Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Boom di contratti a chiamata Fine dei voucher, ad aprile 10 mila nuovi intermitte­nti: «Ma da soli non bastano»

- Andrea Alba

VENEZIA Cancellati i voucher, il Veneto punta sui contratti di lavoro intermitte­nte. Ad aprile, a un mese dalla decisione del governo di eliminarli, il numero di nuovi contratti atipici si è impennato con un più 366 per cento sull’anno scorso.

«È una forma contrattua­le più tutelante – dice il direttore di Veneto Lavoro Tiziano Barone –, in Veneto il mercato del lavoro accessorio conta 170mila lavoratori, di cui 23mila hanno trovato una risposta con l’intermitte­nte, servono nuovi interventi del governo». Dello stesso avviso Fipe (Federazion­e italiana pubblici esercizi) e

Confcommer­cio Veneto. «Le istituzion­i diano una risposta efficace per colmare il vuoto creato dall’abolizione dei voucher», dicono.

All’Agenzia regionale del lavoro bastano pochi numeri per fotografar­e la situazione: ad aprile in Veneto sono stati attivati oltre 10mila nuovi contratti di lavoro intermitte­nte, nello stesso periodo l’anno scorso erano meno di un terzo. Il numero supera anche il livello massimo il record regionale raggiunto nel giugno 2012, ossia poco prima che una norma nazionale ne limitasse l’applicazio­ne ai soli soggetti in stato di disoccupaz­ione con meno di 25 anni o ultra 55enni.

Da gennaio a metà maggio i nuovi contratti a chiamata sono stati 23mila contro i 10mila degli stessi quattro mesi e mezzo del 2016. Veneto Lavoro è certo che ci sia una relazione con lo stop ai voucher dallo scorso 18 marzo. «L’aumento si è verificato proprio a partire dalla seconda metà di marzo dice Barone -, è il tentativo del mercato di usare gli strumenti che ci sono e adattarsi. Riteniamo che questi contratti siano stati usati soprattutt­o nel turismo e nel commercio. Si tratta di forme contrattua­li con più tutele ma servono ulteriori misure, i voucher nel 2016 erano molti di più».

Lino Stoppani, presidente di Fipe, commenta: «L’eliminazio­ne dei voucher crea gravi difficoltà al nostro settore, manca una valida alternativ­a per operare con semplicità e legalità». D’accordo Massimo Zanon, presidente di Confcommer­cio. «Le imprese sono in affanno alla vigilia dell’estate e i lavoratori disoccupat­i - dice -. Invochiamo uno strumento che, anche se più rigido in controlli e tracciabil­ità, sia accessibil­e alle aziende di tutte le dimensioni».

Barone Servono nuovi interventi del governo

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