Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mazzacurati, parere del 2013 riapre il caso
Processo Mose, le frasi del pm Tonini rendono più fragile il «grande accusatore»
Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Cvn, è stato arrestato il 12 luglio 2013 con l’accusa di turbativa d’asta, per aver cercato di pilotare alcune gare del Porto, facendo mettere d’accordo le imprese
Tra il 25 e il 31 luglio Mazzacurati è stato interrogato 4 volte dai pm (un quinto è stato fatto il 9 ottobre), lanciando le accuse che avrebbero portato agli arresti del 4 giugno 2014. L’8 agosto è stato liberato
Per almeno tre udienze è stato al centro di un piccolo giallo: non si trovava. Ma ora l’ok dato dal pm Paola Tonini alla liberazione di Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova e grande accusatore dell’inchiesta Mose, è spuntato fuori: datato 6 agosto 2013 (Mazzacurati era agli arresti domiciliari dal 12 luglio per turbativa d’asta), dice che gli va revocata la misura cautelare perché da un lato «ha reso ampio interrogatorio nel corso del quale ha ammesso tutte le proprie responsabilità», dall’altro perché non c’era più pericolo di reiterazione, «osservato che i certificati medici prodotti danno atto di una situazione fisica compromessa, congiuntamente all’età avanzata».
Ma è proprio quest’ultima frase che farà riesplodere la polemica giudiziaria sulle accuse di Mazzacurati. La sua salute è stato uno dei temi cruciali per il quale il tribunale aveva disposto una perizia, che l’ha decretato incapace di testimoniare nel processo. Ma ora la battaglia si sposta a quattro anni fa: era allora in grado di testimoniare? Le sue accuse sono valide? E soprattutto, con un argomento molto giuridico-processuale, non c’era l’obbligo per la procura, sapendo che sarebbe stato un futuro teste a rischio, di sentirlo nel contraddittorio delle parti, con la formula dell’incidente probatorio? «Noi non potevamo prevederlo», si è sempre difeso il pm Stefano Ancilotto, che aveva partecipato agli interrogatori del luglio 2013, guidati però dal pm Tonini, all’epoca titolare unica del fascicolo sulla turbativa d’asta e infatti firmataria del parere contestato. Tante difese, a partire dall’avvocato Alessandro Moscatelli, difensore dell’ex eurodeputata Lia Sartori, puntano su quello per mettere in crisi il grande accusatore. Dopodomani sarà proprio il giorno di Moscatelli, che ha chiamato a testimoniare persone vicine all’ex «doge» del Mose per incalzarle proprio sul suo stato di salute: sul banco dei testimoni finiranno infatti ex presidente del Cvn, principale accusatore dell’inchiesta del Mose, oggi vive a San Diego la figlia Elena Mazzacurati, la cognata Marina Zangirolami e la nipote Emilia (moglie e figlia del compianto registra Carlo), tre medici dell’Usl e l’allora responsabile delle relazioni esterne del Cvn Flavia Faccioli. Anche perché Sartori, accusata di finanziamento illecito della campagna elettorale, sarebbe stata tirata in ballo solo nell’ultimo interrogatorio, quello del 9 ottobre 2013, quando dunque – è la tesi della difesa – la sua salute non poteva che essere peggiorata.
Non è l’unico argomento di battaglia delle difese, che sono sul piede di guerra anche sul tema dei testimoni-indagati. La legge impone infatti al testimone di rispondere e dire la verità, ma se costui è ancora indagato di reato connesso può avvalersi della facoltà di non rispondere. Questo è successo due udienze fa all’ex governatore Giancarlo Galan, chiamato come testimone della difesa del suo architetto Danilo Turato, e mercoledì a Luciano Neri, cassiere del Cvn, citato dai legali dell’ex sindaco Giorgio Orsoni. Entrambi hanno già definito con il patteggiamento il filone principale, ma arrivati sul banco degli imputati hanno scoperto di essere indagati ancora per le famigerate «tasse sulle tangenti», che peraltro nascono da una denuncia della Finanza di ormai due anni fa: ed entrambi, in quella posizione, hanno scelto il silenzio. Ora le difese vogliono vedere i certificati penali di entrambi, per sapere quando sono stati iscritti sul registro degli indagati, sospettando operazioni last minute per togliere loro un punto a favore. E il tribunale ha chiesto ai pm di chiarire al più presto.
Giovanni Mazzacurati,