Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Molestate anche le lavoratrici dell’hub Bagnoli scende in piazza per le donne
Il sindaco: «Stato assente, fiaccolata con madri e bambini in testa». Il Viminale: «Cerchiamo altre caserme»
Che aria tiri a Bagnoli dopo l’arresto di un nigeriano ospite del Centro profughi di San Siro per il tentato stupro di due residenti, lo capisci subito arrivando in municipio. Da fuori sembra più un centro sociale, addobbato con striscioni che, sotto il tricolore, strillano a caratteri cubitali: «Non siamo il distretto dei profughi!!!» e: «Chiudere gli hub di San Siro e Conetta». E’ un primo assaggio della rivolta delle istituzioni contro le istituzioni che si consuma all’interno e che finirà sotto i riflettori il primo aprile, con la fiaccolata organizzata dai Comuni di Bagnoli, Cona e Agna per difendere le donne, alla testa del corteo con i bambini. Intanto «l’uno contro tutti» è il sindaco Roberto Milan, che ne ha per carabinieri, prefetto, ministero dell’Interno e gestori dell’ex base militare dal novembre 2015 trasformata nella «casa» di 800 migranti. A far salire la tensione, negli ultimi tre mesi, le aggressioni citate e le molestie sessuali formalizzate in denunce ai carabinieri attribuite a cinque richiedenti asilo da quattro ragazze da due anni impiegate nel centro da «Pulizie Progetto». Srl che ha ricevuto il servizio in subappalto da «Ecofficina».
«Tutto ciò è l’emblema dell’inerzia dello Stato davanti all’attacco alle nostre donne e alla nostra comunità — tuona Milan — è inutile poi scendere in piazza con le scarpe rosse e osservare i minuti di raccoglimento in Parlamento dopo ogni tragedia. Lo Stato si decida a intervenire prima, per evitare altri abusi, per esempio allontanando i delinquenti dall’hub di San Siro, struttura prefettizia. E invece il prefetto di Padova, Renato Franceschelli, non ha nemmeno messo un operatore a vigilare, come da noi richiesto, e il suo vicario Pasquale Aversa scarica tutto sulle cooperative». Il 22 marzo, ricevuta la lettera con cui Milan e il sindacato Labor comunicano alla prefettura le denunce depositate il 10 marzo e l’assenza di sicurezza sul posto di lavoro, confermata da «Pulizie Progetto», Aversa risponde per iscritto: «Questa prefettura ha già formalmente incaricato il gestore del centro, quale unico interlocutore contrattuale, per la predisposizione di un apposito piano organizzativo che disciplini la presenza delle lavoratrici all’interno dello stesso, al fine di aumentare l’attuale standard di sicurezza delle interessate. Inoltre è stato richiesto al gestore di disporre, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria, il trasferimento del migrante le cui generalità sono emerse dalla documentazione in nostro possesso».
Risultato: «Ad oggi nulla è cambiato. I colpevoli delle violenze, cinque e non il solo citato da Aversa, sono ancora nel centro e le dipendenti molestate oltre al danno hanno subìto la beffa — racconta Elena Capone, responsabile legale di Labor —. Una è stata fisicamente allontanata dall’hub e messa in ferie forzate almeno fino a fine mese, un’altra è in malattia e due sono tornate al lavoro ma in uno stato di paura perenne e senza alcuna tutela. Manderemo una lettera all’Inail perchè intervenga a mettere in sicurezza l’ambiente in cui operano le 15 addette alle pulizie di bagni e camerate e perchè riconosca alle quattro coinvolte in almeno tre episodi di palpeggiamenti, dopo un’escalation di violenze verbali e aggressioni a sfondo sessuale, l’incidente sul lavoro». Il che consentirebbe l’eventuale richiesta di un’indennità. «I carabinieri non hanno eseguito alcun controllo nel centro — rivela Milan — ed è paradossale. Del resto avevano tenuto nascosti anche i due tentati stupri (per mantenere il segreto istruttorio, è la replica, ndr)». Tutto ciò in un Veneto ancora sotto choc per l’ennesimo femminicidio, avvenuto a Vittorio Veneto.
Il Viminale, che ha bloccato l’invio di altri 220 profughi, fa sapere: «Teniamo sotto controllo la situazione e stiamo cercando nuove caserme per alleggerire Bagnoli e Cona». In più sono stati versati 200mila euro di contributo straordinario a Bagnoli, che il sindaco deve «ritirare» tramite la prefettura, e altri 270.876 di «bonus riconoscenza» risultano corrisposti lunedì. Altri ne arriveranno col saldo finale. Cona ne riceverà a giorni 302.372, più il saldo da definire. Non corrispondono ai 500 euro a migrante stabiliti perchè la legge dice che l’importo complessivo non può superare il 15% della spesa corrente del Comune destinatario.
Milan Cinque profughi hanno palpato quattro dipendenti
Labor Nonostante le denunce i colpevoli sono ancora lì, le ragazze a casa