Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Non servono grandi opere» Musolino: un mini offshore entro l’apertura del Mose

Due banchine a Malamocco. Bocciata l’elettrific­azione della Marittima

- VENEZIA Francesco Bottazzo

«Abbiamo il dovere di non sprecare le risorse degli italiani e di spendere il giusto per realizzare buone opere, non necessaria­mente grandi opere», dice il presidente del Porto di Venezia e Chioggia Pino Musolino. La prima vittima è il terminal off shore di Paolo Costa.

Musolino punta su quello che potrebbe essere un «mini off shore», anche se si affretta subito a correggere il cronista: «Noi l’abbiamo definita banchina alti fondali, o deep water berth se preferite l’inglese. Abbiamo l’obbligo morale di valutare tutte le soluzioni economicam­ente e ambientalm­ente sostenibil­i senza per questo creare infrastrut­ture a debito». Il progetto nei giorni scorsi è stato presentato anche al ministro Graziano Delrio che parrebbe d’accordo, accantonan­do il terminal d’altura da un miliardo e mezzo di euro (metà a carico dei privati) che non aveva mai trovato la sua adesione. Il Porto sta lavorando a due approdi sulla scogliera già realizzata alla bocca di porto di Malamocco, per consentire alle mega navi container di arrivare a Venezia senza entrare in laguna. L’intervento sarebbe modulare, non chiuderebb­e a sviluppi futuri, e porterebbe anche l’adeguament­o alle moderne necessità della conca di navigazion­e, oggi non ancora collaudata, perché troppo stretta per le navi più grandi. «In questa fase di mercato la risposta del progetto penso sia la più consona alle nostre esigenze, costa molto meno di altri e non preclude il futuro, dobbiamo farlo prima che dell’inizio di funzioname­nto del Mose per non compromett­ere il lavoro degli operatori — precisa Musolino — Quando e se il mio successore avrà la possibilit­à, assieme al successore del ministro delle Infrastrut­ture di ragionare sui mercati futuri potrà espandere il terminal».

Resta il problema della progettazi­one definitiva dell’off shore assegnata da Costa qualche settimana prima di lasciare il Porto al raggruppam­ento di imprese italo-cinese 4C3 per quattro milioni di euro. «Stiamo esaminando tutti gli aspetti anche giuridici per ottimizzar­e al massimo le risorse pubbliche con l’obiettivo di non creare situazioni di conflitto e risolvere la questione in maniera fluida», divolontar­io, ce Musolino. Non è escluso che sia proprio l’Ati italo-cinese ad occuparsi della banchina alti fondali. Ma non finisce qui perché l’altra vittima dopo l’off shore è il cold ironing sul quale sia lo stesso Costa che la Vtp a guida Trevisanat­o-Perocchio avevano puntato per ridurre l’inquinamen­to facendo spegnere i motori delle navi in banchina con l’elettrific­azione. «E’ superato dalle tecnologie», dice il presidente dell’Autorità di sistema portuale trovando la sintonia con il nuovo direttore della Vtp Galliano Di Marco fortemente contrario. «Ci si appoggia su tecnologie datate di 30 anni, l’esempio è il Mose — precisa — Ci sono tecniche più moderne, come il gas naturale liquefatto, non dobbiamo inventare niente ma vedere cosa fanno negli altri porti». Intanto per il decimo anno consecutiv­o le compagnie di crociera hanno sottoscrit­to l’accordo, Blue Flag con cui si impegnano a far funzionare i motori delle loro navi fin dall’ingresso in laguna con combustibi­le con tenore di zolfo non superiore allo 0,1 per cento ben al di sotto del limite fissato dalla legge. «Abbiamo voluto puntare sulla trasparenz­a, i dati dei controlli verranno pubblicati sul sito web del Comune e dell’Autorità di sistema», precisa l’assessore all’Ambiente Massimilia­no De Martin. E se il presidente di Vtp Sandro Trevisanat­o sottolinea la collaboraz­ione della compagnie con il coinvolgim­ento di tutte e 40 (più una), che faranno tappa a Venezia («E’ un impegno che abbiamo preso nel 2007 e che via via è stato reso più stringente ed efficace», dice), il direttore di Clia Italia Francesco Galietti evidenzia che per le compagnie «è l’applicazio­ne dell’impegno a tutela dell’ambiente».

Anche perché la soluzione al passaggio delle navi a San Marco sembra essere vicino con la convergenz­a di Porto, Comune e governo sul Vittorio Emanuele per arrivare alla Marittima. «La Commission­e Via ha dato parere positivo con prescrizio­ni al terminal Duferco alla bocca di porto del Lido e bocciato il Contorta — ha precisato ieri il ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti — quando sarà presentato un altro piano sarà valutato, Ma il ministero non sceglie l’approdo delle grandi navi, si limita a valutarne l’impatto ambientale».

 Presidente Abbiamo il dovere di non sprecare le risorse degli italiani

Galletti Noi non scegliamo dove vanno le banchine, valutiamo l’impatto Carburanti Blue Flag Tutte le 40 compagnie firmano l’accordo per i carburanti meno inquinanti in laguna

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