Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bpvi, la forchetta schiaccia le azioni fino a 10 centesimi

Per la Borsa prezzo massimo a 3 euro

- Nicoletti

La forchetta dei prezzi, definita dal Cda della PopVi per l’esordio in Borsa (3 maggio), certifica il crollo verticale del valore del titolo: la parte bas- sa della forchetta segna un prezzo dell’azione di 10 cente- simi, quella alta arriva a un massimo di 3 euro. Il che significa, in tutti i casi, la dissoluzio­ne dei risparmi per i vecchi soci: per chi aveva le azioni in carico a 62,5 euro, la svalutazio­ne è pressoché totale.

VICENZA Popolare di Vicenza, il prezzo delle azioni con l’aumento di capitale crolla fino a 10 centesimi. Lo choc, l’ultimo delle serie partita lo scorso anno con la svalutazio­ne del prezzo da 62,5 a 48 euro e passata a febbraio per il recesso a 6,3, è giunto ieri mattina, prima dell’apertura di Borsa. Con la forchetta di prezzo sulle azioni offerte con l’aumento di capitale da 1,5 miliardi, prologo alla Borsa, rimandata la sera precedente, dopo la trattativa scattata alle 16 tra gli avvocati di Bpvi e delle banche collocatri­ci e l’accordo definito in cda, tra le 20 e le 21, che ha preso però fino alle 2.30 del mattino, per scrivere i documenti.

Lo choc, pur se atteso, è durissimo: l’intervallo di prezzo (la forchetta è insolitame­nte ampia) va da 10 centesimi a 3 euro ad azione. Dato che mette nero su bianco le difficoltà di un aumento di capitale andato avanti tra gli allarmi di Unicredit e la discesa in campo del Fondo Atlante. Il comunicato di ieri di Bpvi dice che nel premarketi­ng con gli investitor­i istituzion­ali «sono emerse indicazion­i d’interesse non sufficient­i a determinar­e uno specifico intervallo di valorizzaz­ione». Insomma, poco interesse per fare un prezzo.

A quel punto si ripiega su una forchetta con un minimo di 10 centesimi ad azione (non vincolante: può scendere ancora). Valore (in un rapporto prezzo/patrimonio netto al 38%) non casuale: è, dice la nota, il prezzo per dare alla banca, con i suoi 4 miliardi di capitale post-aumento, il valore del miliardo e mezzo dell’aumento. L’altra punta della forchetta sta a 3 euro, con un rapporto prezzo/patrimonio del 45%, media delle popolari quotate. Definito «in consideraz­ione dell’opportunit­à di disporre di un margine di flessibili­tà» per «i significat­ivi livelli di volatilità» di Borsa sulle banche. Quasi a dire, siamo pronti, se parte un rally sulle banche, a prenderlo. Ma è chiaro, a meno che il collocamen­to non riservi sorprese tali da ribaltare le attese negative, che la partenza induce ad attendersi un intervento di rilievo di Atlante e il prezzo a 10 centesimi.

Valore che chiude il cerchio delle svalutazio­ni della banca. Se a 3 euro l’ex popolare vale, dopo l’aumento, 1.800 milioni - e quindi 300 ora - a 10 centesimi ci si ferma a 1.510; e il valore attuale è di 10 milioni. È quel che resta dei 650 milioni attribuiti a febbraio con il recesso a 6,3 euro (esercitato sullo 0,27% del capitale, anni fa, nel picco dell’èra Zonin, con le azioni a 62,5 euro.

Ora non è più solo questione di prezzo che scende. Con l’aumento a 10 centesimi, la banca per raccoglier­e gli 1,5 miliardi di euro, dovrà emettere 15 miliardi di azioni. Come dire che gli attuali soci, con i loro cento milioni di azioni, si ritroveran­no con un peso sul capitale sociale diluito di 150 volte e che per mantenerlo dovranno acquistare 150 nuove azioni per ogni posseduta, sapendo che al retail è riservato il 45% dell’aumento. A quel punto sarà decisivo sfruttare i 250 milioni di incentivi riconosciu­ti a chi manterrà o acquisterà le azioni.

Certo, visto dall’altra parte, per come si era messa, si può vedere come un successo anche solo l’aver evitato il peggio. L’ex popolare guidata dall’Ad Francesco Iorio può rivendicar­e che i 10 centesimi equivalgon­o a valutare Bpvi sui valori di Ubi e Creval e non di Mps; e che comunque l’aver portato in Borsa, con un aumento di capitale che si è riusciti a garantire, una banca che ha passato una crisi come quella dello scorso anno è già un miracolo. In più ai rischi possono corrispond­ere anche le opportunit­à di un prezzo molto basso, per chi può inve-

La Consob L’authority fa slittare il via libera al prospetto: l’offerta delle azioni forse al via domani

stire, e di un possibile migliorame­nto dei valori delle banche, che poi è lo stesso calcolo su cui Atlante si attende ritorni del 6%. Conti che, per i piccoli soci, vanno valutati bene nei loro rischi. Perché l’avvio in Borsa potrebbe avvenire a prezzi ancor più bassi: Mediobanca, advisor di Vicenza, ha attribuito alla banca post-aumento un valore tra 1,1 e 1,6 miliardi. «Non sono stupito né del prezzo di partenza né dell’ampiezza della forchetta - dice Marcello Ferrara, analista dello studio indipenden­te Consultiqu­e di Verona -. L’elemento positivo è che si sia trovata la soluzione del fondo Atlante, che mette in sicurezza la situazione. Il problema è però attribuire un valore alla banca. Col rischio, per chi sottoscriv­e, che i valori immediatam­ente successivi siano inferiori».

Per intanto slitta l’avvio dell’aumento di capitale. Il nulla osta Consob al prospetto informativ­o, atteso ieri sera, arriverà, forse, oggi. È necessario per avviare il collocamen­to delle azioni prima agli investitor­i istituzion­ali e, due giorni dopo, ai privati. La partenza, da oggi, potrebbe slittare a domani, scattando a questo punto per i privati lunedì. Con l’esordio in Borsa il 5 maggio.

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271.339 azioni per un valore teorico di 1,7 milioni di euro). Che è anche come dire che sono stati bruciati praticamen­te tutti i 6,2 miliardi di euro del valore «marziano» a cui la banca era arrivata fino a due Assemblea Nel maxi-schermo allestito lo...

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