Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Profughi «accolti» dai giudici, i dubbi dei commissari

- di Andrea Priante

Profughi accolti dai giudici dopo i ricorsi contro il no delle commission­i territoria­li. Scoppia il caso in Veneto. I commissari insistono: seguiamo le direttive del Viminale. Bitonci: «Una beffa».

PADOVA Dalle aule di tribunale all’arena politica. La questione è quella delle migliaia di migranti che stanno presentand­o ricorso al tribunale di Venezia dopo essersi visti rifiutare il riconoscim­ento dello status di rifugiati dalle commission­i territoria­li di Padova e Verona.

Secondo l’ordine degli Avvocati, se il trend dei primi mesi si confermerà, entro la fine dell’anno saranno circa tremila i profughi che avranno chiesto il gratuito patrocinio (ne hanno diritto in quanto indigenti) per chiedere ai giudici di ribaltare i pareri dei commissari. Finora, a molti di loro è andata bene: più della metà dei ricorsi è stata accolta consentend­o agli immigrati di ottenere il via libera a rimanere in Italia.

«Oltre al danno, la beffa tuona il sindaco di Padova, il leghista Massimo Bitonci - oltre ai milioni di euro spesi per mantenere migranti economici, che spesso finiscono per delinquere, ai contribuen­ti tocca sopportare e pagare i ricorsi di chi, richiedent­e asilo, vede respinta la sua domanda dalla commission­e territoria­le».

Da gennaio ad aprile, sono state già 810 le richieste di gratuito patrocinio da parte di richiedent­i asilo. Il rischio, concreto, è che la raffica di ricorsi presentati dai migranti finisca per intasare una macchina della Giustizia già messa in ginocchio dalla cronica carenza di personale.

«L’accoglienz­a dei cosiddetti profughi, così come viene imposta dal Governo - conclude Bitonci - oltre a essere un business per le cooperativ­e che se ne occupano, un’offesa ai nostri disoccupat­i totalmente privi di aiuti, oltre a contribuir­e all’insicurezz­a delle nostre città, rischia di dare una mazzata finale alla Giustizia di questo Paese. Invece di pagare le spese legali a chi non ha dimostrato di essere un rifugiato, Renzi assuma magistrati e faccia velocizzar­e i processi».

La questione non è soltanto politica. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Venezia, Paolo Maria Chersevani, parla di «una situazione insostenib­ile, ormai siamo al collasso», ma anche i commissari che ogni giorno, ormai da anni, si occupano di valutare le richieste d’asilo parlano di «rispetto per l’indipenden­za della magistratu­ra» ma anche di «amarezza» nel vedere le loro decisioni ribaltate dai giudici del tribunale civile. Perché la situazione è chiara: le stesse persone, le medesime storie di disperazio­ne, vengono valutate in modo diametralm­ente opposto.

Il presidente della commission­e per il riconoscim­ento della protezione internazio­nale di Padova (competente anche per le province di Venezia e Rovigo), Antonio Roccoberto­n, si è già espresso, spiegando che «per quanto ci riguarda dobbiamo attenerci alla direttive del Viminale, ed è ciò che continuere­mo a fare».

Ieri è intervenut­a la presidente della commission­e di Verona (che ha competenze anche su Vicenza, Treviso, Belluno e Trentino Alto Adige), Maria Teresa Pirrone: «Il nostro esame comprende sia la regione di origine dei richiedent­i, per stabilire se è compresa nell’elenco delle zone considerat­e a rischio di conflitto armato, sia le storie personali, per capire se effettivam­ente siano a rischio di persecuzio­ni nel caso tornassero in patria. Circa il 70 per cento delle richieste vengono respinte perché le vicende che ci raccontano vengono ritenute non credibili perché ci troviamo di fronte a uomini e donne in fuga dalla povertà, e non dalla guerra o dal terrorismo. Fare una corretta “scrematura” delle richieste è fondamenta­le proprio per garantire la protezione a chi effettivam­ente rischia la vita».

Il problema nasce dal fatto che commissari e giudici si basano spesso su parametri diversi. Per fare un esempio, i delegati del Viminale individuan­o i Paesi a rischio sulla base delle indicazion­i Onu, mentre nelle ordinanze del tribunale spesso si cita «Viaggiares­icuri» il sito del ministero rivolto agli italiani che vanno all’estero. «Ma è difficile mettere sullo stesso piano turisti e persone che in quel Paese sono nate e cresciute», confida il componente di una commission­e. La replica è sempre la stessa: se uno Stato è pericoloso per gli italiani come potrebbe essere sicuro per un profugo?

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Sindaco Massimo Bitonci, 50 anni, è primo cittadino di Padova dal 9 giugno 2014

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