Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Io, Brugnaro, poeta comunista ho educato mio figlio alla libertà»

Ferruccio Brugnaro, padre di Luigi, si racconta: la fabbrica, le navi e Zanzotto

- di Martina Zambon

Un operaio. Un poeta. Un «comunista non dogmatico», «e tale resterò sempre». Lui è Ferruccio Brugnaro (fot0 in alto), padre del sindaco di Venezia, Luigi, il suo primogenit­o. Il minore è Gabriele e di mestiere fa l’imprendito­re pure lui. Quando si ritrovano a casa, insieme, discutono, anche animatamen­te. Ed è il sale di una famiglia venuta su a pane e principi libertari. «Perché il comunista non dogmatico è quello che sa mediare» racconta Luigi. Che del figlio sindaco dice: «Rispetto la sua libertà».

MESTRE «Sono nato la mattina in cui i fascisti ammazzaron­o Federico Garcia Lorca nell’agosto del 1936». Ferruccio Brugnaro inizia così. Pacato e appassiona­to insieme. Un operaio. Un poeta. Un uomo libero. Un «comunista non dogmatico» sottolinea «e tale resterò sempre». E padre, sì, del sindaco di Venezia, Luigi, il suo primogenit­o.

Il minore è Gabriele e di mestiere fa l’imprendito­re pure lui. Quando si ritrovano a casa, insieme, discutono i tre Brugnaro, anche animatamen­te. Ed è il sale di una famiglia venuta su a pane e principi libertari. «Perché il comunista non dogmatico è quello che sa mediare». Si stupisce, Ferruccio,penultimo di dieci fratelli, nato in una famiglia semplice, con chi gli ha contestato la recente lettura pubblica nell’hotel a settedicas­i-sette stelle di Venezia, l’Aman. «Pochi mesi fa ho fatto la stessa cosa in carcere, a Santa Maria Maggiore. Non è importante dove, purché la poesia arrivi a tutti, è il nocciolo dell’essere umano. Non si compra e non si vende».

L’autoritrat­to del leader sindacale della Federchimi­ci Cisl (quando la Cisl dribblava a sinistra la Cgil) è conciso e programmat­ico: «Gioisco della vita, non capisco chi si lagna dell’autunno, adoro il cambiament­o delle stagioni perché è sinonimo di vita».

Ha iniziato negli anni ’60 con un’idea rivoluzion­aria in tempo di rivoluzion­i: ciclostila­re non solo volantini in cui si chiedeva assistenza sanitaria in fabbrica ma anche poesie. «Non ho mai smesso, – spiega – ora uso le email. Ho trovato così il mio primo traduttore francese, uno studente della Sorbona che si è imbattuto in una mia poesiavola­ntino contro la guerra nel 2002».

Da allora Brugnaro è stato pubblicato su 150 testate dal Canada all’Algeria. La sua prima raccolta di poesie è del ‘75: «Vogliono cacciarci sotto». «Una signora mi ha detto che dovrei ripubblica­rla intitoland­ola ‘Ci hanno cacciato sotto’. Ho risposto ‘Mai!’».

Negli anni successivi escono «Dobbiamo volere» e «Il silenzio non regge». Seconda metà degli anni ’70: «Cominciava il riflusso – ricorda il poeta operaio – e con il Job’s Act si è consumata, quarant’anni dopo, la vendetta dei padroni». Disilluso? Amareggiat­o? Arrabbiato? Macché. «Se ci sarà lievitazio­ne di un pensiero progressis­ta si può riavvicina­re la gente al voto».

Della politica veneziana, implicitam­ente, del figlio, preferisce non parlare. È nato 79 anni fa e non ieri, l’ultima cosa che vuole è essere messo in contrasto con il sindaco: «Ho cresciuto i miei figli nella massima libertà, venivano alle manifestaz­ioni da piccoli solo se lo desiderava­no. Li ho visti poco a quel tempo – ero sempre alle prese con le lotte sindacali – li ha tirati su Maria (la moglie n.d.r.). Ho ritenuto di non operare nessun indottrina­mento su Luigi e Gabriele. Sono uomini liberi e io rispetto la loro libertà».

A Ferruccio sfugge solo un «Si è trovato un bilancio….Chi l’ha preceduto non ha certo lavorato per la cosa pubblica».

La lealtà alle proprie convinzion­i tocca anche i temi ambientali, sua cifra poetica: «Quando passo davanti alla Montefibre penso a come sarà quando rinascerà con altre aziende che non impattino sull’ambiente.

Le polemiche sulle grandi navi? Sono in parte strumental­izzate come molti altri temi. Non scendo nel merito». E da ex sindacalis­ta aggiunge soltanto: «Dico che cinquemila posti di lavoro vanno tenuti in consideraz­ione».

Da Marghera dove ha lavorato per decenni, l’operaio poeta ha girato il mondo, incluso un tour negli Stati Uniti che l’ha lasciato basito: «Nelle librerie la letteratur­a italiana è quasi del tutto assente. Eppure i libri sono il primo veicolo di cultura».

Di altri libri, quelli delle polemiche suscitate in laguna per il gender non vuole parlare «sono sciocchezz­e». Parla invece con calore delle battaglie e delle convinzion­i di una vita. Di Papa Francesco dice: «E’ una brava persona ma parliamo di una Chiesa che non tiene conto della sessualità umana. Contrabban­diamo ancora l’idea che l’omosessual­e sia un malato! Siamo eterosessu­ali, omosessual­i, transessua­li, lesbiche. Sul dato naturale non c’è altro da aggiungere».

L’ultima fatica di Brugnaro è del 2014, «Le follie non sono più follie» (edizioni Seam), raccoglie versi di periodi diversi, spuntano ancora le desolanti altezze degli altiforni ma anche l’invettiva contro l’«Ordinanza che vieta l’elemosina» a Venezia, nel 2008. E poi ci sono le grida di giubilo, pochi versi, quasi scheggiati, ma potenti, per ciascuno dei nipotini nel giorno in cui sono venuti al mondo.

L’aveva intuito Andrea Zanzotto, in una recensione del ’73 sul Giorno, che lo stesso Ferruccio segnala: «La sua è una scrittura troppo forte per ridursi a mera narrazione, a cronaca della vita di fabbrica».Una citazione, quella del grande cantore del Paesaggio, che è motivo di vanto:«Andrea per me era un fratello maggiore. - dice Brugnaro – Lo conobbi negli anni ’60, mi disse ‘Vieni a trovarmi’. E così ho fatto, inforcando il ‘motone’ rosso per arrivare a Pieve di Soligo. Non parlava molto ma quando parlava, tagliava».

Affinità elettive fra il poeta di fabbrica e il maestro, a quanto pare entrambi uomini silenziosi visto che Maria lo rimbrotta ancora oggi: «Non parli mai». E Lui: «Credo che in un bosco sia meglio star zitti». O lasciar parlare la poesia, come questa, dedicata a Garcia Lorca: «Le tue grida intrise di sangue giunsero lontano, si incrociaro­no, si strinsero alle mie grida in un’alba d’agosto senza eguali per bellezza e ferocia».

 Le poesie Le portavo in ciclostile in fabbrica a Marghera, ora uso le email. E così ho trovato un traduttore  La famiglia I comunisti senza dogmi mediano. Io ho sempre lasciato liberi i miei figli di pensare

 ??  ??
 ??  ?? Poeta operaio Ferruccio Brugnaro,79 anni, davanti al quadro Quarto Stato. Penultimo di 10 fratelli, entra negli anni ’’50 a Marghera e diventa leader sindacale nel Consiglio di Fabbrica Montefibre­Montedison. Nel 1965 inizia a volantinar­e le sue poesie....
Poeta operaio Ferruccio Brugnaro,79 anni, davanti al quadro Quarto Stato. Penultimo di 10 fratelli, entra negli anni ’’50 a Marghera e diventa leader sindacale nel Consiglio di Fabbrica Montefibre­Montedison. Nel 1965 inizia a volantinar­e le sue poesie....

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy