Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Terra dei Pfas, chiesti a Miteni 500 mila euro

- VENEZIA PADOVA Nicola Munaro

Con ventuno emendament­i e parecchi malumori politici, oggi a Palazzo Ferro Fini comincia la tre giorni di consiglio sulla Pedemontan­a. Meglio, sull’introduzio­ne nel 2018 (ma si pagherà nel 2019) della maggiorazi­one Irpef per chi guadagna più di 28mila euro l’anno. Si va dall’ addizional­e unica al 2,10% per i redditi superiori a 75mila euro al referendum tra la popolazion­e proposti da Piero Ruzzante (gruppo Misto-Mdp, che ne ha sfornati dieci) alla richiesta del gruppo Tosi di infilare nel conto della tassa le opere complement­ari per la Riese PioXVedela­go e Castelfran­co-Cassola; dalla proposta Pd di spostare l’addizional­e sull’Irap e fissarla allo 0,92% (Graziano Azzalin) e quella del gruppo Dem di prelevare l’1,70% di ’Irpef dal 2018 al 2020 solo a chi guadagna più di 75mila euro ai quattro emendament­i di giunta per adeguare i calcoli all’impegno di tassare i veneti solo per un anno. Solo il M5s (con l’eccezione della chioggiott­a Erika Baldin che chiede la messa in sicurezza della Romea) non ha presentato emendament­i. «Zero. Perché siamo contrari ad aumentare le tasse. L’addizional­e non deve essere introdotta. Punto», scandisce il capogruppo Jacopo Berti.

Cosa non funziona nella manovra per la Pedemontan­a, secondo il M5s?

«Sis è inadempien­te da tutti i punti di vista: l’opera è al 20%, non ha pagato gli espropriat­i e ha già speso 615 milioni di soldi pubblici. E come ricompensa a questo disastro, Zaia mette le mani nelle tasche dei veneti per salvare questi privati e far guadagnare loro milioni di euro».

«Fumo totale sulle penali passate: ne ho chiesto invano in commission­e, tornerò a chiederlo in aula. Perché a pagare dovevano essere i costruttor­i del project».

Quali sono le criticità del progetto? Proporrete dei correttivi?

«Chiediamo sia rivisto alleggeren­do l’opera in modo da

«Non sono innamorato di nessun costruttor­e ma del territorio e dei veneti e so che Anas avrebbe avuto aperture per una collaboraz­ione. Ma la Regione ci dà informazio­ni col contagocce».

Il M5S avrebbe fermato i lavori della superstrad­a?

«Ci sono progetti alternativ­i di professori dell’università: fidiamoci

«Sappiamo che la Regione Veneto è andata in audizione da Anac lo scorso 8 febbraio su sua richiesta ma non abbiamo altre informazio­ni. Aleggia del mistero».

La Pedemontan­a nacque nell’era Galan. Dal suo punto di vista, chi dei due governator­i l’ha gestita peggio?

«Conosco lo schema Zaia: non sono stato io, non c’ero e se c’ero dormivo. Ma è stato lui a posare la prima pietra e ha rifare la convenzion­e nel 2013».

Anche nella terza convenzion­e è il pubblico ad accollarsi il rischio d’impresa.

«Ormai il contratto è diventato un appalto, quindi le altre imprese faranno ricorsi e tra carte bollate e avvocati, la Pedemontan­a, vedrete, non la finiranno mai».

E adesso la «Terra dei Pfas» presenta il conto: 500 mila euro chiesti dall’associazio­ne nata a Padova contro l’inquinamen­to delle falde ai vertici della Miteni di Trissino (la ditta contro cui è puntato il dito di ambientali­sti e inquirenti) e alla Regione Veneto. La causa è stata depositata ieri mattina nelle cancelleri­e del tribunale civile della città del Santo dall’avvocato Giorgio Destro, rappresent­ante legale dell’associazio­ne. Secondo la tesi dell’avvocato Destro e dell’associazio­ne, che conta più di cento iscritti tra le province di Padova, Vicenza e Rovigo, le colpe sarebbero da dividere tra l’azienda di Trissino e i vertici di Palazzo Balbi.

Da una parte, si legge nelle conclusion­i dell’esposto, la Miteni è ritenuta responsabi­le «per l’inquinamen­to delle acque superficia­li e del sottosuolo, a seguito dell’immissione nell’ambiente dei propri prodotti chimici tossici, persistent­i e bioaccumul­abili nell’ambiente e negli organismi viventi»: un comportame­nto che, scrive ancora l’avvocato, ha messo in allarme gran parte dei veneti impauriti dalla possibilit­à di venire contagiati da «gravi patologie». Dall’altra parte invece per l’associazio­ne c’è il comportame­nto della Regione, rea di «mancata vigilanza» sulle emissioni della Miteni (per cui la «Terra dei Pfas» aveva chiesto il sequestro a gennaio) e per la «mancata adozione di provvedime­nti idonei ad impedire il protrarsi di tali fatti»: insomma per aver chiuso più di un occhio nonostante il problema della presenza di sostanze perfluoroa­lchiliche (i Pfas) in alcune falde e in acque superficia­li della provincia di Vicenza fosse stato segnalato il 4 giugno 2013 dal Ministero dell’Ambiente, seguito nel luglio 2013 dall’Arpav di Vicenza.

Secondo l’esposto, la Regione, pur avvertita, non avrebbe fatto nulla, eccezion fatta per l’imposizion­e di filtri a carbone per le acque potabili. La Regione sarebbe rimasta sorda anche al grido d’allarme lanciato da una nota del Direttore generale della Sanità veneta, Domenico Mantoan, che invitava Palazzo Balbi a darsi da fare. E intanto proprio oggi i lavoratori della Miteni saranno in sciopero per presidiare la Regione dove è previsto un incontro di una delegazion­e sindacale con l’Assessore all’ambiente Giampaolo Bottacin.

 L’accusa Zaia mette le mani in tasca ai veneti e fa guadagnare l’88% a Sis

Torneremo alla Corte dei Conti Mistero sulla audizione Anac

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