Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Piattaforma a Malamocco scontro Linetti-Italia Nostra Serracchiani incontra Musolino: sinergie Trieste-Venezia
Il tecnico Il provveditore: toglierla costa 4-5 milioni di euro, uno spreco L’associazione Gli ambientalisti: faremo di tutto per bloccare l’ipotesi
Il nuovo provveditore ai lavori pubblici Roberto Linetti aveva preso la palla al balzo. Di fronte all’ipotesi – per ora poco più di un tratto di penna su una piantina – di creare un mini-offshore alla bocca di Malamocco, con due approdi per altrettante navi portacontainer lungo la scogliera creata per il Mose, aveva espresso chiaramente la sua posizione sull’utilizzo della piattaforma dove sono stati costruiti i cassoni. «Va mantenuta per farci qualcosa, smantellarla sarebbe uno spreco di soldi, costerebbe trai 4 e i 5 milioni di euro - aveva spiegato Linetti - Se si facesse quel progetto potrebbe diventare una zona di smistamento, ma io ci vedo bene anche un parco pubblico, perché è al termine di una pista ciclabile». Di fronte all’obiezione che venne realizzata nel 2007 senza autorizzazioni particolari proprio perché «provvisoria area di cantiere», la replica è secca: «Ormai è diventata “ambiente” pure quella - dice Linetti poi quel materiale va buttato e si crea un altro problema ambientale: vogliamo fare un’altra collina?».
Parole che però non piacciono a Italia Nostra, che ricorda quello che disse lo stesso Giovanni Mazzacurati, allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, nell’aprile 2007 di fronte alle proteste: «Le aree o gli spazi acquei ove sorgono ora i cantieri sono provvisori e tutto verrà ripristinato com’era». «Una piattaforma di 11 ettari di cemento stava spuntando a Santa Maria del Mare, in area oggetto di vincoli paesaggistici e ambientali, sito allora di rara bellezza», ricorda la presidente Lidia Fersuoch. Ci furono un ricorso al Tar (bocciato) e l’apertura di una procedura d’infrazione Ue contro lo Stato, poi archiviata. «Ora si fa strada un nuovo progetto - continua Italia Nostra con un’amara ironia, accusando Linetti di rimangiarsi le promesse dei suoi predecessori - Dato che abbiamo un luogo bellissimo e protetto da normative europee fortunatamente già deturpato, senza fatica potremmo fare un passo in più e convertirlo in insediamento portuale commerciale e deposito di container». Così però Venezia e la sua laguna rischiano la «black list». «Sicuramente Italia Nostra, con altre associazioni, farà sentire la sua voce, in ogni sede, affinché gli impegni presi 10 anni fa con gli abitanti di Pellestrina e i veneziani tutti vengano rispettati», è la chiosa finale, che include una critica anche all’ipotesi di scavare il canale Vittorio Emanuele per portare le navi da crociera all’attuale Marittima, entrando però dalla bocca di Malamocco.
Entrambi i progetti sono sostenuti anche dal nuovo presidente dell’Autorità portuale Pino Musolino, che ieri ha parlato del mini-offshore anche in quella che un tempo era la terra più «nemica» di tutte: Trieste, che ospitava un convegno sulle autostrade del mare. I rapporti sembrano ora più distesi, tanto che anche la presidente della Regione FriuliVenezia Giulia Debora Serracchiani ha detto che il futuro del porto di Trieste non è la concorrenza con Venezia, «con cui andremo in sinergia», ma con Capodistria e Fiume. «Bisognerà concorrere con le capacità e le velocità di spesa che hanno quei porti ha concluso Serracchiani - Gli interventi fatti finora ci hanno permesso di poter mirare a trasferire al di qua del confine alcuni di quei traffici». (a. zo.)