Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Aviaria, guerra tra Hong Kong e Padova La Regione: non c’è epidemia tra i polli

Abbattute 1600 oche, 11mila capi soppressi a Verona. Allevatori: «Non è un’epidemia»

- di Roberta Polese

Hong Kong blocca le importazio­ni dei polli dopo la notizia che a Sant’Urbano (Pd) sono state abbattute 1600 oche colpite da aviaria. Undicimila capi abbattuti a Verona. L’assessore all’Ambiente Pan: «Sono focolai sotto controllo».

VENEZIA Le associazio­ni nazionali di categoria smorzano i toni d’allarme relativi ai focolai di influenza aviaria diffusisi in Veneto nelle ultime settimane, ma la notizia ha superato i confini nazionali raggiungen­do la Cina, paese dove invece l’allarme è scattato forte e chiaro. L’Autorità sulla sicurezza alimentare di Hong Kong (Cfs) ha infatti annunciato il blocco dell’import di pollame e uova dalla provincia di Padova, a seguito della notifica della World Organizati­on for Animal Health su una «epidemia altamente patogena di influenza aviaria H5N8».

Il bando, riferisce l’agenzia Nuova Cina, ha effetto immediato al «fine di tutelare la pubblica salute» dell’ex colonia britannica. L’«epidemia» di cui parla l’agenzia cinese è un focolaio che ha colpito 1600 oche di un allevament­o nella zona di Sant’Urbano, nella Bassa Padovana. Nei giorni scorsi tutti gli animali sono stati abbattuti, come dispone un preciso protocollo nazionale che prevede l’ordinanza del presidente della Regione Veneto, la quale a sua volta impone precise prescrizio­ni nel caso il virus venga riscontrat­o anche in un solo capo contaminat­o.

È vero anche che cinque o sei focolai si sono verificati pure nel Veronese, i capi abbattuti in Veneto potrebbero superare le decine di migliaia, (si parla di 11 mila capi abbattuti ma nell’arco di molti mesi) anche se nessuno è in grado di confermare un numero preciso.

 Muraro Situazione sotto controllo, nessun rischio per la salute

«La procedura che si segue in questo caso è l’inseriment­o dell’allevament­o nel sito del Ministero e poi a Bruxelles - afferma l’assessore regionale all’Agricoltur­a Giuseppe Pan - i paesi importator­i bloccano temporanea­mente il flusso, che viene ripreso appena finisce l’emergenza, questa è la normalità - continua - qualche anno fa da Hong Kong vennero a ispezionar­e i nostri allevatori e macelli e li trovarono in ordine, perché questa volta abbiano preso in esame Padova o non piuttosto gli allevament­i della Bassa Veronese o della Lombardia va chiesto ai cinesi». La cosa non desta particolar­i preoccupaz­ioni all’Ava, Associazio­ne Veneta Avicoltori: «Non esportiamo uova e polli in Cina - spiega il presidente Renato Rossi - al limite in Cina arrivano le zampe dei polli, ma non è un export che incide particolar­mente nel nostro mercato, siamo preoccupat­i non tanto per la Cina, quanto perché l’aviaria colpisce ciclicamen­te ogni anno, e gli allevatori devono abbattere gli animali, c’è un parziale risarcimen­to, ma si potrebbe fare di più, per questo abbiamo aperto un tavolo con la Regione». «Per capire, e ridimensio­nare, la natura del fenomeno basta leggere alcuni numeri - spiega Aldo Muraro, presidente nazionale di UNAItalia, l’associazio­ne nazionale delle filiere dell’agroalimen­tare che rappresent­a il 95% del produttori avicoli italiani (46% dei quali veneti) e il 35% dei produttori di uova - Nell’ultimo anno in Europa ci sono stati 2300 focolai di aviaria: 500 in Francia, 280 in Germania, per citare i paesi più importanti, e poi ancora in Belgio e in Ungheria, in Italia ne abbiamo avuti 36 - aggiunge - visto che in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna ci sono i più importanti produttori, la maggior parte dei focolai avvengono qui, ma non è un allarme, è una cosa che si ripropone ogni anno, l’unico problema l’hanno gli allevatori che devono abbattere le oche o i polli - spiega non c’è alcun rischio per la salute umana, è stato dimostrato scientific­amente».

La situazione, comunque, è costanteme­nte monitorata dai tecnici dell’Istituto zooprofila­ttico delle Venezie.

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