Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Veneto Sviluppo «cambia pelle» L’idea di prendersi la Sgr con Friulia
Dopo le perplessità sull’attività bancaria, a giorni il piano industriale
VENEZIA Silenzio tombale da Palazzo Balbi e Veneto Sviluppo di fronte alla notizia della possibile, sorprendente decisione della finanziaria regionale di chiedere a Bankitalia la cancellazione dall'Albo degli intermediari vigilati ex articolo 106 del Testo Unico Bancario. Un traguardo a lungo inseguito (l’iter iniziò l’8 ottobre 2015 e si è concluso nel dicembre scorso), travagliato al punto da costringere il vecchio board alle dimissioni e il consiglio regionale ad escamotage regolamentari mai utilizzati prima, infine salutato come «importantissimo» per il futuro della società e ora, a soli sei mesi dal suo raggiungimento, rimesso in discussione.
Dopo una girandola di telefonate seguite alla lettura del Corriere del Veneto, non commentano il presidente Luca Zaia e il suo vice con delega alle Partecipate Gianluca Forcolin e neppure il presidente di Veneto Sviluppo Fabrizio Spagna e il suo vice Francesco Giacomin (che si dice «allibito» dalle anticipazioni «che potrebbero avere serie conseguenze da parte di Bankitalia, anche sul piano sanzionatorio. I tempi non sono maturi per comunicazioni ufficiali, che comunque ci saranno solo dopo che il consiglio di amministrazione si sarà confrontato con gli azionisti e con la Vigilanza»). E però qualcosa trapela comunque e lascia presagire un radicale cambio di rotta da parte della finanziaria, la cui nuova meta potrebbe essere ufficializzata già nei prossimi giorni.
Il nuovo piano industriale, a cui sta lavorando il direttore Gianmarco Russo, è in via di definizione e presto dovrebbe passare il vaglio del consiglio d’amministrazione, per poi essere presentato ai soci. «Veneto Sviluppo cambierà pelle - fa sapere una fonte interna - perché sono le condizioni di mercato ad essere mutate profondamente». La cancellazione dall’Albo ex articolo 106, che ha fatto di Veneto Sviluppo una banca a tutti gli effetti permettendole (sulla carta) di concedere credito al pubblico, non trova conferme ufficiali ma è certo che è stata vagliata durante il consiglio di amministrazione di lunedì e viene data per «piuttosto probabile». Altro argomento chiave al centro delle valutazioni di questi giorni è Friulia Veneto Sviluppo Sgr, la società di gestione del rispar-
mio nata nel 2014, di cui la finanziaria veneta è socia al 51% (il 49% è invece della finanziaria della Regione Friuli Venezia Giulia), presieduta da Tiziano Baggio, da sempre tra gli uomini più fidati del governatore Luca Zaia, che lo volle al suo fianco nel primo mandato come segretario della Programmazione. Sembra infatti che Veneto Sviluppo sia interessata a rilevare le quote di Friulia, acquisendo il controllo totalitario della Sgr che oggi gestisce un fondo, «Sviluppo Pmi», da 50 milioni. Se così fosse, si confermerebbe la decisione della finanziaria di abbandonare l’attività di concessione del credito, mai davvero decollata, per virare verso l’equity a favore delle piccole e medie imprese.
Intanto Stefano Fracasso, capogruppo Pd particolarmente attento a questa partita, continua a cannoneggiare Zaia: «Quali indirizzi politici sta dando a Veneto Sviluppo? Come si spiega questa marcia indietro su un’operazione, l’iscrizione all’Albo ex 106, che nella migliore delle ipotesi non ha prodotto nulla e nella peggiore soltanto costi?».