Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bella vita con i soldi dei clienti Il pm: 16 anni per la coppia
Spese pazze di commercialista e moglie: mai chiesto scusa
«Non è una pena esemplare, ma giusta». L’ha detto un paio di volte il pm Roberto Terzo, ma mentre il suo calcolo, imputazione per imputazione, andava avanti, non si può dire che in aula siano mancate le reazioni di stupore. D’altra parte 16 anni di carcere, seppur da dividere in due tra marito e moglie, non sono proprio una pena da ridere, anche se il comportamento di Nicola Nardin (per il quale ha chiesto 9 anni e 8 mesi) e Luisella Bozzato (6 anni e 4 mesi) ha mandato sul lastrico una cinquantina di famiglie, con i soldi delle quali loro bevevano champagne in ristoranti di lusso (con conti fino a 2 mila euro a serata) o compravano borse di Louis Vuitton e Gucci nei negozi più «in» di tutto il mondo, da New York a Parigi. Basti pensare che solo sull’American Express della donna sarebbero risultate spese per 590 mila euro in cinque anni, dal 2008 al 2013, decisamente incompatibili con i redditi famigliari.
La storia è nota: Nardin era un avviato commercialista di Jesolo, che nel 2013 denunciò il commerciante Roberto Tegon per usura. Il reato c’era, perché Tegon ha patteggiato 2 anni, ma poi è emerso che Nardin aveva rubato milioni di euro ai clienti per fare la bella vita con il classico sistema: lui si faceva consegnare i soldi in contanti per pagare le tasse, fingeva di farlo e sistemava tutto con un’attestazione «taroccata»: motivo per cui entrambi sono indagati, oltre che per truffa, anche per falso, e lui pure per reati fiscali. «Per questo chiedo che non siano
concesse le attenuanti generiche - ha spiegato il pm Terzo - Nardin non si è presentato per confessare tutto, ma per cercare di attenuare la sua posizione, spacciandosi per vittima, e salvare la moglie, quando ormai i suoi clienti erano bersagliati dalle “cartelle pazze”. Non ha mai nemmeno chiesto scusa». Bozzato, infatti, lavorava nel suo studio dal 2008, dal 2009 ne è diventata la legale rappresentante e dal 2011 la moglie. «Difficile dire che fosse solo una prestanome, come ha cercato di fare Nardin», ha concluso Terzo. Anzi, dalle sue dichiarazioni in aula sarebbe stata lei il «motore» delle ruberie, perché il commercialista non ha nascosto di aver sottratto i soldi perché temeva di perderla se non le avesse garantito quello stile di vita elevatissimo. «Beato chi può spendere tutti questi soldi, ma se sono di altre persone è un problema», ha concluso il pm. Dopo la requisitoria hanno parlato le parti civili, chiedendo il risarcimento dei danni per le tasse non pagate. Tra di loro anche Tegon, che con l’avvocato Renato Alberini ha chiesto 400 mila euro. Purtroppo per una decina di vittime il processo finirà in un nulla di fatto, perché lo stesso pm ha evidenziato la prescrizione per tutti gli episodi precedenti all’aprile 2010. Sentenza il 26 settembre. (a. zo.)