Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
No global veneti fermati a Roma «Tenuti lontani dal corteo»
ROMA Niente corteo ma una giornata in Questura, al centro di identificazione dell’ufficio immigrazione di Tor Cervara, per un centinaio di no global partiti dal Veneto alla volta di Roma. Gli attivisti dei centri sociali nordestini erano a bordo di quattro pullman diretti alla manifestazione «Eurostop», con concentramento alle 14 a Porta San Paolo, organizzato in protesta contro le politiche «delle banche e delle guerre» dell’Unione europea nel giorno delle celebrazioni per il 60esimo anniversario della firma dei Trattati di Roma.
Ieri, una parte dei no global veneti non è mai arrivata alla manifestazione ma dopo essere stata fermata per controlli al casello autostradale di Roma nord è stata condotta a Tor Cervara. La polizia ha fatto scendere tutti gli attivisti dai mezzi al casello, li ha identificati e perquisiti e sono state sequestrate alcune felpe con cappuccio, cappelli e giacche.
Finiti i controlli, due pullman sono ripartiti in direzione di Porta San Paolo mentre altri cento militanti dei centri sociali Rivolta e Morion di Venezia e del Bocciodromo di Vicenza sono stati scortati, a bordo dei due veicoli, fino alla Questura di Tor Cervara. Con loro, un terzo mezzo dei No tav in arrivo dalla Val di Susa ( Piemonte) e ad un’automobile con a bordo altri manifestanti. In tutto, 150 persone hanno trascorso la giornata in Questura in attesa di capire le ragioni del loro fermo.
Immediata la protesta dei manifestanti, che hanno denunciato sui social network e sul sito web globalproject.info, quanto stava accadendo. «Con la scusa del rischio terrorismo il ministro dell’Interno Marco Minniti di fatto tenta di controllare e reprimere il dissenso», hanno commentato i no global.
Diversa la versione delle forze dell’ordine, durante le perquisizioni dei pullman avrebbero trovato armi improprie e per questo i manifestanti sarebbero stati condotti al centro di identificazione dell’ufficio immigrazione di Tor Cervara. A fine corteo, Tommaso Cacciari, del Morion di Venezia, che non era tra i fermati, ha però smentito in maniera categorica che nei pullman ci fossero strumenti impropri. «Nessuno era attrezzato per fare casino – ha spiegato Cacciari durante la conferenza stampa a fine corteo -. Da quando è vietato avere una felpa con il cappuccio? Vedo che anche voi (rivolto ai giornalisti, ndr) indossate giacconi con il cappuccio: stiamo assistendo ad una repressione assurda e scientifica del dissenso, è inaccettabile e non fermerà chi crede e lotta per un’Europa diversa, dei diritti e delle persone».
Alle 19 di ieri, i due pullman e gli attivisti erano ancora a Tor Cervara. «Non sappiamo quando potremo andarcene», hanno raccontato al telefono. Sono state infatti vane le proteste organizzate spontaneamente sul posto per sbloccare la situazione.
Nel primo pomeriggio, quand’era chiaro che i cento non sarebbero riusciti a raggiungere il concentramento di Porta San Paolo, hanno srotolato alcuni striscioni all’interno del complesso di Tor Cervara e lanciato slogan contro le forze dell’ordine che li avevano fermati e contro le politiche del ddl sicurezza che porta la firma del ministro Minniti.
«Libertà per tutti» e «Vergogna» hanno urlato i manifestanti. «I decreti atti ad acuire le limitazioni della libertà di chi partecipa alle lotte sociali si stanno mostrando in tutta la loro carica repressiva - hanno sottolineato i no global veneti -, portano alla pratica di fermi preventivi ed impediscono a centinaia di persone di poter manifestare, viene negato illecitamente il diritto al dissenso, ma noi non ci fermeremo e continueremo le nostre lotte».