Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Pompe guaste, «piscina» a Palazzo Grimani Visitatori con i piedi in acqua, protestano i sindacati. Ferrara: non ci sono soldi
Palazzo Grimani è un edificio cinquecentesco, costruito come dimora del doge Antonio Grimani e poi ampliato dalla famiglia. Si trova a Santa Maria Formosa
Nel 2008 è stato riaperto dopo un lungo restauro ed è tornato ad essere una sede museale a tutti gli effetti
Quando è stato inaugurato, nel 2008, era stato presentato come un vero e proprio «gioiello» della sicurezza idraulica museale. Ora, invece, funziona a spot. Il complicato sistema che avrebbe dovuto garantirne la «salubrità» degli ambienti e pompare fuori l’acqua in caso di maree eccezionali a Palazzo Grimani ha due pompe rotte e il risultato è dunque compromesso. Così ora accade che il palazzo «va sotto» ad ogni accenno di acqua alta e lo farà probabilmente per buona parte dei prossimi mesi autunnali e invernali.
«Le pompe sono difettose, è vero – dice Daniele Ferrara, soprintendente del polo museale veneto – ma la cifra per ripararle non è nemmeno pensabile in questo momento. Si tratta di un intervento da fare, ma lo programmeremo certamente nei prossimi anni». Il rischio, dunque, è che gli episodi si ripetano per tutto l’inverno. E che ad ogni acqua alta il palazzo «finisca sotto», con buona pace di visitatori e addetti ai lavori. Secondo la denuncia dei sindacati Uil e Flp, infatti, il problema si ripete un po’ troppo spesso. «Il sistema idraulico? Praticamente è sempre stato rotto fin da quando è stato inaugurato il palazzo – dice Cristina Fior, coordinatrice veneziana di Flp Bac - le pompe si rompono spesso, ma non vengono sistemate. Due o tre anni fa, durante la marea eccezionale, nel palazzo l’acqua è arrivata addirittura alle ginocchia. Non solo. Ci sono problemi anche quando la marea è bassa e le pompe funzionano bene, perché il primo portico va a mollo comunque appena la marea supera i 90 centimetri e lì l’acqua ristagna anche una giornata».
Col risultato che i visitatori arrivano, trovano l’acqua alta e qualcuno se ne va, alla faccia della fruibilità dei musei. Oppure, in alternativa, i turisti decidono di mettere i piedi in ammollo e di entrare comunque, ma non è certo piacevole. «Nonostante il sistema di paratoie e pompe ideato al suo avvio, il palazzo si trasforma in una piscina – dice Fior – l’acqua ristagna proprio davanti al portone d’ingresso e rende difficoltoso e pericoloso l’accesso al museo. Il fenomeno dell’allagamento è noto da tempo, ma nessuno se ne occupa». Non solo: il museo avrebbe chiesto anche a più riprese di posizionare una passerella per i visitatori, ma dal Comune non è mai arrivata. E neppure le riparazioni all’interno del museo sono state fatte. «Per quanto riguarda le pompe, visto il numero di volte che si rompono bisognerebbe intervenire con una manutenzione costante – continua Fior – questo non accade per problemi economici. Ecco dunque il paradosso della grande bellezza dei beni culturali, la cui fruizione è stata dichiarata un servizio essenziale dal ministro Franceschini, ma che nei fatti rimane ostaggio dell’incapacità del ministero di fornire le risorse necessarie per usufruirne in modo appropriato».
Cultura e paradossi Fior (Flp Bac): per il ministro la fruizione dei beni culturali è un servizio essenziale, ma non ci sono fondi adeguati