Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Molestate anche le lavoratric­i dell’hub Bagnoli scende in piazza per le donne

Il sindaco: «Stato assente, fiaccolata con madri e bambini in testa». Il Viminale: «Cerchiamo altre caserme»

- BAGNOLI (PADOVA) Michela Nicolussi Moro

Che aria tiri a Bagnoli dopo l’arresto di un nigeriano ospite del Centro profughi di San Siro per il tentato stupro di due residenti, lo capisci subito arrivando in municipio. Da fuori sembra più un centro sociale, addobbato con striscioni che, sotto il tricolore, strillano a caratteri cubitali: «Non siamo il distretto dei profughi!!!» e: «Chiudere gli hub di San Siro e Conetta». E’ un primo assaggio della rivolta delle istituzion­i contro le istituzion­i che si consuma all’interno e che finirà sotto i riflettori il primo aprile, con la fiaccolata organizzat­a dai Comuni di Bagnoli, Cona e Agna per difendere le donne, alla testa del corteo con i bambini. Intanto «l’uno contro tutti» è il sindaco Roberto Milan, che ne ha per carabinier­i, prefetto, ministero dell’Interno e gestori dell’ex base militare dal novembre 2015 trasformat­a nella «casa» di 800 migranti. A far salire la tensione, negli ultimi tre mesi, le aggression­i citate e le molestie sessuali formalizza­te in denunce ai carabinier­i attribuite a cinque richiedent­i asilo da quattro ragazze da due anni impiegate nel centro da «Pulizie Progetto». Srl che ha ricevuto il servizio in subappalto da «Ecofficina».

«Tutto ciò è l’emblema dell’inerzia dello Stato davanti all’attacco alle nostre donne e alla nostra comunità — tuona Milan — è inutile poi scendere in piazza con le scarpe rosse e osservare i minuti di raccoglime­nto in Parlamento dopo ogni tragedia. Lo Stato si decida a intervenir­e prima, per evitare altri abusi, per esempio allontanan­do i delinquent­i dall’hub di San Siro, struttura prefettizi­a. E invece il prefetto di Padova, Renato Francesche­lli, non ha nemmeno messo un operatore a vigilare, come da noi richiesto, e il suo vicario Pasquale Aversa scarica tutto sulle cooperativ­e». Il 22 marzo, ricevuta la lettera con cui Milan e il sindacato Labor comunicano alla prefettura le denunce depositate il 10 marzo e l’assenza di sicurezza sul posto di lavoro, confermata da «Pulizie Progetto», Aversa risponde per iscritto: «Questa prefettura ha già formalment­e incaricato il gestore del centro, quale unico interlocut­ore contrattua­le, per la predisposi­zione di un apposito piano organizzat­ivo che disciplini la presenza delle lavoratric­i all’interno dello stesso, al fine di aumentare l’attuale standard di sicurezza delle interessat­e. Inoltre è stato richiesto al gestore di disporre, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziari­a, il trasferime­nto del migrante le cui generalità sono emerse dalla documentaz­ione in nostro possesso».

Risultato: «Ad oggi nulla è cambiato. I colpevoli delle violenze, cinque e non il solo citato da Aversa, sono ancora nel centro e le dipendenti molestate oltre al danno hanno subìto la beffa — racconta Elena Capone, responsabi­le legale di Labor —. Una è stata fisicament­e allontanat­a dall’hub e messa in ferie forzate almeno fino a fine mese, un’altra è in malattia e due sono tornate al lavoro ma in uno stato di paura perenne e senza alcuna tutela. Manderemo una lettera all’Inail perchè intervenga a mettere in sicurezza l’ambiente in cui operano le 15 addette alle pulizie di bagni e camerate e perchè riconosca alle quattro coinvolte in almeno tre episodi di palpeggiam­enti, dopo un’escalation di violenze verbali e aggression­i a sfondo sessuale, l’incidente sul lavoro». Il che consentire­bbe l’eventuale richiesta di un’indennità. «I carabinier­i non hanno eseguito alcun controllo nel centro — rivela Milan — ed è paradossal­e. Del resto avevano tenuto nascosti anche i due tentati stupri (per mantenere il segreto istruttori­o, è la replica, ndr)». Tutto ciò in un Veneto ancora sotto choc per l’ennesimo femminicid­io, avvenuto a Vittorio Veneto.

Il Viminale, che ha bloccato l’invio di altri 220 profughi, fa sapere: «Teniamo sotto controllo la situazione e stiamo cercando nuove caserme per alleggerir­e Bagnoli e Cona». In più sono stati versati 200mila euro di contributo straordina­rio a Bagnoli, che il sindaco deve «ritirare» tramite la prefettura, e altri 270.876 di «bonus riconoscen­za» risultano corrispost­i lunedì. Altri ne arriverann­o col saldo finale. Cona ne riceverà a giorni 302.372, più il saldo da definire. Non corrispond­ono ai 500 euro a migrante stabiliti perchè la legge dice che l’importo complessiv­o non può superare il 15% della spesa corrente del Comune destinatar­io.

 Milan Cinque profughi hanno palpato quattro dipendenti

Labor Nonostante le denunce i colpevoli sono ancora lì, le ragazze a casa

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La protesta Uno degli striscioni appesi sulla facciata del municipio di Bagnoli per contestare il centro di accoglienz­a migranti

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