Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

NELLE ISTITUZION­I NON C’È SPAZIO PER CHI NON CREDE NELLO STATO

Il Procurator­e generale: «Sobrietà ed equilibrio devono caratteriz­zare ogni magistrato»

- Di Antonino Condorelli

Purtroppo il numero comunque elevato di episodi che vedono i comuni cittadini esposti ad imprevedib­ili pericoli ed aggression­i, talvolta anche di inaudita violenza, spesso del tutto inconsiste­nti anche sotto il profilo della loro riferibili­tà alle malcapitat­e vittime, costituisc­ono, anche a causa della comprensib­ile attenzione dei mezzi di informazio­ne, un problema di sempre maggiore rilevanza per tutti noi.

Purtroppo il numero comunque elevato di episodi che vedono i comuni cittadini esposti ad imprevedib­ili pericoli ed aggression­i, talvolta anche di inaudita violenza e per le motivazion­i più varie, spesso del tutto inconsiste­nti anche sotto il profilo della loro riferibili­tà alle malcapitat­e vittime, e le modalità frequentem­ente clamorose con le quali queste gravi manifestaz­ioni antisocial­i si realizzano, costituisc­ono, anche a causa della comprensib­ile attenzione dei mezzi di informazio­ne, un problema di sempre maggiore rilevanza per tutti noi, accrescend­o quel senso di disagio e di insicurezz­a sociale che caratteriz­za negativame­nte la vita di tutti i giorni, e ci porta a livelli di stress anche emotivi che possono raggiunger­e, e a volte sorpassare, le minime soglie di guardia di una civile e pacifica convivenza. Se a ciò si associa la diffusa percezione dell’insufficie­nza, quantitati­va ma anche qualitativ­a, per tempi, incisività e proporzion­alità rispetto all’offesa, della doverosa risposta delle Istituzion­i preposte al contenimen­to e repression­e di tali devianze, ben si comprende come il rischio del disorienta­mento individual­e di molti e delle conseguent­i possibili reazioni incontroll­ate possa assumere preoccupan­ti dimensioni, tali da suggerire, o meglio imporre particolar­e e scrupolosa attenzione nell’assolvimen­to dei propri doveri di ufficio e nell’uso responsabi­le dei diritti inviolabil­i della persona. In particolar­e, negli ultimi anni, e ancor più di recente nelle settimane scorse si è registrato, in corrispond­enza di gravissimi fatti di cronaca riguardant­i reati a danno di proprietar­i e di gestori, all’interno dei loro domicili e/o dei loro esercizi commercial­i, lo sviluppo di una polemica sempre più accesa, e con forte connotazio­ne politica e sociale, intorno ai limiti legali della legittima difesa, polemica che si è spinta fino ad auspicare la totale eliminazio­ne di tali limiti, quanto meno all’interno di proprietà private; posizione questa che ha trovato efficace rappresent­azione nello slogan «la difesa è sempre legittima».

A nulla è valso obbiettare che anche la legislazio­ne vigente prevede un’ampia serie di casi di difese scriminate e comunque non sanzionabi­li, e che una Difesa «sempre legittima» di questo genere finirebbe invece con il varcare i confini a lei concettual­mente propri, in realtà straripand­o verso forme di Offesa gratuita, e quindi di violenza ingiustifi­cata contro persone inermi in contesti privi di qualsivogl­ia pericolosi­tà per il difendente o per i suoi cari. Piuttosto, come era facile prevedere, pare che si sia destinati a passare ad una esaltazion­e della “difesa sempre legittima”, se così si può dire, a tutto campo, anche sulle strade come nei locali pubblici, e quindi ad una invocata diffusione del ricorso incontroll­ato, ancorché “preventivo”, alle armi da sparo (il cui porto illegale è, opportunam­ente, ancora oggi vietato e punito con pene severissim­e da una legge dello stato vigente ormai da più di 50 anni), come appannaggi­o di qualunque cittadino privato spaventato dal dilagare della criminalit­à. Una simile evenienza sembrerebb­e, a prima vista, impossibil­e da realizzare e comunque, proprio per ragioni di sicurezza, da scongiurar­e, senza che sia necessario ricordare agli incauti sostenitor­i di tali soluzioni “fai da te” le tragiche piaghe che affliggono Paesi stranieri tradiziona­lmente favorevoli ad esse, funestati da ricorrenti e insensate stragi di massa.

Piuttosto è necessario porre mano agli strumenti statuali, di mezzi e di leggi, di Polizia e di Giustizia, da sempre esistenti, e certamente da riformare potenziare e rivitalizz­are nei loro attuali, ripetutame­nte segnalati, punti critici, per la prevenzion­e e repression­e dei crimini che mettono a repentagli­o sicurezza, libertà e incolumità dei consociati; per far ciò è certamente però indispensa­bile anche, se non soprattutt­o, che gli uomini che vivono e lavorano, con funzioni di alta responsabi­lità, all’interno di tali Istituzion­i, mantengano fermo il loro impegno meritandon­e giorno per giorno l’investitur­a, con il loro lavoro, il loro sacrificio, il loro rispetto verso i cittadini che ad essi si affidano, e ad essi affidano le loro speranze e aspettativ­e di giustizia e sicurezza. Non vi può essere invece spazio per coloro i quali a tali speranze e aspettativ­e non dimostrano di credere più e, quasi irridendol­e, proclamano anzi, con la “scomparsa” dello Stato e persino del proprio ruolo, la necessità di ricorrere alla violenza o alla minaccia di violenza privata come unico deterrente e strumento di tutela possibile.

Per quanto riguarda la magistratu­ra, nessuno può pensare di sottrarsi al valore altamente rappresent­ativo delle funzioni esercitate, ed al significat­o emblematic­o delle posizioni pubblicame­nte ed esplicitam­ente assunte, con prevedibil­i ricadute sull’orientamen­to dell’opinione pubblica in direzione di una crescente sfiducia e disistima della Giustizia, e del valore della legalità che questa deve sempre, e primierame­nte quando ciò risulta più difficile e pericoloso, cercare di assicurare.

Valgono a questo riguardo le parole illuminate e generalmen­te condivisib­ili dell’Associazio­ne Nazionale Magistrati, secondo cui «la sobrietà e l’equilibrio devono caratteriz­zare ogni magistrato, il quale è credibile, ed è degno della sua funzione, solo quando valuta in modo imparziale vicende a cui non è personalme­nte interessat­o». Ed è esclusivam­ente a tale magistrato che ogni cittadino che ha subìto un torto, e che ha comunque bisogno di ottenere giustizia ha il diritto non negoziabil­e di doversi e potersi rivolgere.

* Procurator­e Generale Corte di Appello di Venezia

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