Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Stop dei medici, guerra di numeri sullo sciopero
Sciopero dei medici di base, guerra di dati sull’adesione al primo dei 29 giorni di stop. Ricette crollate del sessanta per cento. Appelli al dialogo.
Medici di famiglia e Regione non riescono a mettersi d’accordo nemmeno sui numeri dell’adesione al primo dei 29 giorni di sciopero indetti dalla categoria per contestare il blocco delle Medicine di gruppo integrate (gli ambulatori h24, ndr) e del fascicolo sanitario elettronico, l’affidamento ai privati degli ospedali di comunità, la scomparsa degli stessi camici bianchi in mobilitazione dalle case di riposo e un errato impiego delle Guardie mediche. Ieri Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale hanno comunicato un’adesione media allo stop dell’invio della ricetta telematica (che si protrarrà altri sei giorni, per poi passare alla chiusura degli ambulatori) del 79,60%, con punte dell’87,8%. «Non ci sono commenti da fare se non prendere atto dell’unità della professione e della massiccia adesione alla protesta nell’interesse dei cittadini e del mantenimento del Sistema sanitario pubblico — la nota delle quattro sigle —. E’ la dimostrazione che i medici di famiglia non si fanno intimidire da minacce
I sindacati Ha partecipato il 79% dei colleghi, con punte dell’88%
e ricatti, ma sperano in una riapertura del dialogo da parte della Regione. Confidiamo che ciò accada presto e senza dover ricorrere alle già preannunciate forme di lotta più dure, le cui conseguenze, non per nostra volontà, avrebbero ripercussioni sull’assistenza ai cittadini. Il nostro interesse è di curare sempre meglio i veneti: speriamo che chi li governa nutra gli stessi sentimenti».
Diametralmente opposti i dati ufficiali forniti da Palazzo Balbi, che riportano un’adesione media del 26%. Nel dettaglio, nell’Usl 1 Dolomitica ha sospeso l’invio della ricetta telematica il 26% dei medici di famiglia; nell’Usl 2 Marca Trevigiana il 32%; nell’Usl 3 Serenissima il 26%; nell’Usl 4 Veneto orientale il 44% (record); nell’Usl 5 Polesana il 34%; nell’Usl 7 Pedemontana il 36%; nell’Usl 8 Berica il 19%; nell’Usl 9 Scaligera il 32%. E poi c’è il caso clamoroso dell’Usl 6 Euganea, la più grande del Veneto, che secondo la Regione ha registrato appena il 6% di adesioni. Il tutto però per un calo delle ricette dal 91% al 60%: Usl 1 -61%; Usl 2 -59%; Usl 3 -67%; Usl 4 -69%; Usl 5 -60%; Usl 6 -46%; Usl 7 -67%, Usl 8 -53%; Usl 9 -70%. Ma al di là dei numeri, perchè boicottare la ricetta dematerializzata? «Per non danneggiare i pazienti, ai quali continueremo a prescrivere visite e farmaci utilizzando le vecchie ricette rosse», ha spiegato più volte Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg, che rappresenta la maggioranza dei 3161 medici di base del Veneto.
La ricetta telematica, che il camice bianco invia al cervellone del ministero dell’Economia e che il paziente può utilizzare in tutta Italia, è uno degli obiettivi di Salute imposti dal ministero alle Regioni. E vale soldi in più nel riparto del Fondo sanitario: esattamente 85 milioni di euro per il Veneto, fra i primi ad attivarla. Ogni anno ne emette 40 milioni per la farmaceutica e 20 milioni per la prenotazione di visite specialistiche. Bloccarla significa mettere a repentaglio gli 85 milioni e imporre di nuovo alla Regione la spesa relativa all’acquisto delle ricette rosse dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Palazzo Balbi La media di astensione è del 26%, con il 6% di Padova