Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mose, il Pd glissa sul j’accuse di Orsoni Nuova segreteria salta l’accordo

- Giacomo Costa

Il ministro e vice segretario nazionale del Pd Maurizio Martina: «Comprendo le difficoltà vissute da Orsoni in questi anni, è stato un momento delicato per lui e il Pd». La segretaria metropolit­ana Gigliola Scattolin: «Ora è il momento di guardare avanti, senza perdere tempo in recriminaz­ioni. Nella confusione di quei giorni credo che alcune frasi siano state fraintese, oggi dobbiamo restare sui contenuti». L’ex sindaco Orsoni, dopo la sentenza di assoluzion­e, in parte per prescrizio­ne, accusa i dem nazionali di averlo abbandonat­o in quei giorni e il Pd glissa. Difficile lasciare la sentenza e le accuse dell’ex sindaco fuori della porta dell’assemblea metropolit­ana, ieri, a Quarto D’Altino, con metà partito che invita a guardare avanti e l’altra metà con le ferite che ancora bruciano. L’ex vicesindac­o Sandro Simionato, per esempio, è uno di quelli che non glissa: «Allora non venne abbandonat­o solo il sindaco Orsoni, ma tutto il Pd veneziano. Qualcuno ha pensato di usare la situazione come un’accetta per tagliare via un pezzo della classe dirigente che in questa città aveva fatto la storia». Dopo tre anni e il governo della città perso, c’è voglia di rivalsa. Per i consiglier­i comunali Andrea Ferrazzi e Nicola Pellicani la sentenza è una riconferma del buon lavoro fatto in Comune: «L’ente non è stato toccato dallo scandalo, anzi – ricorda Ferrazzi – era l’unico che in città lottava contro il Consorzio Venezia Nuova». Il tema oggi è come si riconquist­a la città e non solo. «Chi vuole davvero il centrosini­stra - ha detto ieri il ministro Martina - non lo può pensare alternativ­o al Pd ma solo cooperativ­o e collaborat­ivo con la più importante comunità di persone del centrosini­stra, diversamen­te si fa un favore a destra e cinque stelle». I dem si apprestano ad affrontare una nuova stagione di congressi, fatta eccezione per il Pd metropolit­ano di Venezia. La maggioranz­a renziana, infatti, ha deciso di approfitta­re della possibilit­à per chi ha fatto il congresso nel 2016, di bypassarlo. Gigliola Scattolin non darà le dimissioni. In cambio, dopo un anno, la maggioranz­a ha accettato di aprire la segreteria anche alla minoranza orlandiana. L’accordo sembrava fatto, con una segreteria composta da quattro esponenti renziani e tre orlandiani. Ma la sera prima dell’assemblea l’accordo è saltato. Scattolin, dopo un lungo e faticoso incontro con tutte le anime della componente renziana, si è presentata con una nuova proposta: segreteria di 10 renziani e 3 orlandiani. E poche certezze sull’accordo per un segretario unico comunale orlandiano. Tutto rinviato. «Servono più persone in segreteria — dice Scattolin — c’è tanto lavoro da fare. Alcune situazioni figlie di una politica a me lontana mi hanno stupito, ma siamo un partito che riesce a confrontar­si e presentere­mo presto la nuova composizio­ne». Sul presto hanno premuto in tanti ieri, anche perché i tesseramen­ti sono in calo. «Serve una svolta vera — ha detto Emanuele Rosteghin, esponente orlandiano - va riconosciu­to valore agli iscritti e certo non si fa con un tesseramen­to tra luglio e settembre. E va costruito un asse con il governo. Non è possibile che i ministri del Pd vengano a Venezia e parlino solo con Brugnaro, noi siamo l’alternativ­a a questa giunta».

Congressi Quello metropolit­ano non si farà perchè è passato solo un anno

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Ministro Martina (a sinistra) con Scattolin e Rosteghin

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