Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Venezia, impresa sfiorata ad Avellino
Nell’anticipo della quinta giornata, al vantaggio di Moreo replica D’Angelo nei minuti finali. Infortunio per Modolo
AVELLINO La notizia della serata è che il Venezia prende un gol. Il primo del proprio campionato, nell’1-1 di Avellino. La rete di D’Angelo, quando poco mancava alla campana, fa saltare una vittoria che stava per arrivare grazie alla consueta prova tetragona, fatta in primis di equilibrio. Sfuma il secondo blitz esterno consecutivo, dopo il successo di Bari, ma rimangono molte cose buone per Pippo Inzaghi.
Mantiene l’ordine consolidato, il Venezia. Se una squadra impara a difendere così, significa che c’è organizzazione di gioco, corredata da automatismi collaudati. La trasferta di Avellino è la cartina di tornasole per capire quanto e come possano incidere, gli “inzaghiani”, in una Serie B che, al solito, sa sorprendere. Niente fantasie da piccolo chimico, per il Venezia, niente alchimie. Piuttosto, parecchio pragmatismo, filosofia che è stella polare da sempre per quel Walter Novellino che disegnò uno dei Venezia più avvincenti di sempre. Il mitico “Monzon” mette sotto pressione Inzaghi con la tecnica di Morosini, trequartista che impone il doppio lavoro per Stulac, chiamato a rimpiazzare Bentivoglio, e che stravince il duello. Non sono passati neppure 10’ e il Venezia perde per infortunio Modolo (brutto scontro con Castaldo: in ospedale per degli esami, l’esito è negativo). Non rinuncia all’impronta che ha dato alla squadra, Inzaghi: 3-5-2, gran corsa e dove non arrivano i piedi ci si mettono i muscoli e il cuore. Il difetto? Il Venezia fatica a rilanciare il contropiede, arma affilata per pungere là davanti. D’altro canto non è uno sprovveduto, Novellino, che ben si guarda dal prendersi rischi azzardati. Così la partita resta bloccata, con l’Avellino che si scorna addosso alla trincea e il Venezia che punge su punizione (con Stulac: Radu controlla). Moreo soffre la solitudine più di Zigoni, che si arrangia con il fisico e riesce a ricavarsi spazi maggiori per tentare di mordere. Nell’assetto impermeabile studiato da Inzaghi qualche fessura emerge quando la stanchezza comincia ad affiorare e le squadre si allungano. Metri dilatati, e aumentano anche le distrazioni, comunque non sufficienti per impensierire Audero, che si deve guardare in particolare dalla potenza balistica di Molina e poco altro. E se l’Avellino non sa come sfondare, è il Venezia che piazza il guizzo che spacca la partita: l’incornata da calcio d’angolo di Moreo è un colpo da “scassaquindici”. Ma la bocca buona, quella che vale la vittoria, si guasta nel finale di fuoco con il colpo di testa di D’Angelo che fissa l’1-1 e un verdetto che è, peraltro, equo.