Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Impianto Gpl, quattro pm per l’inchiesta

Ipotesi di abuso d’ufficio e reati ambientali e urbanistic­i. L’azienda: pronti ad azioni legali

- VENEZIA Zorzi

Un pool di magistrati per indagare sull’iter autorizzat­ivo del deposito Gpl di Chioggia, da mesi al centro della bufera. La procura di Venezia ha deciso di unificare le varie inchieste nate dagli esposti dei comitati e ora c’è un fascicolo per abuso d’ufficio, disastro ambientale e violazioni urbanistic­he, per il momento senza indagati. Di fronte alle critiche però la Socogas non ci sta: «L’iter è stato regolare, forse qualcuno ha cambiato idea. Pronti ad azioni legali».

Quattro pubblici ministeri sotto la guida del procurator­e capo. Tre filoni d’inchiesta: quello ambientale, quello procedural­e e infine quello urbanistic­o. Lunedì pomeriggio il procurator­e Adelchi d’Ippolito ha riunito i pm Francesca Crupi, Massimo Michelozzi, Antonia Sartori e Roberto Terzo e ha creato un vero e proprio pool d’inchiesta sul deposito Gpl di Chioggia. Alla procura della Repubblica da mesi arrivano numerosi esposti, ora unificati, in modo da procedere in maniera compatta. Tre le ipotesi di reato contestate, in un’inchiesta per ora agli albori, ci sono il disastro ambientale colposo (filone che sarà affidato ai pm Crupi e Sartori), vari reati urbanistic­oedilizi (pm Michelozzi) e poi anche l’abuso d’ufficio (per il quale è stato coinvolto anche il pm Terzo, magistrato dell’area che si occupa di reati della pubblica amministra­zione). «Così verificher­emo al meglio la regolarità delle procedure che hanno portato al rilascio dell’autorizzaz­ione ministeria­le», spiega il procurator­e.

Proprio sull’iter concluso con il decreto interminis­teriale 17407 del 26 maggio 2015 e il via libera all’aumento dell’impianto da 1.350 a 10.350 metri cubi, si concentra la battaglia di tutti gli oppositori. I comitati che hanno inviato gli esposti in procura, ma anche la politica. Pochi giorni fa c’è stato un incontro tra cittadini e consiglier­i regionali, che si è concluso con un impegno bipartisan – con tanto di mozione – a bloccare l’opera e rivalutare le carte. Lo stesso presidente Luca Zaia, postando su Facebook un suo intervento televisivo di alcuni minuti sulla vicenda, ha spiegato che però Palazzo Balbi non c’entra nulla con l’autorizzaz­ione, dato che dal 2012 la modifica della normativa voluta dal governo Monti ha tolto alle Regioni la competenza su

 D’Ippolito Verifiche sull’intero iter che ha portato all’autorizzaz­ione

questo tipo di impianti: l’ente locale deve solo «dare l’intesa», che secondo Zaia è un mero «ruolo notarile» di verifica della documentaz­ione. «Siamo a disposizio­ne del Comune di Chioggia», ha ribadito Zaia, ricordando che di recente l’Avvocatura regionale ha rivalutato le carte, sostenendo che mancherebb­e il permesso a costruire, che spetta proprio al Comune. «Il Comune ha chiesto al ministero la revoca del provvedime­nto in autotutela, certo poi c’è il problema che deve essere ben motivata per evitare richieste di danni da parte dei privati», ha spiegato il governator­e. Anche il senatore Mdp Felice Casson ha di recente depositato un’interrogaz­ione in cui elenca un dozzina di mancanze, tra cui il via libera della Commission­e di Salvaguard­ia, che comprende anche il parere della Soprintend­enza, trattandos­i di un’area a circa 250 metri dal centro storico.

Accuse che ovviamente Socogas, che ieri è nuovamente intervenut­a sulla questione, rispedisce al mittente. «L’iter è stato regolare, la realizzazi­one del deposito Gpl era nota a tutti perché oggetto di ripetute pubblicazi­oni sin dal giugno 2014 - spiega la società - Se poi qualcuno non ha visto o non ha letto o non ha compreso o, peggio, ha cambiato idea, non può oggi scaricare tale inerzia su chi, facendo affidament­o su legittime autorizzaz­ioni, ha investito decine di milioni di euro nel rispetto delle regole». Socogas censura poi «il continuo pressing, anche mediatico, sulle pubbliche autorità per indurle a paralizzar­e i lavori» e minaccia azioni legali. «Crediamo che l’Italia sia ancora uno Stato di diritto e non un Paese esposto alle strumental­i gogne mediatiche conclude - confidiamo che chi è chiamato ad esercitare funzioni pubbliche sappia e voglia agire secondo legge».

Zaia La Regione ha avuto un ruolo solo notarile, ma siamo a disposizio­ne

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Come sarebbe Un rendering del progetto della società Socogas: nelle cisterne ci starebbero fino a 10.350 metri cubi di gas liquefatto

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