Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Le storie negli avori medievali
Viaggio a Palazzo Cini: nella raccolta anche oggetti di devozione privata
Presentiamo il quinto di otto appuntamenti alla scoperta dei capolavori di Palazzo Cini, guidati
da Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto
di Storia dell’Arte della
Fondazione Cini. Scopriamo qui il corpus di
avori medievali della
Galleria
L’istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini è impegnato da anni nell’opera di catalogazione e costante aggiornamento scientifico delle proprie raccolte d’arte. Un articolato cantiere di ricerca, costituito da un gruppo di studiosi guidati da Andrea Bacchi e Andrea De Marchi, ha prodotto in questi mesi un lavoro di revisione critica della preziosa collezione della casa museo di Vittorio Cini; lavoro che avrà un esito a stampa con l’uscita di un catalogo, edito da Marsilio, previsto per la fine dell’anno. Tra le numerose novità emerse, alcune riguardano il gruppo di avori Manifattura parigina, tavoletta da scrittura in avorio con scene cortesi, 1330-1350 ca medievali, che conta alcuni pezzi di grande pregio e che è stato studiato nella sua integrità da Benedetta Chiesi. La raccolta, insieme ai manufatti degli Embriachi custoditi in Galleria e la ricca collezione di avori barocchi presso gli eredi, è spia dell’amore del mecenate per le lavorazioni eburnee e vanta provenienze illustri: Stroganoff, Polcenigo, Contini Bonacossi. L’unico rilievo della raccolta ad avere un soggetto profano è una bella tablette à écrire, una tavoletta da scrittura che dobbiamo immaginare completata da una seconda formella per la scrittura: raffinato prodotto di una bottega parigina del secondo quarto del Trecento, reca sul fronte una scena d’ambiente cortese, inquadrata da una trifora ad archi trilobati e tutta giocata sui codici dell’amore cavalleresco. La scena è sapientemente organizzata attorno al fusto dell’albero su cui siede Amore, che a gambe incrociate scocca i dardi nei cuori degli amanti: a destra la freccia di Cupido è già penetrata nel cuore di una fanciulla, che premia l’amato, in ginocchio in atto di omaggio, con una corona, mentre gli prende la mano; a sinistra un’altra coppia di spasimanti, attende il suo turno. I dettagli della moda aiutano a orientare la cronologia di questa produzione rivolta a una committenza di possessori di oggetti di lusso: spesso seriale, perché di largo successo e vasta diffusione nelle corti dell’epoca, si attesta non di rado su notevoli esiti qualitativi. Nella raccolta troviamo anche alcuni oggetti a uso di devozione privata, realizzati da maestranze francesi nella prima metà del Trecento. Tra questi spiccano un dittico a valve con La Vergine in Gloria e la Crocifissione, recante un monogramma riferibile a un eventuale possessore; e una placchetta con L’incoronazione della Vergine, soggetto largamente diffuso nella scultura eburnea del XIV secolo. Opera d’ambito italiano di fine Trecento, forse di manifattura veneziana, è il dittico che reca la rara iconografia del Sogno di Gioacchino, tratta dai Vangeli Apocrifi. Accanto alle opere antiche, la raccolta presenta anche alcune imitazioni ottocentesche e alcuni falsi, come il Cristo in trono modellato su prototipi tardo antichi e bizantini, significativi anch’essi per testimoniare il gusto di un’epoca e di un collezionista, tra i più importanti del Novecento italiano.
(5- Continua. Le puntate precedenti sono uscite il 7 giugno, il 5 e 19 luglio, il 2 agosto)