Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Vangelo e Sessantott­o «Noi, popolo arancione contro l’Inquisizio­ne»

- di Emilio Randon

C’è del nuovo e del bello qui davanti alla stazione di piazzale Roma, le giovani mamme sembrano tutte uscite dal Dams e le nonne somigliano ad altrettant­e frikettone di ritorno, ma come disse Rossini al promettent­e allievo, il bello non sembra abbastanza nuovo e il nuovo non è del tutto bello. I No-vax profumano di maggio francese e di restaurazi­one, amano la ribellione ma vogliono la tradizione, sentono il totalitari­smo prossimo venturo e, insieme, hanno nostalgia del buon senso antico. Brezze diverse che qui, in riva al Canal Grande, formano un venticello completame­nte nuovo.

«Non è che un debutto» annunciano dal microfono e la piazza della stazione si accende . Il debutto c’è, tutto, affollato e promettent­e, di gente e di piazza, con i palloncini arancioni e bambini, con il barcone e l’amplificaz­ione d’ordinanza, il corteo aquatico fino alla Chiesa della Salute. Debutto di che e per che cosa è difficile da dire. Libertario ma anche nostalgico, trasgressi­vo ma anche moderato, unisce i diritti civili con le ricette della nonna, il buon senso con la certezza sull’esistenza della Spectre. Il movimento insomma è largo e appetitoso, così bello e invitante da allappare tutta la politica, qualcun ci metterà il cappello, qualcuno ci pensa già.

Il colore dei No- Vax è l’arancione. Non molte le tinte a disposizio­ne e quelle esistenti erano tutte accaparrat­e, la pittura andava quindi scolorata dai vecchi significat­i e arricchita di nuove istanze. Qualcuno ha anche storto il naso perché è il colore della Glaxo, l’odiata industria dei farmaci, ma alla fine l’arancione ha prevalso: «È il colore con cui i bambini dipingono il sole - spiega una mamma - il primo che imparano ad usare». «È il pennarello che Nicola di Pesaro ha scelto per sé dopo essersi ammalato in seguito ad una vaccinazio­ne». La tonalità si sposa benissimo con quella delle bandiere del Leone di San Marco, due, grandi e garrule. Sarà un caso ma la prima uscita di piazza del movimento è qui a Venezia e i colori fanno pendant.

Gli altoparlan­ti rovesciano parole da giorni penultimi, un medico radiato che ha avuto la visione è tornato fra noi per dircela: «Viva la vita, non abbiate paura, resistenza civile e disobbedie­nza». Il giornalist­a che ha fatto l’inchiesta lo sa: «Deriva totalitari­a, decisione presa a Washington tre anni fa e pedissequa­mente recepita dal questo governo illegittim­o». Un giovane col cappello nero pronuncia cose terribili sulla «dittatura», «l’inquisizio­ne sanitaria» e i «delitti contro l’umanità, di genocidio per i quali i politici saranno presto chiamati a rispondere». Siamo ai peggiori incubi distopici e a un futuro da film Matrix, appena mitigati da un incontenib­ile ottimismo sulle qualità autoimmuni­tarie del corpo quando è ben nutrito e «allevato», «il vaccino non è una brioche», «i bambini non sono untori» .

Per i No-Vax i prodromi del nuovo assolutism­o si vedono, nell’ideologia imperante della prevenzion­e, nella dittatura del bene comune sul destino dell’individuo, nell’apparizion­e del nuovo idolo scientific­o a cui si prostrano le scimmie. C’è appunto dell’antico e c’è del nuovo, i loro striscioni partono dal Vangelo di Giovanni, «la verità ci fa liberi», e risalgono a Karl Popper , «la scienza è un edificio le cui palafitte vanno verificate». L’accusa di essere oscurantis­ti e antiscient­ifici viene presto ritorta: «Siete voi gli adoratori dell’idolo scientista, voi i nuovi sudditi del medioevo», il mito di Antigone è da loro riscritto e riproposto: la legge del cuore e della famiglia vinca su quella crudele dello Stato. Una infermiera di 70 anni ci racconta di come si vaccinava una volta e di come sua madre morì in piedi «perché è così che si moriva un tempo», ricorda suo marito malato terminale di cancro che lei curò con le punture della api, «anche lui morto in piedi, il medico che entrò in camera chiese chi fosse il malato». È il buon tempo antico che vuole per i nipotini, «quando per vaccinarsi dal morbillo la nonna ci metteva tutti sotto il letto». E non moriva nessuno naturalmen­te. Si snocciolan­o i casi di bimbi paralizzat­i, autistici e devastati dalla vaccinazio­ni, l’idea bovina di iniettare dieci antigeni a bimbi da due mesi, il caso dei pallavolis­ti tutti con il morbillo.

Antichi e moderni, per acchiappar­li ci vuole l’ossimoro, ma in tempi di liquefazio­ne ideologica questi forniscono un precipitat­o completame­nte nuovo, buono per le urne.

Le voci dal palco Viva la vita, non abbiate paura, resistenza civile e disobbedie­nza. Siamo di fronte ad una deriva totalitari­a, ad un genocidio di cui la politica sarà presto chiamata a rispondere La decisione sull’obbligo vaccinale è stata presa a Washington tre anni fa: e il governo ha eseguito

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La protesta I no-vax sono arrivati da tutto il Veneto con magliette e palloncini arancioni e hanno ascoltato il comizio dei leader del movimento dal piazzale della stazione ferroviari­a e dalla chiesa di San Simeon Piccolo Foto Vision/Sabadin
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