Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Otto nonni per ogni bimbo che nasce Venezia, città più vecchia del Veneto
Fuga dalle isole, ma i residenti calano ovunque. E anche gli immigrati fanno meno figli
Contro tendenza Zelarino e Chirignago sono i quartieri più in crescita
In centro storico ci sono più di otto anziani per ogni bambino piccolo. Nelle isole si sale addirittura a nove. Non che a livello comunale ci sia chissà quale miglioramento: ogni neonato ha sei nonni e mezzo. Sono numeri sempre più allarmanti quelli che raccontano i cambiamenti demografici di Venezia, in particolare della città storica. Negli ultimi 10 anni l’abbandono della residenzialità, in particolare tra i giovani, si è sentito molto (nel 2005 la media era di 6,4 anziani per bambino a Venezia e 5,6 nelle isole) mentre la terraferma è rimasta quasi invariata (passando da 5,0 a 5,8). Un dato che riflette una situazione che sembra inarrestabile e racconta la difficoltà di vivere in una città in cui i servizi spariscono uno dopo l’altro. Ne hanno parlato ieri i consiglieri comunali in commissione di fronte al report demografico. «Quello di oggi è il primo passo di un lavoro più ampio - spiega Monica Sambo, presidente della prima commissione – il monitoraggio è necessario ma per discutere poi di azioni concrete». Il Comune di Venezia, come la maggior parte dei grandi comuni italiani, nel corso degli ultimi 150 anni ha vissuto due fasi principali: la crescita della popolazione fino alla fine degli anni Sessanta, seguita da una fase di diminuzione che continua oggi. Il culmine abitativo è stato raggiunto nel 1968 con 367.832 abitanti. Da lì è cominciata (per il centro storico) la decrescita, prima in favore della terraferma che ha raggiunto invece il suo culmine nel 1975 (con 210.674 residenti) e poi in diminuzione complessiva. Lo spopolamento non si arresta e negli ultimi 10 anni ha registrato 670 abitanti in meno all’anno in centro storico, 250 nelle isole. «Il Comune già da molti anni invece che incentivare la residenza in centro storico l’ha spostata in alcune zone della terraferma come viale San Marco o il villaggio dei fiori di Spinea – sbotta Giovanni Giusto della Lega nord – i pochi rimasti stanno subendo le conseguenze di queste scelte politiche». La differenza tra municipalità effettivamente si è sentita e si sente anche oggi: mentre quella di Venezia Murano e Burano è scesa del 12,5% in 10 anni insieme a quella del Lido e Pellestrina (-6,9%) sono cresciute municipalità come Chirignago e Zelarino (+4,5% dal 2005 al 2016), seguita da Favaro (+3,3%) e Marghera (+1%). Carpenedo è stabile (scesa in 10 anni dello 0,2%). «I giovani si spostano dove ci sono più comodità – dice Monica Sambo – dove i servizi anche per le nuove famiglie sono più accessibili e semplici e dove le case costano meno». Non è tutto. In terraferma a rinnovare la popolazione, negli ultimi anni, sono stati i nuovi cittadini che sono passati dal 10% del 2005 al 21% del 2016 mentre nel resto del comune i dati sono quasi dimezzati (in centro storico si è passati dal 5% al 7% e nelle isole dal 2% al 4%). La presenza di cittadini stranieri ha permesso una diminuzione più contenuta della popolazione junior da 0 a 5 anni rispetto al centro storico. Ma ora, con l’adeguamento alle condizioni di vita e i rientri a casa di numerosi stranieri, anche la natalità delle famiglie straniere è diminuita. Venezia è diventata la città capoluogo più vecchia del Veneto. Se la media dell’età dei cittadini veneti è di 44,3 anni, nel comune di Venezia si sale invece a 47,6 e in centro storico a 50,1. «La politica si sta occupando finalmente anche di questo – dice Giancarlo Giacomin consigliere della lista Brugnaro – c’è una nuova attenzione alle politiche residenziali». Una lettura con la quale non sono tutti d’accordo. «Siamo una città con un’età media molto alta sia in centro storico che in terraferma – dice Nicola Pellicani consigliere del Pd - dobbiamo lavorare per rendere la città più attrattiva. E questo può accadere solo cominciando a pensare che città si vuole per il futuro. L’amministrazione non l’ha fatto».