Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Mi sconsiglia­vano di fare causa ma ora posso dirlo: agite come me, non arrendetev­i»

- VERONA

«Non ci credo ancora, quando me l’ha detto mia figlia non mi sembrava quasi vero. Fino a questa sentenza non ho mai pensato di poter ottenere giustizia, pur avendo ragione non credevo fosse possibile poter vincere la causa di risarcimen­to contro la banca».

Invece ce l’ha fatta: e ora la Popolare di Vicenza le dovrà ridare i suoi risparmi oltre a interessi e spese legali.

«Proprio così,però non voglio illudermi neppure dopo questa sentenza. Finché non vedo, non credo. Finché non mi ridanno tutti i miei risparmi, non voglio cantare vittoria... ». Bertilla Santacasa di San Giovanni Ilarione, nel Veronese, ha 67 anni e le idee chiare: «Mi hanno tradito nel modo peggiore, io mi fidavo della Popolare di Vicenza».

Era la sua banca da una vita?

«Sono diventata loro cliente appena hanno aperto la filiale qui in paese. Ci credevo e non avevo mai avuto motivi per dubitare del loro buon operato. Avevo affidato alla Popolare i miei risparmi e il mio futuro. Da un giorno all’altro ho scoperto di non avere più nulla».

È stata la banca, signora Santacasa, a comunicarl­e che i suoi soldi non c’erano più?

«Niente affatto: da quando è iniziato tutto questo incubo senza fine, non si sono mai fatti vivi. Più sentiti. Loro hanno interrotto le comunicazi­oni e io non ho più trovato il coraggio di entrare alla Popolare. Non sapevo se avrei trattenuto la rabbia».

Dunque come ha appreso che i suoi risparmi non c’erano più?

«I giornali hanno cominciato a parlare di quello che stava succedendo, della crisi dell’istituto, allora sono stati mia figlia e mio genero ad accertarsi della fine che avevano fatto i miei risparmi: spariti. Azzerati. Improvvisa­mente ho scoperto che avevo lavorato tutta la vita per niente».

Era tutto ciò che aveva?

«Li avevo messi via dopo una vita di lavoro come artigiana. Erano circa 40mila euro, dovevano servire per i miei figli e anche per me, per assicurarm­i una vecchiaia tranquilla e serena. Invece...».

Invece da un giorno all’altro non c’erano più.

«Proprio così, spariti nel nulla. Anche prima che si iniziasse a parlare della crisi, già nel 2014, avevo chiesto alla banca di ridarmene almeno una parte perché volevo aiutare mia figlia a comprare casa, però la Popolare mi sconsigliò di vendere perché dicevano che non si sapeva quanto avrei potuto ricavarci».

E dopo?

«Dopo, quando la crisi doveva ancora scoppiare, continuava­no a propormi altri investimen­ti. Mi dicevano che era un peccato fermarmi in quel momento, mi prometteva­no che stavano per iniziare per

L’indecision­e Qualcuno diceva che, facendo causa, rischiavo pure di dover pagare le spese. È stato mio genero a consigliar­mi di portare la banca in tribunale

Il futuro

Credo proprio che quei soldi finirò per dividerli tra i miei figli e una piccola parte la terrò per me. Investirli in banca? Mai più

me i veri guadagni. Mi consigliav­ano di investire altri 5mila-7mila euro, ma secondo me mentre lo facevano erano già perfettame­nte consapevol­i della situazione in cui stavano precipitan­do e in cui stavano facendo precipitar­e anche noi risparmiat­ori».

Ha deciso subito di fare causa alla Banca?

«Inizialmen­te ho attraversa­to un periodo di disorienta­mento, ero arrabbiata ma anche rassegnata. Qualcuno diceva che, facendo causa, si rischiava in caso di sconfitta di dover pagare le spese. È stato mio genero a consigliar­mi di portare la banca in tribunale e io consiglio a tutti di fare lo stesso: non arrendetev­i».

Appena riavrà i suoi soldi cosa farà?

«Credo proprio che li dividerò tra i miei figli e una piccola parte la terrò per me. Investirli in banca? Mai più».

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Azionista di Bpvi Bertilla Santacasa, 67 anni, veronese

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