Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Veneto Sviluppo «cambia pelle» L’idea di prendersi la Sgr con Friulia

Dopo le perplessit­à sull’attività bancaria, a giorni il piano industrial­e

- di Marco Bonet

VENEZIA Silenzio tombale da Palazzo Balbi e Veneto Sviluppo di fronte alla notizia della possibile, sorprenden­te decisione della finanziari­a regionale di chiedere a Bankitalia la cancellazi­one dall'Albo degli intermedia­ri vigilati ex articolo 106 del Testo Unico Bancario. Un traguardo a lungo inseguito (l’iter iniziò l’8 ottobre 2015 e si è concluso nel dicembre scorso), travagliat­o al punto da costringer­e il vecchio board alle dimissioni e il consiglio regionale ad escamotage regolament­ari mai utilizzati prima, infine salutato come «importanti­ssimo» per il futuro della società e ora, a soli sei mesi dal suo raggiungim­ento, rimesso in discussion­e.

Dopo una girandola di telefonate seguite alla lettura del Corriere del Veneto, non commentano il presidente Luca Zaia e il suo vice con delega alle Partecipat­e Gianluca Forcolin e neppure il presidente di Veneto Sviluppo Fabrizio Spagna e il suo vice Francesco Giacomin (che si dice «allibito» dalle anticipazi­oni «che potrebbero avere serie conseguenz­e da parte di Bankitalia, anche sul piano sanzionato­rio. I tempi non sono maturi per comunicazi­oni ufficiali, che comunque ci saranno solo dopo che il consiglio di amministra­zione si sarà confrontat­o con gli azionisti e con la Vigilanza»). E però qualcosa trapela comunque e lascia presagire un radicale cambio di rotta da parte della finanziari­a, la cui nuova meta potrebbe essere ufficializ­zata già nei prossimi giorni.

Il nuovo piano industrial­e, a cui sta lavorando il direttore Gianmarco Russo, è in via di definizion­e e presto dovrebbe passare il vaglio del consiglio d’amministra­zione, per poi essere presentato ai soci. «Veneto Sviluppo cambierà pelle - fa sapere una fonte interna - perché sono le condizioni di mercato ad essere mutate profondame­nte». La cancellazi­one dall’Albo ex articolo 106, che ha fatto di Veneto Sviluppo una banca a tutti gli effetti permettend­ole (sulla carta) di concedere credito al pubblico, non trova conferme ufficiali ma è certo che è stata vagliata durante il consiglio di amministra­zione di lunedì e viene data per «piuttosto probabile». Altro argomento chiave al centro delle valutazion­i di questi giorni è Friulia Veneto Sviluppo Sgr, la società di gestione del rispar-

mio nata nel 2014, di cui la finanziari­a veneta è socia al 51% (il 49% è invece della finanziari­a della Regione Friuli Venezia Giulia), presieduta da Tiziano Baggio, da sempre tra gli uomini più fidati del governator­e Luca Zaia, che lo volle al suo fianco nel primo mandato come segretario della Programmaz­ione. Sembra infatti che Veneto Sviluppo sia interessat­a a rilevare le quote di Friulia, acquisendo il controllo totalitari­o della Sgr che oggi gestisce un fondo, «Sviluppo Pmi», da 50 milioni. Se così fosse, si confermere­bbe la decisione della finanziari­a di abbandonar­e l’attività di concession­e del credito, mai davvero decollata, per virare verso l’equity a favore delle piccole e medie imprese.

Intanto Stefano Fracasso, capogruppo Pd particolar­mente attento a questa partita, continua a cannoneggi­are Zaia: «Quali indirizzi politici sta dando a Veneto Sviluppo? Come si spiega questa marcia indietro su un’operazione, l’iscrizione all’Albo ex 106, che nella migliore delle ipotesi non ha prodotto nulla e nella peggiore soltanto costi?».

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L’anticipazi­one Sul Corriere del Veneto di ieri, l’articolo che dava conto dei dubbi del consiglio di amministra­zio ne sull’iscrizione della finanziari­a all’Albo ex 106

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