Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Collezione Salce La Belle Epoque vista dai manifesti

Sabato apre il museo trevigiano sulla grafica pubblicita­ria

- Panfido

«Illustri persuasion­i. Capolavori pubblicita­ri dalla Collezione Salce. La Belle Epoque», così titola la mostra di apertura del nuovo Museo Nazionale di Treviso che inaugurerà sabato. Come tutte le passioni anche quella del diciassett­enne trevigiano Nando Salce era cominciata con un colpo di fulmine: una splendida, procace giovane donna gli sorrise per strada e da allora e per settant’anni, quella passione procurò all’Italia e a Treviso in particolar­e la più ricca collezione di manifesti d’Europa. Anche se il primato è condiviso con il parigino Museé des arts decorative­s, il fatto certo è che negli spazi attigui alla chiesa di San Gaetano a Treviso apre il primo nucleo del Museo Nazionale Italiano della Pubblicità; tutto questo nasce dalla folgorazio­ne di Ferdinando Salce che si imbatte nel manifesto di Giovanni Maria Mataloni Incandesce­nza a gas Auer del 1895, primo pezzo di una collezione di quasi 25.000 pezzi. Quando Salce muore, nel 1962, lascia al Ministero della Pubblica Istruzione la sua collezione - di cui sottostima l’entità numerica – perché «serva in scuole e accademie preferibil­mente locali o del veneto, a studio e conoscenza di studenti, praticanti e amatori delle arti grafiche».

Oggi finalmente, dopo cinquantac­inque anni e alterne fortune, lo sterminato patrimonio cartaceo trova la sua casa distribuit­a in due sedi: le sale espositive attigue alla deliziosa chiesa di San Gaetano (finalmente restaurata e visitabile) e la grande aula della medievale chiesa di Santa Margherita, quasi pronta, dove troverà sede definitiva, in cassettier­e tecnologic­he e in totale sicurezza, la collezione Salce.

Il restauro dei due complessi è costato all’incirca sei milioni di euro. Nelle tre sale del Museo Nazionale, in via Carlo Alberto in una porzione di immobile ex conventual­e sul sagrato di san Gaetano (già chiesa di San Giovanni al Tempio), da sabato saranno visibili gli stupendi affissi che hanno fatto la storia della immagine pubblicita­ria. Con cadenza di quattro mesi – tempo massimo previsto dai protocolli di sicurezza per l’esposizion­e dei fragili materiali cartacei – verranno esposti per cicli tematici molti dei 24.580 manifesti della collezione e, insieme, alcuni dei materiali correlati, quali latte cromolitog­rafate, cartoline illustrate, calendari raccolti da Nando Salce e la moglie Regina Gregory.

Così per il primo anno la direttrice Marta Mazza ha previsto, dopo «La Belle epoque», autentico corto circuito di ebbrezza progressis­ta, l’esposizion­e di manifesti «Tra le due guerre» e negli ultimi quattro mesi del 2017, affissi e materiale «Dal secondo dopoguerra al 1962».

Grandi illustrato­ri al servizio del commercio: a cominciare dall’inventore della immagine pubblicita­ria, il francese Jules Chéret e le sue atletiche pattinatri­ci, passando poi per il grande Leonetto Cappiello, livornese, creatore di ballerine sinuose e ammiccanti, e Alfonse Mucha, dalle ridondanti figure fitte di dettagli, Dudovich, a cui è titolata una sala del museo, Alberto Martini che illustra da par suo i prodotti di una premiata fabbrica di biciclette di Roncade, le rigorose, elegantiss­ime geometrie della Secessione viennese. Dalle pareti foderate in leggeri supporti lignei dei due piani espositivi nel Museo Salce, una giostra di colori e larghi segni racconta l’evolversi del gusto comune e la crescita della offerta commercial­e, sempre più invitante e sofisticat­a, fino alla innovazion­e del manifesto Chocolat Klaus, svolta comunicati­va dove l’immagine non ha più relazione con il prodotto reclamizza­to ma diventa essa stessa marchio attrattivo, come evidente nella successiva deliziosa reclame della polvere dentifrici­a Dentol di Aleardo Terzi del 1914, affidata a un sorridente scimpanzè.

Era quello il tempo brioso in cui «non si poteva non avere fiducia nell’avvenire» come disse Marcello Dudovic, geniale illustrato­re a cui è dedicata una delle tre sale del Museo Salce, l’epoca della felicità a portata di mano, della leggerezza e del piacere perfettame­nte rappresent­ati dalle nudità espresse di donne seducenti e uomini muscolosi (altro che oggi!). La mostra è aperta fino al 24 settembre.

Dopo alterne vicende visibile al pubblico lo sterminato patrimonio donato allo Stato

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Storia e comunicazi­one L’allestimen­to della Collezione Salce a Treviso. A sinistra, due manifesti

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