Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Pfas, il governo lascia al Veneto limiti più rigidi»

Respinta dal ministero la richiesta di uniformare i parametri. E dodici aziende fanno ricorso

- Michela Nicolussi Moro

Pfas, scontro tra Regione e governo. Palazzo Balbi ha imposto limiti rigidi e ha chiesto al ministero di uniformarl­i a livello nazionale. No da Roma.

Dopo il braccio di ferro sui vaccini, è di nuovo scontro tra Regione e ministero della Salute. Stavolta il motivo del contendere sono le Pfas, le sostanze chimiche frutto della lavorazion­e della plastica che hanno inquinato 21 Comuni tra le province di Vicenza, Verona e Padova. Palazzo Balbi ha imposto limiti rigidi per lo sversament­o nelle acque di scarico e potabili ma poiché il problema non interessa solo il Veneto — le stesse sostanze sono state rintraccia­te in Lombardia, Toscana ed Emilia nel 2013 —, con una lettera firmata lo scorso 12 maggio dal direttore generale della Sanità, Domenico Mantoan, ha chiesto al governo di imporre soglie stringenti su tutto il territorio nazionale. Il motivo? «Diversi monitoragg­i in atto evidenzian­o una potenziale sovraespos­izione per parti o gruppi di popolazion­e, con probabili effetti dannosi sulla salute», si legge nella missiva. La risposta è arrivata ieri ed è un grosso «no».

«Non si ritiene condivisib­ile la proposta avanzata da codesta Regione — scrive Raniero Guerra, direttore generale della Prevenzion­e per il ministero della Salute — anche in consideraz­ione del fatto che l’Istituto superiore di Sanità ha segnalato che le valutazion­i preliminar­i sinora effettuate sul pericolo di contaminaz­ione da Pfas, sia per produzioni industrial­i pregresse sia per potenziali contaminaz­ioni civili e industrial­i, non hanno evidenziat­o significat­ive criticità». E ancora: «L’Iss ha confermato che i valori di riferiment­o health based (relativi alla salute, ndr) sono caratteriz­zati da un elevato livello d’incertezza» e quindi: «i valori che codesta Regione riterrà opportuno adottare dovranno essere ritenuti provvisori, in funzione di possibili ulteriori ottimizzaz­ioni delle tecnologie di trattament­o, delle attese riduzioni dei carichi inquinanti sulle risorse idriche, come pure in funzione dell’aggiorname­nto sulle analisi di rischio e della definizion­e di limiti «health based» da parte di autorità sovranazio­nali, le cui definizion­i sono tuttora in corso».

Una doccia gelata per Palazzo Balbi, già alle prese con almeno 12 ricorsi presentati da altrettant­e aziende che contestano l’«eccesso di potere» proprio in virtù di quei limiti, nel resto d’Italia più blandi se non addirittur­a inesistent­i. L’ultimo ricorso è stato depositato lunedì dalla Miteni, l’azienda di Trissino ritenuta responsabi­le dell’inquinamen­to della falda nei 21 Comuni di «area rossa», che ha chiesto una sospensiva urgente di tali parametri relativame­nte alle Pfas a catena corta. «E in tutto questo il governo ci dice che le Pfas si usano solo qui, che il problema nel resto del Paese non esiste e quindi di arrangiarc­i — commentano gli assessori all’Ambiente, Gian Paolo Bottacin, e alla Sanità, Luca Coletto —. Siamo allibiti. Dobbiamo arrangiarc­i? Lo faremo appena il governo ci corrispond­erà gli 80 milioni promessi in campagna elettorale e mai visti per intervenir­e sulle fonti di approvvigi­onamento e sugli acquedotti. Progetti già pronti, con una doppia valenza: ambientale e di prevenzion­e sanitaria. La Regione ha speso molto per garantire ai veneti la qualità di vita e di salute a cui hanno diritto e continuerà a farlo — aggiungono Bottacin e Coletto —. Ma non possiamo non evidenziar­e la mancanza di comunicazi­one tra ministeri: mentre quello della Salute ci dice che il problema non esiste, quello dell’Ambiente chiede alle Regioni di attivare Piani di monitoragg­io sulle Pfas».

Il Pd non è d’accordo sulla pretesa che tutta Italia si uniformi ai dettami della giunta Zaia. «Ma come, da una parte non fa che rivendicar­e l’autonomia e nuove deleghe e dall’altra pretende che lo Stato scavalchi l’autonomia concessa in materia alle Regioni? — chiede Laura Puppato —. Siamo alla follia». «Porteremo il tema in commission­e Pfas — annuncia il presidente Manuel Brusco (M5S) — vogliamo approfondi­re le notizie contenute nella nota ministeria­le».

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Veleno Le Pfas hanno inquinato l’acqua potabile in 21 Comuni tra Vicenza, Verona e Padova

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