Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Risorsa da salvare e fonte di ricchezza per Trieste e il mondo»

Il rettore Maurizio Fermeglia: proporremo idee e progetti

- di Stefano Bensa

«Il nostro obiettivo? Proporre al pubblico sfide di portata mondiale. Quest’anno abbiamo scelto un tema “trasversal­e” come il mare, con le sue problemati­che e le immense potenziali­tà che offre». Il professor Maurizio Fermeglia, rettore dell’Università di Trieste, parla con entusiasmo della nuova edizione di TriesteNex­t, la sesta, che aprirà domani e proporrà forum, conferenze, faccia a faccia su un elemento primario della vita del pianeta: il mare. Risorsa naturale a rischio (fra inquinamen­to e mutamenti climatici) e fonte di lavoro per profession­isti altamente specializz­ati. Uno dei simboli di Trieste, peraltro, con il suo porto capace di attrarre investimen­ti e traffici da ogni parte del mondo.

Professore, dopo aver trattato di cibo, acqua, energia e robotica cosa vi ha spinto a scegliere proprio il mare?

«Abbiamo scommesso su un tema originale, trasversal­e, e che caratteriz­za Trieste. Ogni qualvolta la città ha guardato al mare, sotto forma di investimen­ti, specializz­azioni e ricerca scientific­a, il ritorno è stato incredibil­e».

Del resto stiamo parlando di uno dei porti più importanti del Mediterran­eo.

«Infatti. Lo dimostrano anche le politiche di sviluppo sostenute da Zeno D’Agostino (presidente dell’Autorità Portuale dell’Adriatico Orientale,

ndr.). Quando arrivò si chiese: “Quali sono i punti di forza di Trieste?”. La vicina Capodistri­a può competere sui costi, ma non dispone di un sistema ferroviari­o adeguato. Trieste, invece, è finalmente ben collegata al resto d’Europa. È stato inoltre potenziato il traffico petrolifer­o, grazie all’oleodotto transalpin­o».

L’elemento economico, dunque, è fondamenta­le, ma il programma di TriesteNex­t guarda molto all’ambiente e al cambiament­o climatico. Peraltro, pochi mesi dopo l’uscita degli Usa dal Trattato di Parigi. Vi proponete di offrire potenziali soluzioni?

«È la filosofia del nostro festival della scienza e della ricerca. La questione climatica non può essere trascurata, anzi. Pensiamo all’impatto biologico, su flora e fauna, dell’innalzamen­to dei livelli del mare e del calore accumulato dagli oceani o, nel nostro caso, dal Mediterran­eo. Pensiamo anche a cosa accadrà con il raddoppio del Canale di Suez, alle specie aliene che potrebbero colonizzar­e i nostri mari. In questo senso, i temi in discussion­e nel festival potranno fornire idee e progetti».

Il parterre di relatori, d’altro canto, è invidiabil­e.

«Diciamo che sono gli ospiti che piacciono a me».

Il «sistema Trieste» è un’eccellenza quanto a ricerca e tecnologia. Quali sono le potenziali­tà economiche del mare?

«Le cito solo qualche dato: il sistema universita­rio di Trieste conta 35 occupati in ricerca ogni mille lavoratori. Si tratta di un record. La nostra città ospita anche il corso di Ingegneria Navale, uno dei tre in Italia. Il mare è un’immensa fonte di lavoro. Mi riferisco soprattutt­o alle profession­i intellettu­ali e specialist­iche, dagli ingegneri ai ricercator­i. La manodopera di base, quella poco qualificat­a, si sposterà in continenti come l’Africa. E sono pronto a scommetter­e che l’India, in pochi anni, diverrà il polo mondiale di sviluppo di software e hardware. Noi dobbiamo cambiare prospettiv­a».

Il mare può avere un ruolo chiave?

«Eccome se ce l’ha! Lo sviluppo delle profession­i specialist­iche e la ricerca hanno potenziali­tà enormi».

Nel 2020 Trieste sarà Capitale Europea della Scienza. Come vi state preparando?

«Innanzitut­to si tratta di un’opportunit­à irripetibi­le. Trieste è un polo scientific­o internazio­nale e vogliamo che lo resti permanente­mente. Abbiamo già organizzat­o gruppi di lavoro su tematiche specifiche, stiamo chiudendo trattative con multinazio­nali come Microsoft, Apple, Dell. Organizzer­emo l’evento al Porto Vecchio costruito da Maria Teresa d’Austria per dimostrare come lungimiran­za, coraggio, storia e tecnologia viaggino sullo stesso binario. E guarderemo all’internazio­nalizzazio­ne, specie nei confronti dell’Europa dell’Est»

Una bella sfida per un ateneo del Belpaese.

«Pensi che due fra le principali università statuniten­si hanno risorse per 7 miliardi l’anno, quanto l’intero sistema universita­rio italiano. Ma il nostro Paese, dalla sua parte, ha creatività, curiosità, passione, cultura e competenza. E spesso riesce ad eccellere».

Abbiamo scommesso su un tema trasversal­e. Ogni qualvolta la città ha guardato al mare, sotto forma di investimen­ti, specializz­azioni e ricerca, il ritorno è stato incredibil­e

Il mare va salvato dal cambiament­o climatico, ma è anche un’immensa fonte di lavoro. Mi riferisco soprattutt­o alle profession­i specialist­iche, dagli ingegneri ai ricercator­i

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Ottimista Il professor Maurizio Fermeglia, 61 anni, si è laureato in Ingegneria chimica a Trieste. È stato nominato rettore nel 2013

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