Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tra i filari del Prosecco dove si trivella davvero «Non ci arriva un euro»

A Collalto e Nervesa gli impianti attivi. Residenti rassegnati

- di Angela Pederiva

NERVESA DELLA BATTAGLIA (TREVISO) Il giorno del referendum, per Giuseppe e Adriana, era arrivato ben prima di domenica scorsa. «In fondo non si può dire sempre “no”, altrimenti il mondo si ferma...», rifletteva lui. «Ma con tutti i sacrifici che abbiamo fatto, come facciamo a dire “sì”?», ribatteva lei. Intanto però il ministero dello Sviluppo Economico aveva rilasciato i permessi e la Regione aveva ratificato l’autorizzaz­ione, sicché di fronte al rischio di un esproprio, i coniugi Da Ruos-Pavan preferiron­o chiudere un accordo bonario con Apennine Energy, cedendo alla società del gruppo britannico Sound Oil mille metri quadrati della campagna attigua al loro casolare, fino ad allora coltivati a radicchio e mais. «L’era mejo ‘a biava...», s’immalincon­isce la loro vicina Adriana Foltran, ripensando al granoturco che cresceva là dove adesso sono piantati pali d’acciaio e cartelli «pericolo esplosione», a delimitare l’area di filtraggio del metano. Eccoci dunque in via Foscarine a Bidasio, frazione di Nervesa della Battaglia. È qui che sorge il pozzo «Sant’Andrea 1», quel complesso sistema di «trivelle di terra» per cui Movimento 5 Stelle e Partito Democratic­o chiedono al governator­e leghista Luca Zaia attenzione pari a quella prestata per le «trivelle di mare», oggetto della consultazi­one popolare fallita sotto i colpi di un quorum mai raggiunto.

Anche ai piedi del Montello l’affluenza alle urne non è andata oltre il 37,2%. «Un dato in linea con il resto del Veneto — commenta il sindaco Fabio Vettori — a dimostrazi­one del fatto che in paese non abbiamo una sensibilit­à maggiore per via di questo impianto. Sempliceme­nte i cittadini hanno sempre meno voglia di partecipar­e». Lui però ha votato a favore dell’abrogazion­e della norma sulle trivellazi­oni in acqua («Parliamo di due situazioni completame­nte diverse, per cui non c’è alcuna contraddiz­ione»), alla pari della signora Foltran («Ho ristruttur­ato casa per poterla riscaldare con la pompa di calore, io all’ambiente ci tengo») e così come avrebbero voluto fare anche i Da Ruos-Pavan («Abbiamo avuto un guaio in famiglia, altrimenti saremmo andati al seggio per il “sì”»).

Qui invece l’estrazione del gas continua a pieno ritmo, nell’appezzamen­to sull’altro lato della strada, dato in affitto da Ambrosiano Zanatta, già fondatore del colosso sportivo Tecnica. Tubi, valvole, bombole, manometri: «Un impianto innovativo ad emissione zero», l’aveva presentato l’azienda, con l’amministra­tore delegato Leonardo Spicci che rimarcava la condivisio­ne del progetto con la comunità, «il modo migliore per confutare con i fatti che le nostre attività di estrazione di gas metano non sono il “mostro” che spesso alcuni disinforma­ti descrivono». Nella fase di avvio della concession­e, diventata operativa il 4 febbraio per una durata stimata fra 9 e 12 anni, l’obiettivo è di raggiunger­e una portata di picco pari a 50.000 standard metri cubi al giorno, quando invece le royalty al Comune sono dovute oltre quota 65.000. «Ma vedremo alla fine dell’anno cosa avrà rilevato il contatore — afferma il sindaco Vettori — magari la soglia verrà superata e porteremo a casa qualcosa...».

Fra senso di responsabi­lità per la domanda energetica nazionale e rassegnazi­one collettiva di fronte alla strategici­tà di determinat­e infrastrut­ture, infatti, alla fine ai municipi resta solo quella: la speranza di ottenere un qualche indennizzo. Ma se Nervesa ha incassato in tutto 270 mila euro, la confinante Susegana non ne percepisce più di 23 mila all’anno, nonostante dal 1994 ospiti lo stoccaggio di Edison. «Con quei soldi non ci paghiamo nemmeno il Grest — commenta la prima cittadina Vincenza Scarpa — e ci è stato pure detto che l’importo potrebbe calare ulteriorme­nte. Per questo vorremmo almeno sapere come la Regione ha utilizzato i 12 milioni ricevuti dallo Stato nell’ambito dei Fondi per le risorse minerarie ed energetich­e,dato che noi non abbiamo visto neanche un centesimo». In compenso c’era chi vedeva aleggiare lo spettro di scosse e boati, dietro ai 22 pozzi e alla centrale che fra le località di Collalto e Sant’Anna possono custodire fino a 800 milioni di metri cubi di metano, convogliat­o dal gasdotto della Snam che aveva sventrato anche i poderi delle contesse di Collalto, protagonis­te per questo di una lunga battaglia giudiziari­a. «Ma pure gli esperti che avevamo ingaggiato noi hanno concluso che non ci sono rischi di sisma, né di subsidenza», afferma Lodovico Giustinian­i, amministra­tore della tenuta agricola delle nobildonne. L’ultima parola è stata pronunciat­a un mese fa dall’Istituto nazionale di oceanograf­ia e di geofisica sperimenta­le: «Non emerge alcuna connession­e tra le attività di stoccaggio del gas presso la Concession­e di Collalto e la sismicità rilevata».

 Da Ruos Non si può dire sempre «no»

 Foltran Era meglio lasciare il campo di granoturco

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Gas e vigneti L’impianto di Nervesa. Sotto il castello di Susegana
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