Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Protezione civile, bloccato il «cervellone elettronico»
Il Centro di Longarone senza soldi, non salda i conti. Stop al sistema che gestisce uomini e mezzi
Il sistema «Rfid», che contiene il censimento elettronico della protezione civile del Veneto e consente un impiego più tempestivo dei volontari in caso di emergenza, è bloccato. Il Centro regionale di Longarone, a causa della scarsità di risorse, ha ritardato i pagamenti e l’azienda che gestisce lo spazio web occupato dall’Rfid ne ha sospeso il funzionamento.
Tra meno di due settimane ricorrerà il quinto anniversario della grande alluvione che mise in ginocchio mezzo Veneto. Ma se da un lato la realizzazione delle opere di contenimento del rischio (dai bacini di laminazione al potenziamento degli argini) non si ferma, dall’altro la protezione civile è costretta a tirare la cinghia. Colpa dei finanziamenti pubblici che scarseggiano, con il solito rimpallo di responsabilità.
C’è chi punta il dito contro il Patto di Stabilità e chi se la prende col taglio dei trasferimenti. Di certo c’è che i fondi regionali destinati al Centro della protezione civile del Veneto - che ha sede a Longarone (Belluno) e che si occupa soprattutto della formazione dei volontari - tardano ad arrivare. Nulla di nuovo, se non fosse che stavolta i soldi nelle casse della struttura sono davvero esauriti e di conseguenza le spese vengono ridotte all’osso, i pagamenti rinviati. Tra questi ultimi, compaiono le fatture intestate all’azienda che si occupa di «affittare» lo spazio web necessario al funzionamento del servizio «Rfid», in pratica il super-cervellone elettronico che contiene tutti i dati relativi alle tute fluo del Veneto.
Si tratta di un servizio che almeno per com’era stato progettato - riveste un ruolo importante sul fronte della gestione delle emergenze: una «schedatura» elettronica dell’intero sistema di protezione civile della regione. Consultandolo è possibile conoscere la disponibilità di uomini e mezzi in qualunque momento e in qualsiasi zona del Veneto, all’interno di tutte le sedi alle quali fanno riferimento quasi diciottomila volontari.
Facile intuire come, in caso di terremoti o alluvioni, l’Rfid costituisca una risorsa fondamentale per permettere a chi coordina i soccorsi di intervenire con la massima velocità e ottimizzando le risorse.
Peccato che questo sistema informatico - costato finora all’incirca 450mila euro ed entrato in funzione solo dopo un percorso travagliato - da qualche giorno non sia più utilizzabile. La conferma arriva dalla pagina Facebook della protezione civile del Veneto: «Il Servizio web Rfid risulta attualmente sospeso in attesa di indicazioni da parte degli uffici della sezione di protezione civile della Regione del Veneto».
Il motivo per cui un sistema costato quasi mezzo milione non funziona? L’azienda che cede al Centro di Longarone lo spazio internet necessario al funzionamento dell’Rfid, si è stancata di aspettare il pagamento delle fatture (poche centinaia di euro al mese) e ha quindi sospeso l’erogazione del servizio. Intanto, dal Centro spiegano di non avere i soldi per saldare i conti, perché i trasferimenti dalla Regione tardano ad arrivare.
«Avvieremo una verifica su quanto sta accadendo - spiega l’assessore alla protezione civile, Giampaolo Bottacin - ma il problema dei pagamenti purtroppo c’è, e non è colpa della Regione: non dimentichiamo che il Veneto si ritrova con oltre un miliardo di euro bloccati a causa del Patto di Stabilità»
Da Venezia invitano ad avere pazienza: nei giorni scorsi le risorse per il Centro di Longarone sono state sbloccate ed entro un mese i soldi dovrebbero entrare nelle casse dell’ente di formazione. Nel frattempo, non resta che sperare non ci sia bisogno della protezione civile.
L’assessore Ritardi nei pagamenti, ma la Regione ha più di un miliardo bloccato dal Patto di Stabilità