Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Zaia chiede l’autonomia al governo di centrosinistra ma ai tempi di Berlusconi rinunciò a farla valere
Caro direttore, il presidente del Veneto Zaia (Corriere della Sera 24 marzo) rivendica la necessità del ricorso ad un referendum consultivo per ottenere quanto la Costituzione già riconosce all’art. 116, terzo comma, ovvero «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia …… possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata...»
Zaia sostiene che questa sarebbe una strada obbligata in quanto, «neppure una Regione ha finora avuto il bene di vedersi riconoscere alcunché». Il presidente del Veneto giudica negativamente il «governo di Roma» a causa del silenzio assordante alla richiesta di riconoscimento di un’autonomia differenziata, che il Veneto a guida Galan, con lo stesso Zaia vicepresidente, aveva formulato nel dicembre del 2007. Si capisce: questa è stata un’esperienza sicuramente frustrante per chi come Zaia agita la bandiera federalista. Epperò lo stesso presidente veneto ricorderà come nel 2008, promosso ministro del governo Berlusconi, si trovò nella condizione straordinaria di far valere le ragioni del Veneto nella trattativa con lo Stato.
Allora invece un negoziato, che avrebbe potuto avere come protagonisti Zaia dalla parte del governo e Galan della regione, non ebbe mai luogo. Forse con la caduta del governo di centro sinistra, avvenuta nel gennaio del 2008, erano venute meno le ragioni del federalismo differenziato e del conflitto con lo Stato.
Qualche anno dopo, nel 2014, riaffiora l’interesse di Zaia per l’autonomia. Accade dopo la formazione del governo Renzi, quando il presidente veneto propone la celebrazione di referendum autonomisti e indipendentisti. Due anni più tardi Zaia avanza una nuova richiesta di negoziato con il governo. A questo punto, contrariamente alla stagione in cui Zaia era stato ministro, Enrico Costa, ministro per gli Affari Regionali del governo Renzi, informa prontamente il Presidente del Veneto della «disponibilità ad avviare la procedura negoziale e di carattere concertativo …. finalizzata ad individuare/delimitare i confini delle materie nell’ambito delle quali la differenziazione regionale sarebbe abilitata ad operare».
È una apertura senza precedenti. Una regione interessata al merito delle competenze rivendicate l’avrebbe colta al volo. Il Veneto invece, incomprensibilmente, la lascia cadere. Evidentemente più che alle competenze amministrative da ottenere, la maggioranza che guida la regione è più interessata all’uso politico del referendum.
Meglio, un plebiscito, come Zaia stesso ricorda. La richiesta originaria prevedeva la possibilità di referendum per ottenere anche «l’Indipendenza del Veneto». La Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibile la richiesta, che tuttavia rimane sullo sfondo anche di questo referendum. In quale rapporto stia l’indipendenza con l’uscita dall’Europa e dall’euro propugnata da Salvini, è tema che non riguarda solo Zaia ma tutti i cittadini italiani della terra che ha dato i natali anche a me.Se il Veneto, oltre alla propaganda, è interessato ad ottenere le competenze che rivendica, troverà nel Ministero di via della Stamperia un governo pronto a confrontarsi con le legittime aspettative delle autonomie regionali. E Zaia lo sa bene.
*Sottosegretario per gli Affari Regionali e le Autonomie