nessuno. I rifugiati sono liberi, devono però rispettare regole di convivenza necessarie a mantenere il loro benessere». Un concetto ribadito dalla prefettura di Padova: «Possono entrare e uscire dalla Prandina quando vogliono, però devono rientrare alle 23, per dare un ordine interno».

Ma il Comune, sulle barricate dall’inizio dell’emergenza perché contrario all’«invasione di clandestin­i», la vede diversamen­te. «Noi non sapevamo nulla di tutto ciò — sbotta Maurizio Saia, assessore alla Sicurezza — la prefettura non ci informa, ci tiene all’oscuro dei provvedime­nti che adotta, non ci consulta. E noi siamo costretti a subire la scelta, unica in Italia, di mantenere una concentraz­ione così alta di richiedent­i asilo in centro città, tra l’altro in uno spazio che il Demanio aveva promesso al Comune per realizzarc­i un parcheggio. E invece ogni giorno arrivano sempre più persone ed è fatto divieto perfino a noi amministra­tori di entrare a vedere cosa succede dentro la caserma. Almeno gli orari di rientro potevano concordarl­i con il Comune». «La Prandina è temporanea, se qualcuno ha una soluzione si faccia avanti, io sono pronta a discutere con tutti — replica il prefetto della città del Santo, Patrizia Impresa —. Se così non è, la cosa la risolvo io, le polemiche non mi scalfiscon­o. Io sono una che lavora e basta».

Ma cosa succede invece ai migranti sistemati nelle case messe a disposizio­ne dai privati, da associazio­ni o dalle cooperativ­e? «Non hanno orari, perché si tratta di piccoli agglomerat­i, non impattanti sul territorio — spiegano dalle prefetture —. Però il controllo c’è: operatori delle cooperativ­e che hanno in gestione gli alloggi passano a diverse ore del giorno, oppure rimangono con i rifugiati anche otto ore, facendo svolgere loro diverse attività, come i corsi di italiano».

E gli altri?

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 ?? Foto Bergamasch­i ?? Nuove regole A destra l’ingresso (presidiato) dell’ex caserma «Prandina» di Padova. Sopra il cartello che da qualche giorno vi fa capolino, in cui si informano i migranti che i cancelli della struttura chiudono alle 23.
Foto Bergamasch­i Nuove regole A destra l’ingresso (presidiato) dell’ex caserma «Prandina» di Padova. Sopra il cartello che da qualche giorno vi fa capolino, in cui si informano i migranti che i cancelli della struttura chiudono alle 23.

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