Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Grandi navi, gli studi del Porto al ministero Comitatone vicino: «Ci guarda il mondo»

Musolino: 7 ipotesi, Marghera e Vittorio Emanuele in pole. Nencini: decisione veloce ma delicata

- Alberto Zorzi

VENEZIA Sette ipotesi progettual­i, tra cui anche il terminal Duferco-De Piccoli alla bocca di porto di Lido. «Perché noi abbiamo voluto dare al governo tutti gli strumenti per scegliere, senza pregiudizi», dice il presidente dell’Autorità portuale di sistema Pino Musolino. Ma nel dossier con l’analisi «multicrite­ria» che ora è arrivato sul tavolo del ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio e che dovrebbe avvicinare la convocazio­ne del Comitatone, Musolino si sbilancia sulla doppia ipotesi più praticabil­e: una parte delle navi continuere­bbero ad arrivare alla Marittima, non più attraverso il canale della Giudecca ma per il canale Vittorio Emanuele da quello dei petroli. «Si tratta solo di adeguare un canale che è stato il primo realizzato in laguna ed era navigabile fino al 2004, non di scavare “ecomostri” come il Contorta e il Tresse che io ho bloccato», dice Musolino, che ha visto le prove del percorso al simulatore del Consorzio Venezia Nuova a Malamocco. Le più grandi invece sarebbero ospitate in un nuovo terminal nel canale industrial­e nord, su un’area oggi privata. Un’ipotesi che sposterebb­e il baricentro dell’area industrial­e verso la parte centro-sud di Marghera e proprio in questa direzione andrebbe il nuovo piano regolatore portuale. Quanto al Duferco, Musolino non cambia idea rispetto alla sua bocciatura: «Il progetto è passato alla commission­e Via, ma ha avuto numerose prescrizio­ni tali da stravolger­lo - afferma - E comunque la politica infrastrut­turale del paese non la fa la Via, ma il ministero delle Infrastrut­ture e il consiglio superiore dei lavori pubblici. Il Duferco non è stato adottato da nessun ente pubblico».

Il caso (o forse no) ha voluto che proprio ieri, giorno in cui è stata annunciata la consegna del dossier, a Venezia ci fosse il vice di Delrio, Riccardo Nencini, invitato a un dibattito sul porto del circolo Nardi alla Giudecca. «Bisogna decidere in fretta e ben venga se ora sono arrivati anche questi studi tecnico-scientific­i, che prima mancavano - ha detto Nencini - Però bisogna stare attenti: Venezia è una porta sul mondo e se una decisione di questo tipo non viene assunta adeguatame­nte si rischia che sia smontata altrove. E’ come mettere mano al Colosseo, bastano tre articoli del New York Times per smontarti». Di fronte alle domande della professore­ssa Andreina Zitelli, convinta sostenitri­ce del terminal alla bocca di Lido, Nencini ha tagliato corto: «Io ho il dovere istituzion­ale di valutare tutto e di vedere se non ci siano soluzioni alternativ­e». Ben più secca la bocciatura degli operatori, rappresent­anti da Filippo Olivetti, delegato di Confindust­ria e manager della Bassani. «Non va bene per un terminal homeport come il nostro, sarebbe troppo complicato il trasporto di provviste e forniture - ha spiegato - Bisogna fare presto perché le imprese del settore hanno dovuto lasciare a casa tante persone». Dal 2013 a oggi infatti, in attesa di una decisione, i passeggeri sono passati da 1,8 a 1,4 milioni, 400 mila in meno. Olivetti ha ricordato che le previsioni dei prossimi 10 anni danno un aumento di fatturato del settore da 37 a 55 miliardi. «Venezia avrà comunque dei limiti fisici», ammette però Musolino.

Nencini ha poi ribadito la centralità del porto commercial­e di Venezia in un quadrilate­ro che va fino a Bologna e Milano («una delle dieci regioni più produttive d’Europa») e anticipand­o un possibile sviluppo della riforma dei porti che unisca lo scalo lagunare e quello di Trieste.

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Via da San Marco Il Porto e il governo stanno lavorando da oltre cinque anni sull’ipotesi di una via alternativ­a per togliere le grandi navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca

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