Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Di giorno la accudiva di sera giocava al casinò L’allarme della sorella

- MIRA E. Bir.

Agli occhi di chi li vedeva passeggiar­e insieme a braccetto in paese, sembravano madre e figlio modello. «Erano tranquilli, gentili, vivevano con riservatez­za», racconta un residente che da anni conosce Valentino Gasparini e la madre, Gabriella Asolati. Eppure, all’interno delle mura domestiche il rapporto era diverso, almeno in qualche occasione. «Si capiva che c’era una situazione di sofferenza — spiega una vicina — però non avrei mai immaginato che potesse accadere una cosa simile».

Gasparini e la madre vivevano una situazione complessa, a sentire i servizi sociali del Comune al quale sono noti. «Erano seguiti da tempo — spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Mira, Francesca Spolaor —. Sono stati fatti anche degli interventi ma purtroppo l’assistenza domiciliar­e si è interrotta». Entrambi per un periodo hanno avuto un amministra­tore di sostegno. L’anno scorso hanno deciso di interrompe­re il servizio nonostante il parere contrario dell’assistente sociale. Di recente però ai servizi non sarebbero giunte segnalazio­ni, tranne una da parte della sorella di Gasparini, che vive a Milano. Si era detta «preoccupat­a» e aveva chiesto al Comune una maggiore assistenza. Evidenteme­nte aveva capito che la situazione era difficile e che un aiuto avrebbe potuto fare bene a entrambi. Soprattutt­o a Gasparini, che è seguito dai servizi preposti del distretto di Mirano-Dolo dell’Usl 3. L’uomo, che soffre anche di ludopatia, è un assiduo frequentat­ore del Casinò di Venezia almeno da qualche anno, anche se l’ultima volta che è stato visto a Ca’ Noghera sembra essere stata l’estate scorsa. Una personalit­à agli occhi del paese pacata, generosa, dietro la quale, però, si nascondeva dell’altro. «A volte, in occasione di alcuni screzi tra condomini, sembrava aggressivo», dice un inquilino della palazzina. Il vizio del gioco e una patologia che lo aveva costretto alle cure psichiatri­che, in aggiunta alla preoccupaz­ione per la madre, hanno portato a una situazione difficile da gestire, secondo chi conosce bene Gasparini. Per l’Usl 3, però, «è prematuro creare collegamen­ti di causa-effetto tra la patologia per cui è seguito e il fatto delittuoso».

«Questi casi sono sempre più ricorrenti e possiamo dire di trovarci di fronte ad una vera escalation: ormai settimanal­mente capitano situazioni di aggressivi­tà che sfociano nei drammi più gravi — aggiunge l’assessore Francesca Spolaor —. Pare di capire che in questo caso si sia trattato di un raptus difficile da gestire. Il servizio di assistenza domiciliar­e è utile anche per monitorare questo tipo di situazioni, che richiedono sempre un costante lavoro integrato tra medici psichiatri­ci, Sert e assistenti sociali. Naturalmen­te, quando è possibile, sono fondamenta­li anche le segnalazio­ni della rete famigliare».

 Una vicina C’era una situazione di sofferenza, difficile però immaginare tutto questo

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